Trentatré anni fa. Il viaggio conta più della meta. Per dire che non si vuole qui ricordare la finale Enichem – Philips, quella del famoso ultimo tiro di Andrea Forti, quella pure del tuffo di Mc Adoo per recuperare un pallone, immagini che recuperate oggi sarebbero potenti pure sui social per raccontare lo scudetto vinto da Milano e lo scudetto perso per un niente dalla squadra di Bucci. In una serata in cui mi trovai in una situazione paradossale: la gente che era al Palazzo sapeva già tutto, e uscendo si trovava circondata da quelli che arrivavano dalla città che avevano visto la tv e pensavano di poter fare festa. Sorrisi che si spegnevano, lacrime che si accendevano. Trentatré anni fa: un altro mondo. 

Nel basket ad esempio non c’era il terzo arbitro che quel giorno sarebbe servito per spiegare subito. Non era ancora il mondo dei social, i fatti importanti ce li raccontavamo in piazza. E così mi ero trovato circondato da curiosi che chiedevano a me, come chiedevano ad altri giornalisti, spiegazione di quello che era successo, che si arrampicavano sugli specchi delle loro speranze per dire che forse, magari, che bisognava rigiocare la partita. Passò Flavio Carera: mi vide circondato, in realtà non so come fece a vedermi, perché avevo gli occhi letteralmente pieni di lacrime. Ti stanno picchiando?, mi chiese, immaginando non si sa cosa, perché in quel momento eravamo davvero tutti un po’ sotto choc. No, Flavio, stiamo parlando. E lui se ne andò da un’altra parte a portare il magone di quel suo scudetto incompiuto. continua a pag. 15 di Basket Story #22 


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