Penultima puntata del nostro viaggio alfabetico nella storia moderna del Draft NBA.
Quelli dell’81 e dell’82. In questi due draft sono 36 su 96 i giocatori chiamati entro i primi due giri ad aver poi evoluito nel Campionato Italiano, e tanti altri nei giri successivi. Il più famoso e forte è senza dubbio Nique Wilkins, ma altri hanno lasciato un segno persin maggiore sulle italiche tavole. Dal 1981 segnaliamo Big O Wooldridge, ma ancora di più Jay Vincent, Jeff Lamp, Elston Turner alla Scavolini (suo figlio attualmente gioca a Brindisi), Clyde Bradshaw e Steve Lingenfelter. Nel 1982 furono scelte autentiche pietre miliari del basket italiano come Schoene, Magee, Sappleton, Audie Norris, JJ Anderson, Corny Thompson e Tony Brown, swing man approdato ad Arese famoso per il suo 1vs1 esiziale e per avere una gamba di 2 cm più corta dell’altra, eredità di una poliomelite infantile.
Robinson, David. Altrimenti noto come l’Ammiraglio per la sua Alma Mater, la US Navy. Una di quelle chiamate che indirizzano la storia della NBA per la decade successiva. Membro del vero e unico Dream Team, e nei primi 10 centri della storia del gioco. Un lungo moderno, agile, atletico, potente e con tanti punti-rimbalzi-stoppate nelle mani. Insieme all’arrivo di Popovich la vera prima pietra della Dinastia Spurs ancora in corso.
“Slick”, aka Robert Leonard. Torniamo al 1980. Alla lettera A abbiamo spiegato come fu possibile per i Celtics scegliere Bird nel 1980 quando aveva ancora un anno a Indiana State. La regola che poco dopo la NBA impose per evitare che mosse del genere si ripetessero porta il nome proprio di Bird Collegiate Rule. La carriera universitaria di Bird fu complicata non solo dal suo carattere e dalle sue origini, ma anche da altri fattori. Il biondo era sui notes di qualsiasi GM già alla fine del liceo, e proprio in questo momento fu avvicinato (1978) da Bob Leonard detto Slick, GM e coach degli Indiana Pacers, la squadra di casa, quella che avrebbe potuto meno far allontanare Larry dalla famiglia e rendere meno traumatico per la madre il fatto che il figlio saltasse l’università. Tuttavia il volere di Mamma Uccello fu vincente, e Larry e la sua famiglia declinarono le offerte di Slick. Il nostro eroe-GM-coach nemmeno insistette troppo, anche perché la franchigia a quel tempo era in pieno rebuilding mode dopo la fusione NBA-ABA e lui fu sentito dire che “dopotutto avrebbe forse giovato” ai Pacers risparmiarsi lo stipendio da Prima Scelta Assoluta, tanto che la scambiò con Portland. Poi i problemi relazionali di Bird fecero sparire un po’ dai radar il ragazzo, prima del suo ultimo eccezionale anno a ISU, e allora si può (relativamente) perdonare un’altra frase celebre e sbagliatissima, a proposito di Larry. La pronunciò Billy Cunnigham, coach dei Sixers, rivolto a Red Auerbach (non c’è bisogno di presentazioni): Why the hell would you draft this kid, knowing he can’t play ‘til next season? Risposta di Red: ma tu lo sai quanto può essere breve un anno?
Timoteo. Ovvero: di come accadde che due leggende (Pop e The Admiral) dovettero aspettare l’arrivo di un ragazzone caraibico di poche parole per cominciare a vincere. La completa transizione del “metodo Spurs” a “IL metodo Spurs” non si sarebbe compiuta senza il Draft del 1997, in cui gli Speroni ebbero la Prima Assoluta a dispetto del fatto che le probabilità convergessero sui Boston Celtics, titolari del peggior record dell’Associazione. San Antonio in un anno passò da 20 a 56 vittorie. Anche di Timoteo si sa quasi tutto: del suo inizio da nuotatore, della sua infanzia ai Caraibi, delle piccole casualità che hanno segnato l’approdo di questa leggenda al basket e agli USA.
Uwe Blab. Giocatore tedesco di culto, secondo del suo Paese, in ordine di scelta, ad entrare in un roster NBA. Al college era stato da Bob Knight ad Indiana U. e certo questo fatto aumentò le sue quotazioni presso gli addetti ai lavori. Nella NBA non ebbe grande cittadinanza, perché si rivelò appenaappena legnoso e lento per quel basket. Era un buon periodo per i giocatori tedeschi nella Associazione e nel basket americano in generale: ricordiamo Detlef Schrempf (università a Washington U., la risposta teutonica a Larry Bird), Hansi Gnad, Henrik Rodl. Un buon parterre per preparare l’arrivo di WunderDirk. Blab e Schrempf furono scelti nello stesso anno e dalla stessa squadra: 1985-Dallas Mavericks, numero 17 e 8 rispettivamente. E’ facilmente reperibile il video dl momento in cui Stern annuncia la scelta di Blab: in sottofondo un lungo “oooooooooooooo” dei presenti, che dividerei al 50% tra sorpresa e scherno/ilarità. Quell’anno Dallas aveva 3 scelte al primo giro: l’altra era la 16, e fu spesa per un canadese, Bill Wennington, che tra Bologna e Chicago qualcosa vinse. Gnad fu scelto col 57 progressivo (inizio del terzo giro, allora) dai Sixers nel 1987 proveniente dal freddissimo college di Alaska-Anchorage, ma non vide mai un parquet NBA, ed invece fece parecchia Italia tra Desio e Verona. Rodl, pur provenendo da North Carolina con coach Dean Smith, finì undrafted, e dopo l’uscita dal college nel 1993 giocò sempre in Germania, dove ora allena Treviri. A parte Gnad, tutti gli altri tre avevano fatto in USA anche uno o due anni di High School, dunque erano prodotti europei solo in parte: per questo ebbero una certa facilità ad essere considerati, in anni in cui l’Oceano era ancora abbastanza largo.