Le Finals sono appena iniziate (e forse anche finite causa l’infortunio a Kyrie Irving dei Cavs), ma le altre squadre sono in piena attività, e non solo per via del Draft imminente.
Ecco alcune notizie dalla parte di NBA che è in offseason.
ALLENATORI. Ne sono cambiati alcuni. Scott Brooks non è più (era ora) il coach degli OKC Thunder, al suo posto un coach collegiale ma non troppo: da Florida è arrivato Billy Donovan. In NCAA ha vinto parecchio, compresi due Titoli in back-to-back. Se questa caratterisctica vi suona famigliare e fa correre la vostra mente al coach in più decisa ascesa tra quelli già nella Associazione, Brad Stevens (back-to-back runner up),…beh la vostra mente corre bene e sulla giusta corsia. Più dubbi ci sono riguardo all’approdo di Scott Skiles agli Orlando Magic. Dopo il licenziamento di Vaughn, era evidente a tutti che l’operato di Jim Borrego fosse ad interim, ma Skiles, anche valente pg nei 90’s per i Magic, è un tipo piuttosto severo, burbero e dannatamente vecchio stile sulla panchina e in palestra, e molti prefigurano problemi di comunicazione con i giovani talenti del roster di Orlando. Monty Williams non è più il coach dei Pelicans, al suo posto andrà Alvin Gentry, attuale vice di Kerr a Golden State. Gentry è di fatto un head coach (ultima esperienza a Phoenix fino al 2012-13) prestato alla scalata al Titolo della Bay-Area, e la prospettiva di allenare Anthony Davis, Tyreke Evans e un paio di altri ragazzoni di talento in una New Orleans destinata a crescere è stata più forte di qualsiasi sogno di dinasty-setting in California. Licenziato dai Bulls anche Tom Thibodeau, una mossa sorprendente nei modi (abbastanza spicci e poco diplomatici) più che nella sostanza: pur essendo indubitabile che Thibo abbia sempre portato i Bulls alla post-season e che abbia dovuto fronteggiare multipli e gravissimi infortuni (D-Rose ma non solo), ormai la situazione dei Bulls era tale che una delle pedine da cambiare per spingersi più avanti nelle gerarchie della Eastrn Conference era proprio il coach. Al suo posto, con una certa sorpresa, Fred Hoiberg, ex guardia con decennale carriera nella NBA, tra cui 4 stagioni (’99-03) ai Bulls, ed ex capo allenatore a Iowa State, dove ha ottenuto eccellenti risultati nella Big12 (coach dell’anno 2012 e Campione di Conference 2014 e 2015), ma mai nel Torneo NCAA (una apparizione alle Sweet16, poi sempre fuori al primo o secondo turno). Unica panchina ancora vacante quella dei Nuggets: in corsa, con percentuali di approdo a crescere: Melvin Hunt che ha finito al stagione dopo il ciaociao a Brian Shaw, Mike Malone, Mike D’Antoni, Mister X.
GIOCATORI. In attesa del Draft e dell’inizio della caccia ai più forti Free Agents, esistevano pochi dubbi sul fatto che il più attivo, almeno a livello di rumors, sarebbe stato l’immaginifico GM dei Celtics, Danny Ainge. Due gli scenari per l’ex numero 44, e l’uno non esclude l’altro. 1- Scalare il Draft, che attualmente vede Boston detenere al primo giro la scelta 16 e la 28, per raggiungere una scelta tra la 4 e la 8 in modo da poter chiamare Willie Cauley Stein, che è il centro intimidatore che serve ai Celtics. Clienti propensi ad ascoltare le lusinghe di Ainge potrebbero essere i NY Knicks, grandi delusi della Lottery, scivolati dal sogno di avere la Prima Assoluta, o alla peggio la seconda, alle tenebre della quarta chiamata. Se ciò si avverasse Boston avrebbe la possibilità di chiamare persino il bimbone lettone Kristaps Porzingis, una pf e non un centro, che, però, stoppa quasi come WCS essendo decisamente superiore nella metà offensiva del campo. 2- Caccia al Free Agent nella persona di LaMarcus Aldridge, in special modo, e di Wes Matthews, in seconda ma forse anche contemporanea battuta. Ogni giorno che passa LMA pare meno sicuro di restare a Portland, ma alla caccia di certo i Celtics non partecipano da soli (Dallas e Spurs sono forse più avanti di Boston nella corsa all’ex LongHorn). Matthews, invece, sarebbe la guardia grossa e con tiro capace di mettere una pietra sulle ataviche debolezze (tiro e fisico, appunto) di Avery Bradley, dando la possibilità ad AB (anche lui, curiosamente, un ex di Texas U.) di risultare più efficace dalla panchina (o di finire in una trade). Matthews, inoltre, è convalescente per il noto infortunio al tendine d’Achille, e, a volte, i giocatori in convalescenza sono più facili da sottrarre alla franchigia di appartenenza. In entrambi gli scenari le risorse dei Celtics sono il buon numero di giocatori da poter inserire in una trade (AB, Olynyk, Sullinger, Bass, James Young….non sono molti gli intoccabili nel roster biancoverde) e le 11 prime scelte + le 12 seconde scelte che Boston detiene da oggi al Draft 2019, oltre a una buona flessibilità e libertà salariale per invogliare i FA con bei contratti. Un altro rumor particolarmente insistente riguarda i delusissimi Clippers. Scampato (per ora) al licenziamento, Doc Rivers dovrà fare i conti con un roster che lui ha definito insufficiente e lui, incongramente, ha contribuito a indebolire lasciando partire, per esempio, Jared Dudley rimpiazzandolo con…nessuno. Fare i conti significa trovare il modo di organizzare una trade che veda partire Chris Paul, o allontanare i giocatori sgraditi a CP3. Al momento la seconda ipotesi pare più praticabile, e le tacche dello S-gradimento sono piene al nome DeAndre Jordan, ragione per cui una pista molto chiaccherata è quella che unisce la Los Angeles di Paperino a Dallas, per uno scambio (con le necessarie compensazioni salariali) tra DAJ e Tyson Chandler. Detto che Kevin Love pare desideri rimanere ai Cavs, resta aperta la posizione di Rajon Rondo. La pg quest’anno ha fatto l’esatto contrario di quel che un giocatore dovrebbe fare nel suo contract year: RR infatti ha giocato male e spesso malissimo e ha ampiamente rotto le scatole nel locker, sia a Boston che a Dallas. Ciononostante non sono poche le franchigie che paiono interessarsi a lui: nella lista compaiono Knicks, Pistons, Rockets (dove il rischio sarebbe comporre un trio di amiconi dal carattere non esattamente facile da gestire: RR-DH-Josh Smith), Lakers (la destinazione più probabile secondo l’estensore di queste poche umili righe).