Il suo sorriso arriva prima di lui, Alessandro è alto… tanto alto, vicino a lui, chiunque, anche, con un’altezza superiore alla media, si sente piccolo; ma la cosa che più colpisce è il sorriso che regala sempre a tutti. Sempre, anche dopo una sconfitta o una partita andata storta, il sorriso non lo risparmia, poche parole ma sempre garbate e, con il sorriso ti congeda.
Lui è Alessandro Cittadini, Ale per gli amici o “Citta” per tutti gli altri, o “papà” per i suoi due (tre) splendidi bimbi.
Di Alessandro è facile trovare notizie sul web, classe 1979, ha giocato a basket in mezza Italia, partendo da Bologna, Reggio Emilia, Livorno, Reggio Calabria, Napoli, Teramo, Rieti, Sassari, Sant’Antimo, Barcellona Pozzo di Gotto, Veroli e finalmente a Brescia. Dal 2001 al 2009 è stato nel giro della Nazionale con la quale ha vinto il bronzo agli Europei del 2003 e l’oro ai Giochi del Mediterraneo nel 2005.
Arrivato a Brescia nella scorsa stagione, alcuni scrissero “a fine carriera” sottointendendo che Cittadini, avrebbe portato in squadra tutta la propria esperienza ma non gli si sarebbe potuto chiedere, più di tanto, in termini di prestazioni cestistiche. Il Citta, invece, ha zittito tutti, non con le parole ma sul parquet, durante gli allenamenti da serio professionista e durante le partite sfoderando prestazioni che spesso superavano di gran lunga quelle dei pari ruolo, avversari, magari anche molto più giovani. La scorsa estate, da parte del Basket Brescia Leonessa, è arrivata la riconferma nel roster per la nuova stagione e, subito dopo, anche il conferimento del ruolo di Capitano, affidatogli da coach Andrea Diana. In realtà, dopo la partenza di Federico Loschi, la maggior parte dei tifosi, attraverso i social network, indicarono a “gran voce” che fosse proprio Ale il giocatore più adatto a tale incarico, che spesso nello spogliatoio, ancora prima che in campo, ha un ruolo fondamentale, in diverse circostanze. Oggi, visto anche l’andamento della regular season, la scelta di averlo come Capitano, è stata sicuramente vincente, perché, pur non avendo prove tangibili da riportare, si può affermare che nei momenti difficili, che la squadra ha dovuto attraversare, il Citta è stato sicuramente fondamentale nella gestione dei rapporti dentro lo spogliatoio. Nella fase playoff il suo contributo in campo è stato una certezza per coach e compagni, dimostrando, ancora una volta, che giocare sotto pressione non lo spaventa assolutamente, anzi, sono le partite che più gli piacciono.
Cittadini, però, non è solo basket giocato, ma è anche un profondo conoscitore del panorama cestistico italiano e spesso ha saputo analizzare le situazioni tecnico-tattiche delle squadre che si sarebbero affrontate in campionato con precisione ed obiettività.
Nell’epoca dei social network e dell’interattività virtuale, è diventata consuetudine avere tra i propri contatti/amici i giocatori della propria squadra del cuore, anche Alessandro ha la propria pagina Facebook con quasi 5000 “amici” e, ne siamo certi, la maggior parte saranno suoi tifosi, di ogni parte d’Italia, delle squadre dove Citta ha giocato e dove si è fatto apprezzare. In realtà Ale non è proprio un appassionato di social, gli piace un po’ Instagram (perché gli piacciono le fotografie) ma, se può dedicarsi del tempo preferisce sicuramente leggere un libro che parli di storia, di cui è un appassionato.
A metà strada tra un personaggio VIP ed il vicino della porta accanto, Ale, quando interpellato, risponde sempre, non ha un atteggiamento da “star” dello sport che non si confronta con nessuno, ma non scende nemmeno in discussioni inutili, come un professionista dovrebbe saper fare. Anche nelle interviste in sala stampa, nel dopo partita, legge sempre con estrema lucidità gli avvenimenti della gara e non è mai recriminatorio o polemico con avversari o arbitri. Ovviamente in campo non si tira indietro né nel gioco né nel “dialogo” con la terna arbitrale con la quale discute senza trascendere mai.
Sempre dalla sua pagina personale di Facebook, lascia trasparire frammenti della propria vita “normale” lontana dal parquet con la famiglia e gli amici più cari. Una bella caratteristica dei social, è permettere di conoscere un lato dei propri beniamini, che anni fa non si poteva neppure immaginare e apprezzare. Da ragazzi per poter incontrare i giocatori si andava fuori dal palazzetto o, i più fortunati ci abitavano vicino e li incontravano “in borghese”, o nelle ore libere in centro a passeggiare. Oggi sono le stesse società a proporre eventi pubblici per avvicinare la squadra ai tifosi e Cittadini è tra i più richiesti, fotografati, ricercati. Spesso saluta con il nome chi lo avvicina, segno che è attento alla persona che incontra.
L’aspetto più privato, che appare dai social (e da qualche indiscrezione richiesta alla moglie Stefania), è di un forte legame famigliare, molte sono le immagini che lo ritraggono al parco a giocare con i figli, anche dopo un’intensa partita o montare costruzioni Lego durante le feste natalizie. Del resto l’arrivo del terzo figlio (in luglio) ne è la conferma, il ruolo di padre lo esalta almeno quanto quello di pivot.
Riccardo (6 anni) e Matteo (4), si rendono conto da poco del lavoro che fa il papà e ne sono diventati tifosi accaniti, che sentono e vivono l’importanza di una partita. Questo per Ale è fonte di grande soddisfazione ed avere i suoi figli come tifosi, é un incentivo in più per dare sempre il 101%. In fondo chi non vorrebbe fare bella figura davanti ai propri figli? É un papà presente e a prescindere dal lavoro che fa, é un esempio per i suoi bambini.
Ci racconta ancora Stefania che, i primi giorni di scuola materna (lo scorso anno, quando non c’era ancora la “febbre da Leonessa” e in pochi lo conoscevano) Ale accompagnava i figli a scuola e tutti i bambini uscivano dalle aule per guardare il gigante e ne erano un pó intimoriti, restavano a bocca aperta e quando li salutava scappavano dalla maestra, in seguito hanno capito che il gigante in realtà, era buono, e dopo poche settimane già lo salutavano a gran voce, facendo a gare per battere il “5”! Quest’anno, Riccardo é passato alla scuola primaria, con bambini dai 6 ai 10 anni, che magari hanno anche iniziato il minibasket, c’è più consapevolezza, ma la domanda, che va per la maggiore, è sempre quella: “Quanto sei alto?”
Cittadini ha anche la parte “VIP” della propria vita da gestire, non solo nel rapporto con i tifosi che lo cercano, nel dopo gara, per autografi e selfie ma anche una più sociale; è spesso invitato in trasmissioni sportive, per analizzare la partita, nella sua duplice veste di giocatore e capitano; altre volte è stato presente ad eventi organizzati dagli sponsor della società o incontri presso scuole o associazioni che lo invitano per raccontarsi e portare la propria esperienza di atleta professionista. Sia che si racconti spontaneamente, sia che risponda alle domande, pacatezza e serenità lo contraddistinguano sempre, così come il suo sorriso. Il coro, dedicato ad Alessandro, dalla tifoseria bresciana (tutti pazzi per Cittadini!), esprime in una frase tutto l’affetto che in due stagioni è riuscito a conquistarsi dentro e fuori il rettangolo di gioco.
Alessandro Cittadini, un esempio concreto di serietà e professionalità, da far conoscere alle nuove generazioni perché capiscano che umiltà e duro lavoro sono le basi sulle quali si costruisce un futuro, in tutti i campi, non solo sul parquet di un palazzetto.