WELLS FARGO CENTER, PHILADELPHIA.
PHILADELPHIA 76ERS 86 – DALLAS MAVERICKS 92
A Philadelphia i padroni di casa iniziano la partita subendo un 28-15 nel primo quarto, perdendo 8 palloni che regalano 11 punti agli avversari e facendo alzare dalla sedia i tifosi soltanto per fischiare. Dopo averne perse già 10 di fila non è l’inizio che ci si aspetterebbe. Nel secondo periodo arriva però una reazione guidata dal solito J. Okafor (19 e 11 con 2 stoppate alla fine). I Sixers riescono a tenerla sull’agonismo, giocando duro per non far andare via i texani, conquistandosi anche l’occasione di poter vincere. A 4 minuti e mezzo dalla fine sono addirittura in vantaggio 82-81.
Da quanto narrato sembrava non ci fosse Wunder Dirk in campo, sarebbe stato banale scrivere dei suoi soliti 21 punti. Segna 7 dei 9 del parziale decisivo di 9-2 nei minuti finali, compresa la tripla del +6 per i Mavs, che a detta dello stesso coach Carlisle “uccide la partita”. Gara caratterizzata dalle palle perse per Philadelphia, 27! Tante, troppe per vincere una partita di pallacanestro, come riferisce coach Brown, la sua squadra non ha avuto la lucidità per portarla casa. Molto lucido, invece, Parsons che aiuta Nowitzki con 20 punti in 21 minuti, frustrato dal dover stare molto in panchina ma consapevole che il coach lo sta gestendo e che, terminato il processo di recupero dall’infortunio, avrà i minuti che gli spettano… Specialmente se i numeri sono questi.
TOYOTA CENTER, HOUSTON.
HOUSTON ROCKETS 95 – BOSTON CELTICS 111
In Texas i Celtics inanellano la terza vittoria consecutiva, che coincide con la quarta sconfitta di fila dei razzi di Kevin McHale. Boston gioca un’altra gara di grande intensità e solidità difensiva, viene guidata in attacco dal piccolo grande Isiah Thomas, che chiude segnando 23 a referto, e da una ottima prova al tiro di Bradley, che fa 21 con 14 tiri e 4 triple. Le due squadre vanno a riposo sul 55-55 nonostante Houston fosse stata sopra anche di 15. Nel terzo quarto i Celtics segnano un distruttivo 32-13, che si ripropone con un altro parziale proibitivo per i padroni di casa all’inizio dell’ultima ripresa (13-4), dopo il quale sul 100-72 coach McHale tira i remi in barca e dà spazio alle riserve. Gara contraddistinta dalle palle perse (22), come rimprovera McHale: “…turnover after turnover…”. Merito ai Celtics che mettono in campo ancora gran ritmo e difesa tostissima da superare, costringendo il sistematico penetra e scarica dei Rockets a produrre molto spesso passaggi rischiosi per l’attacco, facendo così segnare 16 alla voce palle recuperate sul tabellino dei Celtics. Houston ancora una volta senza un Harden che ne mette 30 sul tabellone ma rimane “fermo” a 16 e fa tanta fatica.
UNITED CENTER, CHICAGO.
CHICAGO BULLS 96 – INDIANA PACERS 95
Vittoria in volata per i Bulls, a Chicago Jimmy Butler dimostra che un giocatore può vincere la partita sulla sirena anche senza avere il pallone. Indiana, senza George Hill, parte male: 35% al tiro nel primo quarto e 10 di passivo dopo i primi 12 minuti. Monta Ellis (che chiuderà con 20 pti e 6 assist) e Paul George danno poi ossigeno alla squadra e ai Pacers la possibilità di giocarsela fino alla fine. Derrick Rose e Paul George in campo insieme, una assoluta rarità se guardiamo alle ultime stagioni. Se la stella di Chicago probabilmente non tornerà più ad essere il giocatore che meritava l’MVP nel 2011 dominando dappertutto, George sembra essere molto vicino, dopo il gravissimo infortunio, a quello che spaventò LBJ e compagni in una famosa finale di Eastern Conference. Settima gara consecutiva da almeno 26 punti per Paul George (26 pti, 7 rim, 5 ast alla fine) mentre Rose tira molto meglio delle ultime uscite, che erano state disastrose da questo punto di vista, chiudendo con un onestissimo 9/18 dal campo e segnando 23 punti. Il play di Chicago spaventa tutti ancora una volta uscendo a 6 minuti dalla fine per un problema alla caviglia, che poi rassicura, non è assolutamente grave. Ultimi momenti della partita infuocati, a 40 secondi dalla fine sul 96-93 per Chicago, Ellis trova due punti sanguinosi nel traffico, dall’altra parte Chicago sbaglia e la palla arriva nelle mani di Paul George con 5 secondi sul cronometro. George arriva a prendere il tiro della vittoria dalla media distanza, ma Butler (17 punti e canestri pesantissimi in vari momenti) gli rimane attaccato e riesce a contestare, stoppando parzialmente, ma quanto basta il pallone e regalando la vittoria ai Bulls.
FEDEX FORUM, MEMPHIS.
MEMPHIS GRIZZLIES 122 – OKLAHOMA CITY THUNDER 114
Altra partita orfana di Kevin Durant, per il quale ancora non si hanno tempi certi di recupero, ma che non dovrebbero essere lunghissimi. OKC senza tutti e due i suoi “big dogs” fatica ancora. Memphis dalla sua trova un inaspettato Mario Chalmers (29 pti stanotte), il suo arrivo contestatissimo alla Grindhouse non lasciava presagire nulla di buono, invece l’ex giocatore dei Miami Heat sta cominciando a farsi apprezzare a Memphis. Dall’altra parte Russel Westbrook senza KD si mette al comando senza farselo ripetere due volte, infila 40 punti cattura 4 rimbalzi e sforna 14 assist, ormai cifre normali per il numero 0. Le prodezze di Westbrook, aiutato da Ibaka (18, 9) e Kanter (16,7), non bastano. Memphis di norma una delle peggiori squadre dall’arco dei 3 punti, tira con un irreale 12/17. In 5 vanno in doppia cifra, insieme a Chalmers, lo scintillante Conley (22 con 9 assist), Jeff Green (20), Marc Gasol (17) e Randolph (12 con 10 rimbalzi).
AT&T CENTER, SAN ANTONIO
SAN ANTONIO SPURS 93 – PORTLAND TRAIL BLAZERS 80
A San Antonio gara caratterizzata da attacchi decisamente non brillanti da tutte e due le parti, ma nonostante questo il solo Lillard (27,7,6) non basta a contrastare la squadra di Popovich. Primi due quarti come già detto dagli attacchi congelati, minimo stagionale per entrambe le squadre nel primo quarto, 17-13 per i padroni di casa. Si va a riposo sul 36-28 sempre per SA. Entrando nei numeri, se le brutture all’attacco di San Antonio sono attribuibili a poca lucidità ed in alcune fasi una fluidità dei possessi molto diversa da quella che ormai ci si aspetta da questa squadra, dall’altra parte Portland si è battuta contro una difesa degli Spurs soltanto da ammirare. Come già successo nell’ultima uscita contro Philadelphia però, i texani faticano a chiudere una partita che sembrano avere in pugno e dover vincere. Per tagliare il traguardo e dare lo strappo definitivo alla partita, chi meglio di Manu Ginobili? Sull’81-78 che erano riusciti a rosicchiare i Trail Blazers con una tripla addirittura di Vonleh, l’argentino azzanna la partita e conduce praticamente da solo un parziale di 9-2, mettendo a referto 3 stoppate, di cui 2 su Lillard, e 9 punti con una tripla che fa esplodere la panchina e tutto il pubblico. Ginobili segna nel quarto periodo 14 dei suoi 17 punti, affiancandosi nel box score ad un ottimo Kawhi Leonard (19,9), doppia cifra anche per Parker e Duncan, rispettivamente 10 e 7 assist e 10 e 9 rimbalzi. 12 punti ciascuno per Danny Green e Boris Diaw.
TALKING STICK RESORT ARENA, PHOENIX
PHOENIX SUNS 120 – LOS ANGELES LAKERS 101
I Lakers a Phoenix in back to back senza il mamba che riposa, trovano dei Suns compatti e con una ottima intesa, nella quale si esalta Brandon Knight che chiude con la prima tripla doppia della sua carriera (30, 10, 15). Nella fase iniziale, ma non solo, i Lakers danno luogo ad una sagra dell’errore che ha per certi versi del grottesco, airball di Young e Nance jr, schiacciate sbagliate, contropiedi stampati sul ferro, insomma parecchio materiale per Shaquille O’Neal. Primi 2 quarti nonostante tutto questo abbastanza equilibrati, ma come detto anche da Lou Williams al termine, i Suns rientrano in campo dopo l’intervallo con un altro spirito e giocano ad un ritmo pazzesco, arrivando nell’ultima frazione ad infilarne 40. Proprio col ritmo, di fatto giocano molti più possessi e tirano di più degli avversari, che sul finale si arrendono ad un parziale di 21-8 cedendo ai padroni di casa. Coach Scott non vuole attenuanti che derivino dal back to back, mentre Hornacek si dice contento della chimica e della coesione della sua squadra. Numeri interessanti della gara, oltre al già citato Knight, 20 punti seppur nel vuoto di Jordan Clarkson, 21 di Bledsoe e 19 di T.J. Warren.