Il report domenicale è spesso volutamente più discorsivo, per accompagnare, cari lettori, il caffè del dì di festa, o qualunque altro momento rilassante. Lo affrontiamo per capitoli.
HOUSTON. Sappiamo tutto: il difficile inizio, la cacciata di coach McHale, la ripresa. Giunti ad una certa solidità di classifica, settimo posto ad W con sicuro vantaggio sull’ottava e qualche chances di scalare posizioni, hanno pensato bene di ri-prendersi Josh Smith. Josh Smith è quello cui i Pistons ancora stan pagando la maggior parte dello stipendio pur di averlo fuori da Detroit. Quello che i Clippers han lasciato tornare a Houston in cambio di quasi nulla. Quello che è noto per essere uno tra i meno intelligenti e più rompiscatole giocatori della NBA. Appena arrivato Smith, i Rockets hanno vinto 3 gare su 4, nonostante il nostro eroe avesse tirato 13/46 (3/20 da 3). Ora sono in piena striscia negativa, 6 perse delle ultime 10, 3 L in fila, tornati al filo del 50%. Insomma, una volta stabilizzata la presenza di Josh, ecco i problemi…certo, un po’ di tempo ci vuole a rovinare il clima in spogliatoio. Clima che non deve esser serenissimo se Dwight Howard, solita bizzosa Barbie, si è fatto espellere in back-to-back, Venerdì e Sabato, contro OKC e Washington, contribuendo a due sconfitte arrivate subendo rimonte negli ultimi quarti, e vanificando due prestazioni da 33-7-7 (OKC) e 40-7-11 (Wizs) di Harden. More to come dal fronte Rockets..
CLEVELAND. A parte le modalità davvero poco carine del licenziamento di Blatt, che tuttora proseguono con il balletto del “io non c’entro” da parte di LBJ, bisogna ammettere che qualcosa è davvero cambiato nel gioco dei Cavs. Più “pace and space”, tradotto in un maggior numero di tiri e più punti a tabellone. Nella gare con Lue, i Cavs tirano 96 volte a gara e nelle ultime 4, compresa la W di stanotte vs gli Spurs (117-103 alla QUicken Loans Arena), hanno realizzato 2 volte 114 pti, poi 115 e 117. Metteteci anche un impegno e una devozione al coach maggiori di quelli mai riservati a Blatt, avrete il miglioramento registrabile nelle prestazioni dei Cavalieri. Ad averne maggiori benefici pare essere Kevin Love (21+11 stanotte, con 8/13), che contro San Antonio è stato l’ispiratore della partenza lanciata che ha bruciato gli Spurs, lasciandoli dietro senzachances di rientro, dal momento che, finito il momento del Californiano, è arrivato quello di James (29-5-7).
SAN ANTONIO. Gli Spurs, dunque, hanno totalizzato due ko consecutivi contro le squadre che dovrebbero teoricamente affrontare in Finale di Conference (GS) e nelle Finals (Cavs). Il comune denominatore delle sconfitte si trova in tre punti-chiave. 1- Parker e Mills hanno subito pesantemente Steph e Kyrie. 2- L’assenza di Timoteo (problemi al solito ginocchio). 3- La “terra di mezzo” sia offensiva che, soprattutto, difensiva in cui è stato posto LMA dal game-plan di Warriors e Cavs, nelle persone, in particolare, di Dray-G e Kevin Love. L’aggressività dei due e il non buon contenimento operato dalle pg di SA versus quelle avversarie ha messo in difficoltà Aldridge e anche West, che sono due ottimi giocatori, ma non particolarmente atletici, e, presi sempre nelle posizioni a loro più indesiderate, non hanno saputo né offendere né proteggere.
SIXERS E LAKERS. Hanno perso entrambe, ma sono in un mood opposto. I Lakers vivacchiano raccogliendo una W ogni tanto, mentre Phila, commissariati GM (Colangelo piombato su Hinkie) e coach (D’Antoni, con meno virulenza, piombato si Brown) e aggiunto il miracoloso Ish Smith, si è avviata ad essere una squadra. Se LA ha perso Venerdì il Derby con Clippertown, Phila ha messo paura, stanotte al Wells Fargo Center, agli Warriors. Raggiunto un +24, Steph e compagni si sono del tutto eclissati, concedendo ai Sixers un parziale di 15-2 per arrivare a 105 pari con 22 secondi da giocare (rubata e contropiede per Ish). E qui arriva la poesia. TO Warriors, coach Kerr organizza il gioco. Il gioco non va per Steph, non per Klay, non per Dray. Va per Harrison Barnes (che corrisponde a quello che era Kawhi 2 anni fa per gli Spurs). Libero in angolo dopo circolazione di diamante per la tripla della W. Cold Blooded Dagger, l’han chiamato i cronisti di ESPN. Dritta al cuore del sogno di Philly. Lo spavento è stato grande per gli Warriors, e la battuta che circolava nel dopogara era che coach Walton non l’avrebbe mai permesso.
KINGS, JAZZ, BLAZERS. Lottano per il posto 8 ad Ovest, e sono in momenti decisamente differenti. Male i Kings, 4 ko in fila dopo aver agguantato la PO Picture, e DMC infortunato, seriamente ma non irrecuperabile, alla caviglia. Interlocutorio il passaggio di Utah, che ha recuperato una posizione sui Kings, ma è sempre dietro a Portland. I Blazers sono 7-3 nelle ultime 10, e fa dispiacere che Portland sia nella parte meno illuminata della mappa della NBA, perché hanno una delle prima 5 pg della Associazione (Lillard) e uno dei primi 5 allenatori (Stotts) e nessuno li considera.
TRADES. Da quando il suo nome è comparso nella lista delle possibili trades operabili dai Grizzlies, Jeff Green ha scritto 30-21-29 con complessivo 31/49 al tiro. Chissà se significa “io resto”, oppure ha funzione di showcase. Sembra possibile però che uno tra lui e Courtney Lee parta davvero. Sono ciclici e son tornati i rumors che vorrebbero il Gallo sulla via di Boston, e sono relativamente nuovi quelli che dicono molte squadre di alta zona Playoffs interessate ad una seria addizione di tiro e quindi interessate a Belinelli. Nei Kings, anche Rudy Gay è tra quelli che potrebbero andarsene. Ryan Anderson dei Pelicans è sul piatto di metà delle franchigie NBA, ma Nola aspetta solo un’offerta davvero conveniente: uno molto interessato al giocatore è il suo mentore quando erano insieme ai Magic, coach SVG di Detroit. Larry Bird, GM dei Pacers, ha definito le caratteristiche dei giocatori che mancano ad Indiana per competere a livello-Titolo: un lungo stoppatore ed atletico, un tiratore di livello, (preferito nelle posizioni 3 o 4, e qui sì che potrebbe essere Ryan Anderson la figura ideale) e una combo-guard in grado di rilevare sia Monta Ellis che George Hill. Queste sono le tipologie, non ha detto di avere individuato i bersagli, né che arriveranno ora.