Caro Kobe, è stata una sorpresa, sempre.
C’era un bimbo che, quando il padre giocava contro la Fortitudo, finite le partite o negli intervalli scendeva sul parquet del Paladozza a tirare e a far paniere spesso se non sempre. “WOW…Ma chi è quel cinnazzino?” “Il figlio di Bryant”…allora dicevi “Ah..ecco” con l’aria di chi aveva capito, ma non avevo capito un cazzo. Pensavo che sarebbe stato già tanto se avesse calcato le orme paterne, quel bimbo. La differenza c’era, a pensarci: eri sempre serio caro Kobe. Altri bimbi tiravano e giocavano intorno a te, ma non insieme a te; loro ridevano, si voltavano verso i compagni, i fratelli, i genitori…tu no, non ridevi, non ti voltavi, eri sempre serio e quel pallone era il tuo, e gli altri lo sapevano, perché se gli capitava vicino te lo ridavano.
C’era un ragazzo che entrò nella NBA in un momento non felicissimo per l’Associazione. Era un momento gangsta, decisamente troppo gangsta; ed arriva uno direttamente dal liceo, uno non coperto di tatuaggi, nero borghese, parla tante lingue ed un inglese pulito. Per giunta arriva nei Lakers, la squadra di Shaq, ne ha rispetto ma non timore. E gioca, il kid. Gioca WOW! Ruberà la squadra a Shaq e la NBA a tutti gli altri di quel momento. Imparerà a farsi sentire con la eco di una determinazione assoluta, inflessibile e rompipalle soprattutto contro quelli che non si impegnano fino a sfruttare il proprio talento al limite massimo. Tipo quel poveraccio di Swaggy-P…cui mancherai tantissimo. I tuoi bersagli sentiranno la tua mancanza più di tutti.
C’era un campione che decise di ritirarsi, e convertì tutta la stagione a suo canto d’uscita. Un po’ noioso, dopo 40 partite….50….70…..81….poi arriva quella. Quando l’ultima partita arriva comincio a pensare cose nuove di te, sorprendenti. Cose fuori dal Gioco e oltre il Rispetto. Magiche, in un certo senso. Ultima gara, in casa, in rimonta, 60 punti e tutto come in un sogno, in un film di quelli che pensi: come sarebbe bello se la vita fosse tutta così, davvero così.
Infine, lo wow più grosso di tutti. Quando per salutare ti inventi quella lettera, di amore e di addio. E capisco, capisco che ti dirò Caro Kobe per quelle parole e quel video, più che per tutti i canestri. Dear Basketball…eri come noi. Non per elevarci dove non siamo stati né per rubarti qualcosa: ma era la prima volta che uno di quei campioni enormi, ammirati e amati, lo diceva con tanta chiarezza. A volte lo avevamo pensato, lo avevamo intuito da certe interviste e dettagli, però il primo e l’unico a dirlo con chiare, semplici parole ed immagini sei stato tu. Anche voi Campioni, voi Leggende del Gioco amate la pallacanestro come la amiamo noi manovali del ferro sdengato. Un amore puro e naturale e istintivo..“A love so deep”, da cinno in poi.
Ora che ci hai sorpresi ancora, tanto che ho dovuto guardare 3 o 4 siti per esser certo che non fosse lo scherzo di qualche stronzo, ora cerca di sorprenderci altre volte. Ora che ti sparerai dei campetti incredibili con la tua amata GiGi, e La Guglia, Hondo e quel vecchio tiratore semi-immobile di mio padre, quando puoi, se ne hai voglia, facci avere qualche bella notizia su come stanno le cose Di Là.
Noi, di qua, ne abbiam bisogno.