Quando finirà la saga “Rajon resta/Rajon parte”? Non prima di Febbraio ovviamente, ma intanto il suo volo dal tramp – – – cazzotto al m- – – – incidente domes – – – – ha zittito per un po’ le voci, unica conseguenza piacevole dell’ episodio: io formulo il pronostico pensando ad una sua permanenza. Ad Est il livello medio si è alzato: in un panorama ancora di non elevata competitività assoluta si è tuttavia ampliato il numero di squadre capaci di stare attorno almeno al 40% di W. Inferiori ai Celtics sulla carta vedo solo Philadelphia, Detroit e NY, mentre per i posti dal 6′ al 12′ si azzufferanno Bucks, Magic, appunto i Celtics, Charlotte, Miami assai peggiorata, così come Indiana senza George e con problemi di spogliatoio residui dallo scorso anno, Brooklyn (recente ennesimo, per quanto breve, stop di Mr. Cristallo, Brooke Lopez..), ed Atlanta che ha molti uomini di punta in scadenza, e potrebbe cedere all’ impulso di un febbraio pieno di trades. Per i Celtics sarà un anno di studio decisivo e definitive decisioni su alcuni uomini: Jeff Green e Jared Sullinger su tutti, ma anche, pur con qualche bonus in più da spendere, il sopho Olynyk. Le aggiunte di mercato non sono forse roboanti, ma sono piccole magie salariali di Danny Ainge, perchè Evan Turner a poco meno di milioni 3,3 è una presa ottima, e in generale anche gli altri arrivi non sono geni del basket ma giocatori abbastanza solidi, con contratti leggeri o in scadenza, e hanno generato per Boston l’ acquisizione di scelte e la liberazione di spazio salariale, utile ad esempio per rifirmare RR ad un quasi max deal. La stagione sarà importante anche per il coach Brad Stevens: pur non essendo obbligato a vincere non potrà barcamenarsi ala meno-peggio come lo scorso anno, e dovrà cominciare a far vedere miglioramenti, cosa in realtà già accaduta nelle prime uscite di pre-season, in cui Boston non ha mai davvero deragliato, pur vincendo in pratica solo con Sixers e Knicks. L’ estate dei Celtics insomma per occhi esperti non è stata improduttiva nè a livello di mercato nè a livello di draft. Dopo aver sognato per un attimo Embiid in occasione della frattura da stress che poteva far precipitare il lungo prodotto di Kansas fino alla settima scelta di proprietà biancoverde, dopo aver poco più che millantato un tentativo per arrivare a Kevin Love (colabrodo in difesa, stella presunta senza mai un’ apparizione in post-season, troppo intimamente californiano: questo dicevano molte voci sui blog di tifosi, segno che non sarebbe stato un arrivo completamente apprezzato da tutti), alla fine hanno aggiunto Turner, un lungo come Zeller, non di primo livello ma comunque migliore di Joel Anthony (da pochi minuti è stata pubblicata la notizia secondo cui il buon Joel potrebbe finire ai Pistons in cambio di Will Bynum, pg/sg, e saremmo ad aggiornare le magic stats di Ainge) e Faverani, Marcus Thornton che è sempre stato un discreto microonde e due rookies come Smart e Young. Il secondo si è chiamato per ora fuori da sè: dopo aver saltato Summer League e parte del training camp, aveva talmente voglia di giocare che ha taciuto una bua nuova, peggiorando le cose. Smart, invece, è l’ esatta iconografia di quel che si intende per giocatore NBA-ready: in difesa cambia anche sui 5, è duro, sempre ben organizzato tra piedi e busto, e in attacco a metà preseason ha già messo il numero di triple che molti avevano pronosticato per lui entro fine Gennaio. ESPN colloca i Celtics al 14′ ad Est, il mio pronostio è che per amalgama, talento e pride, almeno Phil Jackson, Van Gundy e un altro paio di coaches faran fatica a stare davanti ai ragazzi di Stevens.