Nuovo appuntamento del botta e risposta tra “Matthew and Henry” per un intrigante dibattito sulla palla a spicchi per capire…PER CHI NON SUONA LA CAMPANA. A rispondere alle irriverenti e pungenti domande dell’intervistatore ad Enrico Campana, special guest di Baskettiamo.com come sempre pronta a rispondere senza peli sulla lingua.
D. Il 30 agosto iniziano i mondiali in Spagna, quelli che si sarebbero dovuti tenere in Italia e per i quali Petrucci presidente CONI si era speso molto e la Fip di Meneghin aveva speso molto (sponsor la Fondazione MPS e la Lottomatica, ndr), cosa pensi della squadra Usa?
R. “Piano, intanto la squadra ancora non c’è. Non vedo l’ora di godermi grazie alla tv satellitare il torneo di selezione dal 28 al 31 luglio a Las Vegas, spero che Buffa e Tranquillo convincano Sky a farcelo vedere. L’evento richiama il concetto dei trials olimpici americani dove la squadra nasce sul campo e non sta da mesi nella testa del coach, come dalla vecchia mentalità italiana. E quasi sempre con un bagaglio personale di virtù, pregiudizi, luoghi comuni, schemi fissi del coach-CT di turno che nemmeno con la dinamite si smuovono. Peccato essere un italiano supertartassato e non potermi concedere una bella vacanza nel Nevada perchè al costo di un biglietto da 10 dollari potrei godermi sfide che fanno scintille con 3 fra i migliori campioni d’America. Per la selezione maggiore si giocano le 12 maglie ben 19 giocatori di cui solo 4 i vincitori dell’Olimpiade 2012, Kevin Durant , Kevin Love, il barbudo James Hardy e il ragazzino Anthony Davis n.1 del draft due anni fa buttato subito in campo. Non ci sono più LeBron, Melo, Kobe, Chris Paul anche se non ci giuro che qualcuno di loro manchi anche a Rio. La squadra possiede un’energia esplosiva, la selezione è mostruosa fra point guard e shooting guard, potrebbe stare fuori anche Derrick Rose, perché no? Prima curiosità, Kevin Durant e Kevin Love sono i punti fermi con due medaglie d’oro ai mondiali in Turchia e alle Olimpiadi, ma chi sarà il play, l’erede di Chris Paul?. Irving , Dillard, Curry o magari Derrick Rose dopo il lungo infortunio o Paul George di indiana, il giocatore più progredito della NBA, il mio preferito?”
D. Ma mancano altri 12 giocatori…
R. “Sì,il Select Team, con 12 promesse super che faranno da sparring partner alla squadra che si gioca le 12 maglie e presenta le migliori matricole dell’ultima stagione, 3 second’anno e 2 terzo anno e 2 debuttanti appena usciti dal college, il n.11 Doug McDermott tiratore bianco costato ai Bulls il sacrificio di due prime scelte e Markus Smart n.6 di Boston. Grande idea quella di mettere alla prova i giovani talenti, i vari Waiters, Oladipo, Hardaway, Harrison Barnes e i fratelloni Plumlee. Segnalo che la squadra affidata a un bravo allenatore come Chis Collins della Nortwestern University”.
D. A proposito di allenatori , ma Mike Krzyzewski non doveva lasciare dopo Londra? In fin dei conti alla sua età ha già dimostrato tutto quanto c’era da dimostrare, sia per m sé che per i giocatori che ha eccellentemente guidato…
R. “In effetti il santone di Duke aveva questa intenzione; si erano fatti i nomi come successore di Doc Rivers già quand’era a Boston e Gregg Popovich, ma Jerry Colangelo è stato bravo a convincerlo a rimanere per il nuovo ciclo, quattro anni passano in fretta. A 67 anni in Italia l’avrebbero già pensionato, mentre dovrebbero pensionare qualche giovane nato vecchio che ancora crede che si possa vincere “giocando il suo gioco” quando invece è lui che dovrebbe adattarsi ai giocatori. Un Valerio Bianchini in America sarebbe ancora “on stage” e certi allenatori senza storia non potrebbero mai fare i commentatori, o calarsi nel ruolo di imbonitori del giorno di mercato. Il fattore K è determinante, mi spiace che non ci sia più Mike D’Antoni la cui carriera è stata distrutta ai Knicks dal complotto ordito da Melo Anthony e ai Lakers da giocatori non scelti da lui, come il tetragono Dwight Howard che giustamente non è stato convocato per la selezione Usa perché ha rivelato le sue pecche. Desidero segnalare una cosa importante: la promozione dell’orso bianco Tom Thibodeau, il coach del rilancio dei Bulls sempre ingrugnito, che con umiltà entra nello staff tecnico e porta la sua esperienza, non mi stupirei fosse lui il CT dopo Rio. Senza il Thibbone Belinelli non sarebbe diventato quel campione che è”.
D. Parliamo del caso Hackett! Ha sbagliato i modi, la comunicazione, ma si giustifica un provvedimento al limite dell’accanimento?. Strano caso nell’era ARMANI…
R. “Prima di entrare nello specifico del provvedimento è utile approfondire in senso oggettivo al caso che l’ha determinato. L’inadeguatezza organizzativa che sta alla base di questa nazionale da quando è arrivato il precisino e precisone (anche troppo) Pianigiani. Forse si dava per scontato che arrivasse anche Ferdinando Minucci a gestire anche il ruolo di general manager dopo che aveva messo le mani su tutta la pallacanestro. Non dimentichiamo che Petrucci ancora un mese prima del suo ritorno in Fip dichiarò al Corriere dello Sport che Minucci era il miglior dirigente italiano. Dopo 3-4 giorni la Guardia di Finanza gli perquisì l’abitazione e l’ufficio trovando in casa sua e della segretaria rotoli di contanti per 1 milione e 250 mila euro, una cosa imbarazzante. Come è possibile che Pianigiani convochi a Trieste i giocatori che hanno appena giocato la finale scudetto, e lui sia già in viaggio con la squadra azzurra per la Bosnia.. Bastava anticipare l’invito di un paio di giorni, parlare bene con i giocatori ascoltare i loro problemi e le loro motivazioni, festeggiarli assieme ai compagni per lo scudetto, familiarizzare. Ma l’aureo metodo Velasco contro il sistema-Pianigiani è lontano dalle dinamiche di casa Azzurra dove si ragiona come in collegio, il professore è il professore e l’allievo anche se è un campione e una persona è sempre un allievo. Alla nazionale manca un general manager, va benissimo anche l’amico di Petrucci, il Domenicali della Ferrari, o meglio Tony Cappellari , purché non continui con gli apprendisti stregoni che pour bravi sono senza pedigree internazionale (parlo di titoli, medaglie, etc) e ancora inesperti”.
D. Prima del provvedimento ti avevo fatto questa domanda: Hackett verrà punito o perdonato? E tu avevi risposto…
“Solo Dio può perdonare, ma qualche volta delega il suo rappresentante in terra Gianni Petrucci, vedremo ma vedo uno strano silenzio. Dipende forse dalla posizione dell’Armani, se vuole scaricare o meno il giocatore? Petrucci è sempre stato sensibile al potente di turno, e dopo Minucci adesso c’è Proli, diciamo che potrebbero pensarla allo stesso modo. Rispetto alle bravate di Balotelli, Hackett è quasi un santo, purtroppo sommessamente hanno scaricato su di lui la responsabilità della mancata qualificazione per i mondiali sulla sua assenza agli europei in Slovenia l’anno scorso per la storia dell’operazione alle staminali portata a essere un caso anche alla Fiba con una lettera…
Vogliamo invece parlare dell’operazione per portare Travis Diener in Azzurro? Signori, quella è stata la vera ragione della mancata qualificazione e non la defezione di Hackett! Siamo onesti, rispettando ovviamente il giocatore americano che si è sacrificato per amor di patria – della di lui moglie – a questo ibrido. Credo che se non ci fosse stato Diener, vista la necessità, Hackett sarebbe andato in nazionale anche con un piede solo. Lui è un pò naif, bisogna capirlo, accettarlo così, non ha la storia normale di un ragazzo borghese, vive fra due culture umane e antropologiche diverse, a volte parla della sua pelle alla quale nessuno fa caso tranne lui, creandosi complessi che non esistono. Ha un esempio come Carlton Myers portabandiera olimpico. Sarebbe bello venisse preso come testimonial positivo, anziché demonizzarlo e raccontare di baccanali notturni in discoteca. Poi sulla sua passione per spippolare sui social forum …qui gli consiglierei di riflettere. Di dirle semmai a voce quelle cose, prima di scriverle, perché le parole scritte in Italia si dilatano a dismisura o non si capiscono nell’accezione del termine e nel preciso stato mentale in cui vengono pronunciate. Non solo, in Italia le parole sono esattamente come la giustizia: per gli amici si interpretano, per gli altri hanno un significato pesante. E si tende più a punire che a capire e a perdonare, tanto più chi si fa il segno della croce tutte le mattine. Solo ai comici è permesso tutto o ai politici, per gli altri, i giornalisti, la vita è dura, come vedo dal progetto di riforma del reato di diffamazione che peggiora le cose. Una frase scomoda o cosiddetta oltraggiosa diventa un reato peggiore di quello di un ladro, un truffatore o un amministratore che commettendo falso in bilancio mette sul lastrico un’azienda e tante famiglie. Fortuna che ci sono giudici che sanno mettere del loro per non far passare inasprimenti voluti da una classe politica che mi sembra non brilli come esempio..”
D: Questa squalifica assurda e differita (6 mesi a partire dal 12 ottobre) proprio non la capisco. Perché poi non squalificarlo da subito?
Questo non è un provvedimento, è una sentenza se qualcosa che – se mi si permette la battuta – assomiglia più un regolamento di conti inconcepibile e abnorme nella sua dinamica e conclusione finale. Purtroppo ha trovato facile appoggio mediatico, senza una dovuta ricostruzione giornalistica dei fatti con i protagonisti della vicenda e sopratutto con Hackett il quale, mi risulta , non abbia mai fatto mascalzonate ma onorato al meglio la pallacanestro italiana, giocando nel campionato di college USA con i Trojans della Southern California.
Soprattutto colpiscono due cose anomale:
1) il differimento temporale del provvedimento che significa tagliargli le gambe, compromettergli la carriera e creando su di lui una sinistra fama a livello internazionale, perderlo come giocatore;
2) la comparazione del provvedimento che ha come unico perno giuridico un momento di ingiustificabile maleducazione che il giocatore ha ammesso e per il quale si è scusato davanti a tutti, rispetto a episodi ben più gravi accaduti nel basket che negli ultimi 7 anni gli organi di giustizia sportivi hanno “archiviato”, vedi la vicenda di Baskettopoli.
A questo punto mi sembra che la GIBA debba dire necessariamente la sua e assistere il giocatore qualora sia iscritto o meno all’associazione a tutela del sacrosanto diritto alla tutela della salute perché le cartelle cliniche non avvalorano al 100% il disagio fisico e psichico di una stagione con 70/80 partite e nel suo caso costellato da infortuni documentati (non ultimo quello occorsogli durante i playoff). E se ricorresse alla Giustizia Ordinaria, citando chi gli ha creato un danno incalcolabile? La federazione farà bene sia a ricomporre il caso se il giocatore impugnerà il provvedimento e cercare quanto prima un General Manager alla luce di quanto successo ed impedire che le nazionali diventino un “giocattolo” mediatico di Petrucci, dato per scontato che lui come tutti noi ami la maglia azzurra”.