Una due giorni (Merc e Giov) piuttosto intensa per la NBA, con verdetti ormai pronti a essere chiariti. Ecco quali.
HOUSTON ROCKETS. Ormai fuori dai PO la squadra che a roster annovera James Harden e Dwight Howard. Sulla carta sembra una follia, sul parquet non sembra nulla di strano, ed è un fallimento maturato quotidianamente, un giorno e una sciocchezza dopo l’altra, a cominciare dal licenziamento di coach McHale a stagione ancora giovane. Le ultime due sconfitte contro Dallas Mavs (86-88) e Phoenix Suns (122-115) sono state solo le ultime due croci lungo il percorso dei Razzi. Stanotte il vero ultimo appiglio, per di più contro una squadra derelitta e senza pretese, è stato mancato dopo che Harden&Co erano stati sopra di 13 a fine terzo quarto e di 5 palla in mano a meno di 4 minuti dalla fine. La pigrizia dei giocatori, le loro bizze, si sono, spesso e anche stanotte, accoppiate alle scelte discutibilissime di coach Bickerstaff, che si è di nuovo giocato Harden fin da inizio quarto periodo, onde poi trovarselo stanchissimo quando i Suns stavano rimontando e sorpassando (22-10 Phoenix negli ultimi 5 minuti). Ha anche tolto Howard a 6’ dalla fine, per evitare che i Suns mettessero in opera lo Hack-a-Dwight: ha sì evitato di perdere punti dalla lunetta, ma non li ha conquistati in altri modi, e ha lasciato praterie a rimbalzo offensivo ai Soli, in particolare a PJ Tucker, che ha preso 4 reboff nei 4 minuti in cui Capela era da solo sotto il canestro dei Rockets. Sforato il limite degli ultimi due minuti in cui lo Hack è vietato, DH è rientrato, ma uno come lui esce di gara con estrema facilità, e un air-ball da un metro lo ha certificato. Ora ai Rockets sarebbe necessario vincere tutte le 3 gare rimaste, sperando che, in coincidenza, o Utah o Dallas perdano tutte le 4 gare che ognuna delle due deve ancora disputare. Houston è infatti già arrivata a 41 perse, e l’ipotesi “tutte sconfitte” porterebbe i Mavs a 42 ko, e i Jazz a 43. Ora i Rockets sono attesi da una gara teoricamente facile, contro i Lakers. Ma anche quella contro Phoenix doveva essere una bazzecola.
CHICAGO BULLS. Anche ai Bulls servirebbe uno scenario con forti venature miracolistiche per poter agganciare i PO. Lo scenario non può prescindere da un percorso netto di W e un contemporaneo disastro totale da parte di Pistons o Indiana. Stanotte i Bulls hanno lottato contro gli Heat (98-106), ma si sono dovuti arrendere nel finale. La dignità globale della stagione dei Tori è di un livello decisamente superiore a quella mostrata dai Rockets, anche perché sono stati davvero vessati dagli infortuni (Rose, Butler, Gibson, Noah per la stagione). Restano i problemi di gestione dello spogliatoio, con le critiche mai troppo velate alla gestione morbidina di coach Hoiberg. Butler in primis, ma anche Gibson e sporadicamente Rose, hanno di fatto alzato il sopracciglio nei confronti dell’allenatore arrivato a rimpiazzare Tom Thibodeau. Tenuto conto dell’agghiacciante (in riferimento alla gelida manina dal campo) prima metà di stagione di Rose, per la prima volta si è parlato di un possibile prosieguo della sua carriera lontano dalla hometown.
LA MISCHIA GENTILE. E’ quella che vedrà più o meno cadere in piedi tutte le squadre tra il terzo e il sesto posto della Eastern Conference. Atlanta-Boston-Miami-Charlotte, nell’ordine attuale, stanno lottando per il vantaggio del fattore campo nel primo round dei PO, e sono separate da una partita e mezzo, quella che intercorre tra gli Hawks e gli Hornets. Celtics, Heat e Calabroni hanno 4 gare da giocare, Miami 3. Tutte e 4 hanno vinto nelle due giornate in oggetto, e un passaggio decisivo sarà molto probabilmente il confronto del prossimo Sabato tra Hawks e Celtics alla Philips Arena, dove Boston arriverà in back-to-back avendo affrontato la notte prima i Bucks al TD Garden. Difficile stabilire tra le quattro quale sia la più in forma, di certo in questo finale di stagione sono particolarmente brillanti sia l’attacco di squadra degli Heat, che IT4 (unico giocatore NBA a totalizzare almeno 22pti di media+almeno 6ass, combinandoli con meno di 3 palle perse) per i Celtics che Millsap per Atlanta. Stanotte, nella W dei ragazzi di Budenholzer vs i Raptors, PM (unico giocatore della NBA a capeggiare la propria squadra contemporaneamente in punti, rimbalzi, recuperi e stoppate) ha scritto 13-14-2 con 1 rec e 5 stoppate, per esempio.
PORTLAND E MEMPHIS. I Grizzlies, che non ritroveranno né Gasol né Conley, affronteranno i PO con poche speranze di fare strada. Attualmente sono quinti, ma è probabile subiranno la rimonta dei miracolosi Blazers. Infatti Portland ha due gare soltanto da giocare, ma si tratta di due probabili W contro Minnesota e Denver: li porterebbero a un record finale di 45-37. Attualmente a 42-36, Memphis avrebbe dunque bisogno di 3 W nelle sue ultime 4 gare; considerando che due di esse saranno contro Golden State (che non può perdere se vuole il record della miglior Regular Season ogni epoca) e una contro i Clippers, riteniamo difficile che siano i Grizzlies a terminare quinti.
Sono dati che fanno sembrare ormai delineata la PO Picture su entrambe le sponde; la matematica concede ancora deboli speranze a Houston e Bulls, quindi attenderemo il 13 aprile per un outlook definitivo sui PO e su cosa ci aspettiamo da essi. Intanto, godiamoci questi ultimi 6 giorni di NBA Regular Season 2015-16.
Infine: Josh Richardson rookie del mese di Marzo. Il ragazzo dei Miami Heat vi era stato segnalato da una rubrica a caso su un sito a caso, appena approdato nel roster dalla D-League, a Febbraio..