Tre sole partite nel Giovedì NBA, ma erano in campo contemporaneamente Kobe, Harden, LBJ, KD e J-Lin, ossia circa il 75% dei titoloni del basket sulla stampa non specializzata negli ultimi 7 anni.

La più importante si è giocata a Cleveland, dove alla Quicken Loans Arena i Cavs hanno ospitato i Thunder. OKC era in striscia positiva da 6 gare, ma il parquet dell’Ohio è stato violato finora una sola volta quest’anno, e il conto delle L casalinghe è rimasto inalterato. “Non saltate mai sulle finte di Love. Okay ragazzi? MAI, aspettate l’aiuto”. Più o meno questo doveva aver detto coach Donovan ai suoi, e infatti l’inizio di Love è stato un vero e proprio incubo. Al suo pump-fake non abbocca nessuno e il primo tempo del Californiano si può riassumere in: due tentativi di 1vs1 da post basso miseramente naufragati grazie alla solida difesa “piedi a terra” di Ibaka e/o Adams+Collison, in una stoppata subita dall’aiuto, in due tentativi di riapertura naufragati in palle perse, e in un fallo in attacco nel tentativo di liberarsi. E’ anche vero che ormai Love è un giocatore offensivamente perimetrale, e che occupare il post basso sta diventando, ad altissimi livelli, molto difficile per lui. Tutta la sofferenza patita durante l’incontro è stata però sfogata in due azioni, per la precisione in due triple: la prima con and1 per mandare i Cavs a -1 (e da dietro l’arco alla finta di Love la gente abbocca eccome, giusto Nick?), la seconda per il +8 che emetteva la sentenza sulla partita. Per l’attuale stato di forma di KL, il livello cui si è giocata la gara è fuori portata, ma tutti, Blatt e LBJ in primis, si augurano che al momento giusto il giocatore sappia fornire l’apporto per il quale è lautamente pagato. DI sicuro, nel primo tempo, è stato abbastanza imbarazzante vedere i compagni evitare di rifornirlo per pura carità cristiana, anche a costo di finire con tiri impiccati (Dellavedova, JR Smith) da oltre l’arco. A compensare il 4/11 e i soli 7 r. dell’ex Minnesota sono arrivati i 14+15 di TTT, con 6/9 al tiro. Love in difficoltà anche in difesa, se guardiamo alle cifre di Ibaka (23+9 con 8/14 comprese un paio di triple). La parte “alla Pirro” della W dei Cavs sono i 40 minuti in campo per LBJ (33-9-11, è stata la sua gara numero 44 con almeno 30-5-10): è vero che era uno scontro da PO, e che gli infortuni perduranti di Kyrie e Shumpert (ritornato e subito KO ancora), oltre che gli intoppi a Mo Williams, rendono le rotazioni di Blatt oltremodo limitate sugli esterni, ma a James recentemente è stato fatto un tagliando abbastanza pesante – nessuno nella storia della NBA aveva sul contachilometri, alla stessa età, un numero di minuti nemmeno lontanamente paragonabile a quello di LeBron; il più vicino è Kobe, a quasi 900 minuti di distacco. La stella del portone di fronte, Kevin Durant (25-3-5, e un insoddisfacente 7/17 al tiro), ha giocato in ogni caso 41 minuti, e ha perso la settima in fila a Cleveland quando nei Cavs gioca James. La sconfitta non gli ha impedito di regalarci un movimento che ha un diretto parente nell’azione che Julius Erving fece subire a Marc Landsberger: se non avete idea di cosa stia parlando, precipitatevi su YouTube e cercate. Il compagno di crociera di KD, Westbrook (27-3-10 e solo 4 perse, poche rispetto gli abissi che a volte raggiunge), è stato più disciplinato del solito, e ha infilato un paio di jumper dalla distanza long-two che fanno ben sperare sulla sua crescita nel leggere partita e soluzioni. Quel che fa difetto a OKC, al momento, è il rendimento del contorno: a parte il Magnetico Duo e oltre ad Ibaka, nessuno ha dato quel che Matty Dellavedova (11-5-10, e una connessione quasi amorosa con LBJ) o Richard Jefferson (13 con il 50% nelle triple) hanno dato ai Cavs. Tra gli uomini che si alzano dal pino per OKC c’è chi, quando gioca poco, si intristisce (come Enes Kanter, solo 18 min, solo 4 tiri, solo 6+6), chi spara comunque e più a casaccio è, meglio è (come il solito Grandine Sulle Vigne Waiters, 1/7, 4 falli e almeno 3 triple prese sulla faccia in 21 minuti), oppure chi non sa come gestire i minuti che gli vengono concessi (Kyle Singler gioca 17′, prende 2 rimbalzi e recupera 2 palloni, ma non tira MAI, e allora la sua è una prestazione atletica, ma non esattamente da giocatore di basket). Una trade che allontani Waiters da OKC, o che lo metta in fondo al pino, sarebbe necessaria; oltre al nostro caro Grandine sono uomini da trade anche Morrow (più del difensore Roberson) e Mitch McGary, cha a nostro avviso è buono come il pane, ma non vede campo quasi mai, e non solo per acciacchi, chiuso come è da Kanter e dalla perniciosa sempiternità di Nick Collison (vero, è utile, esperto e benvoluto, ma per fare il salto di qualità lui deve essere fuori dalle tavole, perchè una roba come il fallo sulla tripla di Love la commette sempre). Ci siamo dilungati sulla gara di Cleveland (a proposito, 104 a 100 per i Cavs) perchè potrebbe anche essere Finale, più avanti, ma si son giocate pure..

TIME WARNER CABLE ARENA, CHARLOTTE. TORONTO RAPTORS 99 – CHARLOTTE HORNETS 109 (OT)
Gli Hornets non si fermano quasi mai quest’anno, e vincono anche questa, stavolta al supplementare. In realtà l’avevano persa, perchè la preghiera che DeRozan (31-4-5) aveva levato al Pantheon del basket a due secondi dalla fine era stata ascoltata, e aveva lasciato 7 decimi per l’eventuale replica calabronica. Senonchè….coach Casey aveva chiamato TO, e la preghiera, evidentemente e come spesso accade, era stata ascoltata in quanto inutile poichè il gioco era fermo. Questa era anche la sfida tra Casey e Clifford, due di cui avevamo parlato da pochissimo come ottimi coaches alieni dalla pubblicizzazione mediatica (per esempio io sarei curioso di vedere Clifford sulla panca di OKC, o Clippers….). Il TO aveva causato l’OT, e forse per lo choc della vittoria-non vittoria, i Raptors, che erano la squadra con l’inerzia a favore prima del fattaccio, subivano in quei 5 minuti ulteriori un secco 19-9. Avere delle opzioni offensive ben precise può essere anche un sintomo di responsabilità chiare e ben definite all’interno di un sistema-squadra, ma pensiamo di non sbagliare definendo eccessivo sia per la scarsa % sia per il numero di tiri il 6/29 del Subcomandante Lowry (3/17 da 3…) per Toronto. Viceversa, per Charlotte ha fatto la differenza J-Lin: proiettato in quintetto dall’influenza di Batum, il cervellone da Harvard U. ha risposto con 35-5-4. Bene come sempre anche Kemba, e segnalazione per uno schiaccione a rimorchio di Spencer Hawes (5+10 con 2/2 al tiro).

STAPLES CENTER, LOS ANGELES. LA LAKERS 87 – HOUSTON ROCKETS 107
Da ESPN: dalla gara casalinga contro i Rockets, i Lakers cercavano “la prima vittoria consecutiva ad un’altra a partire dal febbraio della passata stagione”…in poche parole: non ne vincono due in fila da 10 mesi. Giri di parole di complicazione estrema in omaggio a un mercato televisivo senza pari, e del quale non vanno stimolate le permalosità, dal momento che sul campo la situazione è tragica. Kobe ha giocato e ha scritto 22-8-3, Larry Nance jr. continua il suo viaggio in quintetto (11+5), Randle il suo viaggio da sesto uomo (18+10) e Hibbert il suo viaggio non si sa dove (4+4 e fouled out..chi avesse visto dove sia finito il basket di Roy riceverà lauta ricompensa). I Rockets hanno spinto nel primo e nell’ultimo quarto, e tanto è bastato a crearne 20 di margine. 25-6-6 per La Barba, e 8+4 per Motieiunas. Gerarchie nel back-court per coach Bickerstaff: Beverley 29 minuti, Lawson 19, Brewer 16, Terry 6 , McDaniels 2, Thornton 0.