Conosciamo il nuovo centro della Dolomiti Trento Energia Julian Wright.
Julian hai iniziato la tua carriera giocando per uno dei più prestigiosi college d’America Kansas Jayhawks.
Quali sono i tuoi ricordi di quell’esperienza?
“Ho molti ricordi, nell’anno da Rookie avevamo una squadra giovane, vincere la nostra Conference è stato un grandissimo risultato, ci ha dato molta fiducia nei nostri mezzi. Nell’anno da Sophomore abbiamo battuto i Florida Gators, che avrebbero vinto il campionato NCAA nel 2007. E’ stato un successo importante e ci posizionò nelle TOP 5 della nazione. Durante quell’anno giocammo anche allo United Center di Chicago la mia città natale e giocare di fronte alla mia famiglia è stata sicuramente un’emozione molto grande. Siamo arrivati a una partita dal giocarci le Final Four. Eravamo un team molto difficile da battere in casa dove abbiamo ottenuto molti successi. Questi sono i miei ricordi principali.”
Dopo due anni di college hai partecipato al Draft Nba e sei stato scelto da una squadra fortissima come i New Orleans Hornets con i quali hai giocato 3 anni. Nella stagione 2007-08 avete raggiunto la semifinale di Conference.C’è una partita che ricordi in particolare o una tua performance di quelle stagioni?
“Della mia stagione da Rookie mi ricordo la prima serie di Playoff contro i Dallas Mavericks; fu un test molto importante per noi contro una squadra che ha vinto il titolo pochi anni fa (2011 N.d.R.);qualificarci al round successivo ci diede molta fiducia; sono stato in grado di contribuire alla vittoria nella serie e di giocare una solida difesa diventando un miglior giocatore; il mio minutaggio era altalenante ma ho arricchito enormemente la mia esperienza”.
Ti ricordi lo starting Five dei New Orleans Hornets?
“Chris Paul, Morris Peterson, Peja Stojakovic, David West e Tyson Chandler. Era una squadra molto dinamica composta da giocatori con caratteristiche e abilità diverse e una buona panchina con atleti come Bonzi Wells e Jannero Pargo. Questo gruppo mi ha aiutato molto e mi ha fatto capire cosa significa essere professionisti.
Poi sei passato a Toronto in un Trade che portò Belinelli a New Orleans. Cosa non ha funzionato in quella stagione?
“E’ stata una decisione di business, Toronto aveva molte guardie quindi era desiderosa di avere un roster più flessibile. In ogni caso è stata un’altra esperienza importante, la prima in un paese straniero, il Canada con una cultura diversa. Non giocai molto ovvero molte partite ma con basso minutaggio. In particolare ricordo la partita contro i Cleveland Cavaliers in quanto feci una buona prestazione contro il mio ex allenatore. Sembra che sia una regola non scritta che si giochi bene contro la propria ex squadra e allenatore forse perché si conosce lo stile di gioco e come viene allenata la squadra di provenienza. A Toronto avevamo una compagine giovane in ricostruzione, stavano pianificando il futuro. Osservando i risultati recenti di inizio stagione NBA si nota che è una franchigia molto forte nella Eastern conference quindi il progetto di investire in giocatori giovani ha dato i suoi dividendi”.
Successivamente dopo un’esperienza nella D-League sei arrivato in Europa, hai giocato in Israele, Grecia, in particolare nel Panathinaikos. Quali sono i tuoi ricordi dell’esperienza greca di fronte ad un pubblico molto emotivo?
“Mi è piaciuto quest’ambiente diverso, del Panathinaikos mi ha impressionato la dedizione dei tifosi che riescono a dare alla squadra una spinta e motivazione notevole facendola lavorare duro per ottenere obiettivi importanti.
Giocavamo molto di squadra fissando obiettivi comuni. In Grecia c’è molta pressione per la vittoria ma i giocatori che amano le sfide riescono a elevare il livello del proprio gioco”.
Quali sono i tuoi obiettivi per la stagione a livello individuale e come squadra?
Come squadra vogliamo raggiungere i playoff, vogliamo lottare per lo scudetto, continuare a imparare e a costruire una compagine vincente.
Dal punto di vista individuale fare la mia parte aiutare il team a vincere, non mi preoccupo delle statistiche, alcuni giocatori segnano molti punti ma per quanto mi riguarda non ho uno specifico obiettivo personale.
Se la squadra è vincente i suoi giocatori vengono poi selezionati per manifestazioni importanti come può essere un All Star Game”.
Quale sono le tue prime impressioni di vivere in Italia e giocare per Trento?
“Fino ad adesso è stata una bella esperienza, la mia famiglia è qui con me, Trento è una città molto pulita i fan sono calorosi, e imparando di più l’italiano avrò maggiori possibilità di dialogare e godere pienamente di questa esperienza di vita.
Sono qui da dieci mesi, ho già vissuto in Europa in vari paesi ritengo non ci voglia molto per adattarsi”.
La tua famiglia vive qui. Com’e composta?
“Mia moglie e i miei due figli.”
Quanti anni hanno e come si chiamano?
Mia figlia si chiama Taylor ha’ 7 anni, il bimbo ha 3 mesi e mia moglie si chiama Tiffany.