Team USA saluta il Torneo Olimpico con la frase che John Connor insegna a Schwarzy/Terminator nell’Episodio 2.
Nel primo di questa serie di commenti su Rio 2016 avevamo parlato dell’archetipica umana voglia di veder cadere il Re, e delle giustificazioni spesso fantasiose che accompagnano questo innato desiderio. Una volta di più i desideri e le giustificazioni sono rimasti tali, perchè anche una delle meno riuscite versioni di T-USA ha semplicemente avuto bisogno di 15 minuti di basket “da Maestri” per portare a casa una medaglia intera.
La partita non era iniziata male per la Serbia, perchè la difesa teneva bene occupata l’area e riusciva a sorvegliare discretamente anche il perimetro (dove però la mira scarsa e il nervosismo degli USA ampliavano i meriti serbi). Come accaduto anche in seminifinale, Coach K faceva partire Jordan invece di Cousins, e questa sarà la prima mossa vincente. DMC infatti entrava a poco dalla fine del primo periodo e infilava un libero fondamentale, il secondo di due. In quel momento la Serbia era avanti 14-11, gli USA erano nervosi, sparacchiavano talmente insensati che i tiri partivano senza nemmeno tutta la palla nelle mani, e DAJ aveva già 2 falli. Sbagliare entrambi i liberi avrebbe fatto tornare in difesa la squadra col rischio di trovarsi a -6 dopo l’azione serba, e allora, dato il livello di agitazione americano, la gara avrebbe potuto cambiare. Immagini alla mano, le facce di KD & Co. non erano le migliori. Invece Cousins infila il secondo e il periodo finirà 19-15 (parziale 8-1) per T-USA. Altra mossa ad indirizzare la gara: per placare Teodosic, Coach K sceglie il suo miglior difensore tra le ali, Paul George, e lo piazza su Milos per qualche azione. George (primo quintetto difensivo NBA nel 2014, secondo quintetto quest’anno) è più alto, grosso, con braccia infinite ed è anche più veloce. Fine dei giochi per il play serbo, fine dei giochi per la Serbia, anche perchè nel frattempo KD si era messo a giocare e segnare. Nel parziale decisivo mette 4/4 da tre, ruba 2 palloni, e segna 3 volte in penetrazione. Senza dimenticare che DMC, in teoria il peggiore della spedizione fino a quel momento insieme a Jimmy Butler, in una decina di minuti metteva a referto 11+12. + 23 a metà, e tutti a pensare alla cerimonia di chiusura dei Giochi. Nei 15 minuti intercorsi tra la fine del primo quarto e l’inizio del terzo periodo gli USA hanno anche difeso con una intensità e cattiveria che le squadre “altre” non possono affrontare. Le azioni serbe (non parliamo quindi di un gioco garibaldino o poco organizzato) erano 22 secondi di difesa personale per non lasciarsi mangiar via la palla, e poi un tiro abbastanza disperato: per 4 volte consecutive il primo terminale serbo è stato (per nulla casualmente, a beneficio di chi pensa solo al fisico degli americani) Simonovic fuori dall’arco – risultato 1/3 + una persa e già andava bene così. L’Oceano è molto meno largo di un tempo: vero, ma soprattutto a livello individuale. Ci sono non molti ma moltissimi giocatori europei che possono giocare, non tutti da star ma con piena dignità, nella NBA. Tedosic e Llull potrebbero ma non vogliono, come più volte dichiarato. Kalinic è un difensore di livello NBA, Bogdan Bogdanovic è già stato scelto ma ancora non è andato, El Chacho Rodriguez ci tornerà, e via enumerando. Quel che non si può ancora raggiungere è la profondità del roster e la sapienza cestistica, unita alla qualità tutta americana di, semplicemente, rifiutarsi di perdere. Il refuse to lose è radicato in ogni sportivo USA molto più che in ogni altro, e l’ultima prova si è avuta con la rimonta da 0 set a 2 a 3-2 della squadra maschile USA di volley nella finale per il bronzo vs la Russia. Quelli che desideravano veder cadere il re diranno che è solo fisico ed è solo tiro: anche fosse, immaginate di dire ad un allenatore di basket “tirerai meglio e prenderai più rimbalzi della squadra avversaria…e i tuoi sono anche più alti, più grossi e saltano di più”; non credo si dispiacerebbe e non credo comincerebbe a chiamare quello sport diveramente da: Basket.
Nella Finale per il Bronzo la Spagna ha battuto l’Australia, in una gara palpitante e punto-a-punto, creata ma anche rovinata da un arbitraggio davvero cerebucheggiante. La Roja di Scariolo e Gasol era arrivata a una comoda doppia cifra di vantaggio prima di farsi rimontare (come sempre in coincidenza delle sciocchezze comportamentali di Rudy e della presenza impalpabile ormai di Navarro). E’ un risultato in ogni caso non ingiusto, che premia la scuola europea e prolunga la serie negativa dei Canguri, arrivati a 0-4 nelle gare di consolazione.