Ok. Io c’ero ed ero già grande quando i Bulls stabilirono il loro 72-10.
Era di certo un mondo differente, senza social, in cui le informazioni viaggiavano già veloci, ma non come ora. E, pur non essendo mai stato un particolare tifoso di quella squadra, non ho mai avuto difficoltà a riconoscerne la grandezza, né ricordo avesse così tanti detrattori, soprattutto tra i vecchi campioni, quanti ne hanno questi Warriors. Solo che…ops. Ops, BigO. Ops, haters. Ops, Scottie. I Golden State Warriors sono in single digit alla voce sconfitte. Nei mid-nineties, e anche prima, MJ veniva criticato per essere colui che stava dando al gioco una svolta peggiorativa, verso un basket puramente fisico. Ragazzi, c’è qualcuno che ha ancora intenzione di accusare Jordan di eccesso di fisicità? Tra 20 anni non ci sarà nessuno che accuserà Curry di essere solo una catapulta da triple. Cuore in pace e andare avanti. Il gioco cambia a ondate: ci sono i tranquilli cicli determinati dal lavoro degli allenatori, e ci sono le svolte che colpiscono improvvise, quando un giocatore di un certo tipo appare sulle tavole. Quando la sua squadra si edifica e adatta intorno a lui, con un lavoro che non è meno intenso e difficile di quello che devono compiere gli avversari per batterla. Godetevi questo momento, vorrei dire a tutti i, con tutto il rispetto immaginabile, gli Oscar Robertson, Scottie Pippen, Sergio Tavcar del mondo. Basta rimpiangere quel che era, godiamo e studiamo quel che è ora.
Quel che è ora è una squadra che diverte come poche, che ha saputo avere la durezza necessaria per limitarsi a 9 sconfitte in una intera stagione. Che ha abbattuto una soglia (come tante altre quest’anno) e che sta segnando una strada nella storia del Gioco. Battendo i Memphis Grizzlies 125-104 hanno fissato il record a 73-9, ed è un peccato che questa impresa si sia trasformata anche in un confronto tra chi era a favore di Curry o di MJ, un peccato che persino alla Oracle Arena (che resta un posto dove chi ama il basket può desiderare di veder disperse le proprie ceneri) siano apparse faccione di Jordan piangente. Il record è stato ottenuto grazie a un fattore essenziale: la durezza. Questa squadra che appare tanto bella da vedere, che appare composta da molte più cicale che formiche, è in realtà formata da gente di durezza e motivazioni straordinarie. Il primo tra loro è il primo, ovvero l’allenatore. Steve Kerr era, by the way, in campo in quei Chicago Bulls, e offre ora ai suoi giocatori la materia difficile da scalfire di cui è composto un ragazzo che, promettente guardia diciannovenne di Arizona U., subì l’omicidio del padre, Malcolm, professore universitario e esperto di Medio-Oriente, ucciso a Beirut per mano di un commando di cui ancora oggi non si conosce la provenienza, ma di assai probabile derivazione jihadista. Dietro Kerr ci sono gli altri. Luke Walton, che ha ricevuto dal non imitabile padre (senza infortuni probabilmente miglior centro della storia NBA), DNA cestistico in abbondanza, soltanto votato più alla panchina che al parquet; i giocatori, di cui Steph è l’ovvio vessillo, ma che hanno portato contributo in dosi non piccole, dal primo all’ultimo. Steph è uno degli esempi della durezza degli Warriors, perché non solo segna a valanga (30.1), non solo molla pizze ai compagni (6.7), ma prende anche più di 5 rimbalzi a gara (virgola 4): segnare di media 30+ con più del 50% dal campo è riuscito solo ad un altro nella Storia. MJ. L’altro che porrei ad esempio di come sia questa squadra è uno dei meno illuminati: Brandon Rush ha giocato le sue partite migliori quando più era necessario, durante il lungo infortunio di Harrison Barnes; contano poco le stats, se il momento del tuo apice è il momento in cui l’apice dovevi toccare.
Gli Warriors hanno celebrato in maniera composta e rapida il loro record: ora ci sono i Playoffs. Molti dicono sarà una passeggiata, perché un gruppo che ha perso 9 gare in 82 mai e poi mai ne perderà 4 in 7. Io penso che sia una grossa verità statistica, ma che il campo è ben diverso. Gli Spurs sono in attesa, e sono come un crotalo appostato dietro a un masso: rapidi e multiformi nel colpire. Nell’attesa, l’ultimo cappello si leva al cospetto dei Golden State Warriors, e che i Playoffs 2016 abbiano inizio!