Avevo 13 anni ed ero un bel biondino con gli occhi azzurri allorquando in un pomeriggio di tanti anni fa, per la prima volta, misi piede all’interno di un palazzetto dello sport.
Mia sorella maggiore aveva ricevuto in omaggio due biglietti per la finale di un torneo di basket studentesco molto sentito tra gli istituti superiori udinesi. Il clima era incandescente e vinse il trofeo l’istituto per il quale entrambi tifavamo.
A seguire, entrarono baldanzosamente sul parquet i cestisti dell’Associazione Pallacanestro Udinese e della Ginnastica Goriziana che si contendevano un posto promozione nelle massima serie italiana. Nonostante il grande tifo casalingo, ebbe la meglio il quintetto di Gorizia (82-83) che poi salì in serie A.
Fu quel giorno che per me scattò la scintilla dell’amore per il basket. Che ancora ho dentro.
Udine – che in un passato non lontano aveva conquistato tre scudetti di campione d’Italia di fila con le ragazze APU – approdò anch’essa in serie A con il quintetto maschile di Nino Cescutti e Giancarlo Sarti nel 1968.
Era l’epoca della Snaidero del presidente Rino che per lunghi anni ha poi fatto la storia del basket friulano. Arrivarono i Bisson, Gergati, Pellanera, Malagoli, il mitico Joe Allen e ancora Bovone, Cosmelli, Giomo, David Hall, Albert Sanders, Bob Fleischer, l’immenso Jim McDaniels. A Udine caddero blasonati quintetti quali Simmenthal Milano, Ignis Varese, Oransoda Cantù, Reyer Venezia, Fides Napoli… continua a pag. 6 di Basket Story #25
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Redazione Basket Story