Da martedì a venerdì, 4 notti NBA hanno fatto emergere un dato interessante a proposito degli allenatori.
Considerando i 16 record vincenti, 10 ad Est e 6 a Ovest, 3 allenatori sono nuovi, Skyles-Donovan-Hoiberg a Chicago. 8 sono parte della sacra intellighenzia del coaching USA, da Pop a Budenholzer passando per Vogel, Carlisle, Joerger e infine Spoelstra e Rivers. Uno è la stella emergente, Brad Stevens, uno non esiste, perché nella NBA “coach ad interim” equivale a “phantom coach”, dal momento che il record di vittorie consecutive che Luke Walton sta(va) stabilendo con i Golden State Warriors, sta(va) andando sul curriculum di Steve Kerr; uno, David Blatt, primo nella Eastern e Finalista lo scorso anno, sconta ogni giorno il suo curriculum di vittorie, sì, ma nel vecchio continente. Gli altri due sono solenni underdogs. Casey a Toronto e, soprattutto, coach Clifford a Charlotte sono allenatori assai poco usi alle luci dei riflettori e poco cercati dai media nazionali. Però il loro lavoro è sotto gli occhi di tutti. A nostro parere gli Hornets sono la vera grande sorpresa della NBA di quest’anno, ancora più degli Indiana Pacers. Pur afflitti da un difettuccio abbastanza deleterio se si vuol vincere a basket, ossia la spigolosità delle mani, i Calabroni hanno mantenuto i pregi della scorsa stagione (primo tra tutti, la capacità di gestione della palla e di massimizzazione dei possessi), hanno trovato una gran difesa (e non è estraneo a questo l’apporto del neoarrivato Batum), e hanno saputo diventare meno Kemba Walker dipendenti.
La striscia di Golden State continua(va), ma venerdì notte era stata vicinisima ad essere interrotta, nel TD Garden casa dei Celtics. Boston ha di nuovo rivaleggiato senza remora e senza davvero essere inferiore con la squadra campione. Vista la partita, diremmo che, a 8 dalla fine, con il pubblico in delirio, dopo aver piazzato un +11 per rimontare e sorpassare, dopo che per tre volte consecutive GS aveva tirato, impiccata dall’orologio, triple che non riuscivano a sentire nemmeno il sapore del ferro….beh, sbagliare un lay-up da solo da mezzo cm con David Lee, e subito dopo lasciare un rimbalzo offensivo e facile appoggio a Steph Curry non sono le cose da fare per vincere. Peccati capitali, che si sono persi e diluiti nelle emozioni di un doppio supplementare, ma che non per questo vanno dimenticati. GS ha faticato davvero tanto, e nel momento peggiore, ossia da quel -8 minuti alla sirena fino alla sirena stessa, sono stati solo Steph Curry e Iggy. Hanno segnato solo loro due, e un tap-in lo ha infilato Livingston. Stop. Segnale?
Ora, le partite di stanotte.
BARCLAYS CENTER, BROOKLYN-NY. LA CLIPPERS 105 – BROOKLYN NETS 100
Andrea Bargnani dalla panchina in doppia cifra è il sesto a scrivere +10 nei Nets, ma non è sufficiente, anche perché BKN si sveglia quando i Clippers si appisolano, nell’ultimo quarto. Paul+Griffin 21+21, e di qui difficilmente si scappa quando si tratta dei Velieri, ma stanotte ha ruggito PP, che tornava dove aveva giocato (perso tempo?) fino a 2 stagioni fa: 13 in 10’ per lui, a risolvere il problema non previsto della posizione di sf. Acquisito DoubleP, presi Stephenson, Wes johnson e M’Bah-a-Moute, lo spot doveva essere blindato, invece il più scarso (l’Africano) parte in quintetto, Pierce spesso viene tenuto a riposo, Johnson è un tiratore soggetto ad alti e bassi, e Lance non riesce a mettere la testa in modalità “on”.
TIME WARNER CABLE ARENA, CHARLOTTE. BOSTON CELTICS 98 – CHERLOTTE HORNETS 93
Contestata W dei Celtics in quel del North Carolina. Contestata per la resistenza offerta dai Calabroni, e contestata per alcune decisioni (o meglio, un paio di no call) arbitrali che non sono andate a favore di Charlotte. La striscia vincente dei ragazzi di Clifford si interrompe a 10 giorni e 4 W. Nel terzo quarto i Celtics piazzano un veloce parziale di 20-6 che li porta in vantaggio di 12, anche grazie ad un frangente da 6/7 nelle triple. L’ingresso nei biancoverdi di James Young apre le porte a Batum, che segna in faccia al ragazzo 7 punti filati, per portare gli Hornets sotto di soli 4 pti a inizio quarto periodo. Celtics che restano un’eternità a quota 77, ma Charlotte, pur sorpassando, non riesce ad andarsene, e si aprono quindi gli ultimi 6 tiratissimi minuti con annesse polemiche arbitrali. Sorride Boston, che ha avuto 23 da AB con 4/6 da 3, ma soprattutto Isaiah Thomas a 21+13 ass, il che significa che almeno la metà dei punti dei suoi sono sgorgati dalle sue mani. 21 (ma con 21 tiri) per Batum, 16 (ma con 15 tiri) per Kemba.
THE PALACE, AUBURN HILLS. INDIANA PACERS 96 – DETROIT PISTONS 118
W incontestata dei Pistons che hanno ricevuto una timida visita dai Pacers. George ed Ellis 8/26 in due, e ancora una volta la bella prova offensiva di George Hill (14-8-3 con 7/12) coincide con una sconfitta di Indiana: il principe dei pet players si porta dietro questa maledizione fin dai primissimi tempi di San Antonio. 6 in doppia cifra per Detroit, e poco importa se Bimbone si è fermato a 8+11. Reggie Jackson 21+9 ass e KCP a 18-8-7 hanno guidato un attacco che ha potuto distendersi con facilità, segnando 74 pti nei due quarti centrali. Steve Blake ha avuto 19 minuti di esperienza e qualità,in cui, a parte un paio di tiri, non ha sbagliato praticamente nulla.
PHILIPS ARENA, ATLANTA. SA SPURS 103 – ATLANTA HAWKS 78
Gli Hawks hanno segnato in 11 (solo Justin Holiday scoreless), ma nessuno, a parte Paul Millsap (22-5-2 con 9/13), ha davvero giocato la partita. Dopo Millsap, i top scorers di Atlanta sono Horford e Bazemore, quota…9. 37% finale al tiro per gli orribili Hawks di stanotte, e Spurs che hanno potuto gestire minutaggi e riposini, come piace a Pop. Manu 17 in 19 minuti, con 3/3 nelle triple.
UNITED CENTER, CHICAGO. NO PELICANS 94 – CHICAGO BULLS 98
W in rimonta per I Bulls. Rimonta dal punteggio sfavorevole, ovvio, ma anche rimonta psicologica da una situazione che sembrava in mano ai Pelicans di un grande Davis. Nel quarto periodo, i Bulls hanno superato gli avversari di 10. Novità in quintetto per Nola, che presenta Ajinca al posto di Asik, per un sorpasso francese sulla Turchia nelle rotazioni dello spot di centro. La panchina di Chicago ha tirato 20/32, tirando fuori i titolari dalle secche di uno sconcertante 15/46. Nei Pelicans, al contrario, bella prova del quintetto e cosìcosì the bench. Davis ed Evans, in particolare, hanno combinato per 44-16-10, e sono crollati proprio nel finale, cosa ragionevole considerando che AD è stato in campo 42’ e il Prof. Evans quasi 37.
TOYOTA CENTER, HOUSTON. LA LAKERS 98 – HOUSTON ROCKETS 126
Lo show conta più della gara, spesso, quando arrivano in città i Lakers. E allora dimentichiamoci il -28 e ricordiamo il 25-7-6 con 3 rec e nessuna persa di un Kobe old times. Quasi, old times: quello dei vecchi tempi vinceva. 30 per La Barba.
AA CENTER, DALLAS. WASHINGTON WIZARDS 114 – DALLAS MAVS 111
I Mavs sono una squadra vecchiarella e non eccessivamente atletica, e quando sono brutalmente aggrediti da una formazione fisicamente esuberante come stanotte hanno fatto i Wizards, facilmente vanno sotto. Non sono serviti i 15 pti di distacco che i Mavs hanno inflitto agli avversari nel quarto periodo per recuperare dal fosso in cui erano finiti. Wall 28-5-16 e Porter jr 28+6 per Washington, tripla doppia (10-11-11) per Felton nelle schiere texane.
BRADLEY CENTER, MILWAUKEE. GS WARRIORS – MILWAUKEE BUCKS
Segnale: GS veniva da doppio OT vs i Celtics la notte scorsa (della serie: tu li stanchi, io li finisco). Segnale: Klay Thompson che commette un fallo in attacco (assurdamente poi segnalato come flagrant perché l’avambraccio ha colpito il naso di OJ Mayo) per pura scompostezza della partenza in palleggio…Klay scomposto??? Segnale: un intero settore del Bradley Center (un centinaio di persone) era vestito con maglietta malaugurante recante scritta 24-1, mentre in giro tra il resto del pubblico si vedevano non pochi orribili maglioni natalizi bianchi e verdi con cerbiatti e fiocchi di neve stilizzati à la Colin Firth in Bridget Jones (il che rendeva l’ambiente DECISAMENTE ostile agli stylished californiani). Nei primi tre quarti i ragazzi di Walton si sono tenuti a galla coi rimbalzi offensivi, e un paio di volte sono arrivati quasi a contatto (69-70 e 76-78 nel terzo quarto), ma sempre un opportuno TO di Kidd ha riportato coraggio ai suoi. Il Nostro Grande Grosso Pterodattilo Greco (più giovane Cerbiatto a mettere a segno una tripla doppia e più giovane e terzo nella storia NBA insieme a Hondo e Sugar a farlo per interrompere una striscia record) non ha tirato benissimo, ma ha dominato lo stesso (11-12-10) insieme a un Greg Monroe (28-11-5) in vena non solo di mostrare il proprio setoso repertorio offensivo, ma anche di sporcarsi le mani (vedi rimbalzi offensivi conquistati di pura voglia, e litigate con annesso doppio tecnico con D-Green). Un altro notevole mattone per costruire la W è stato portato da MCW, partito di nuovo dal pino, che ha messo in difficoltà seria Steph Curry grazie alla propria fisicità (MCW è una pg di più di 2 metri). Gli Splash Brothers non sono andati d’accordissimo: nel finale Klay si è apertamente lamentato in campo per un paio di zingarate fallite e affrettate di Steph. Alla fine daremmo la palma del migliore Warrior a D-Green (24-11-5), che però continua nella dissennata opera di continua protesta arbitrale, davvero irritante. Lavori in corso a GS: stan crescendo minuti e numeri di Festus Ezeli, il centro nigeriano che, di fatto, ha non più di 5 anni di basket nel curriculum; il suo utilizzo mira a dare una escape offensiva in 1vs1 alla squadra anche dalla posizione di centro, cosa che diventerà necessaria nei PO. Per ora i numeri sono discreti (13+8 con 5/8 ma anche un misero 3/6 ai liberi), ma non costituiscono ancora una sicurezza né si tramutano in vero rendimento, però sono sufficienti a certificare che dalle parti della Oracle non stanno fermi e cercano di migliorare ancora.
MODA CENTER, PORTLAND. NY KNICKS 112 – PORTLAND TRAILBLAZERS 110
W sofferta ma bella dei NY Knicks a Portland, e ottenuta in coincidenza di un bello 0 scritto da God-Zingis nella casella dei punti segnati. A compensare i punti mancanti del Lettone ci ha pensato Melo, con 37 rimpinguati da 6 r. 2 a, 1 rec e 1 stoppata. Questa esibizione del nuovo Duo Meraviglia di NY è stata la resa plastica del rimpianto che tutti, più o meno segretamente, covano: che il loro incontro sia avvenuto al termine ormai del vero primetime di Anthony e prima del vero inizio di quello di Porzingis. Solita gara attenta ed encomiabile dei Blazers, che, lo ricordiamo, sono forse l’ultima delle 30 franchigie per quota di talento. Per i Blazers Lillard 29-8-4, e continua a muovere positivi se pur timidi passi Noah Vonleh, scelta n.9 asoluta di Charlotte al Draft 2014, e di fatto nullo sia l’anno scorso che nei suoi inizi in Oregon quest’anno. Era il più giovane di quel Draft, e oggi resta uno dei più giovani della NBA, ha compiuto 20 anni a fine agosto, quindi il tempo e il materiale su cui lavorare esistono.