Intervistato l’anno scorso, alla domanda sulle differenze tra Nba e resto del Mondo, Luis Scuola mi aveva detto: “Fa impressione la lentezza con cui si reagisce fuori dagli States alle novità. Si è sempre fatto così, si dice, e così si perdono delle opportunità”.

Adesso la sua Varese, un laboratorio per tutti, in tante scelte, paga errori, gravi, di qualche anno fa, mancanze che dovrebbero essere compensate in ben altro modo e non togliendo punti in classifica a una squadra che se li è guadagnati sul campo. Prima chiediamo ai club di diventare società, e poi i conti, sbagliati, fatti nelle stanze dei bottoni, continuiamo a farli pagare alle squadre: è una di quelle lentezze di cui parla(va) Scola. E a chi si meraviglia quando lo stesso Scola dice che non sapeva nulla della vicenda Tepic (Tepic? Qua lo sbaglio più grande, e non solo di Varese, continua a essere l’inseguimento di nomadi cestistici che non vogliono radici, bisognerebbe investire di più sui giocatori facendogli capire dove arrivano), chiedo quanto si sono meravigliati a scoprire che un ragazzo di 21 ha condiviso con la sua crew di videogamer i segreti di quello che teoricamente è l’esercito più potente del mondo.

Per tornare ad avere fiducia nel basket, due soluzioni.

La prima: andare in libreria e comprare il libro di David Hollander Come il basket può salvare il mondo. Invece di verificare solo i conti delle passate stagioni, le commissioni di controllo dovrebbero, ad ogni livello, verificare alla vigilia del prossimo campionato, se i dirigenti hanno letto l’opera, se l’hanno capita. E, si intende, lo stesso esame andrebbe fatto a ogni commissione. Hollander elenca tredici regole e condisce ogni capitolo con quella spezia speciale che è la passione. Tredici regole come Naismith: un cerchio che si chiude, ma anche una dote che continua a essere unica. Il basket ha una sua trascendenza, ci obbliga a guardare in alto, che è pure un modo di guardare altro, facendo attenzione appunto agli altri, tenendo sempre accesa la curiosità, evitando di essere banali.  continua a pag. 14 di Basket Story #26 

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