Per una volta…
..mi cito, anche se non come protagonista ma come spettatore attivo di un momento di basket e di spettacolo. Ieri (n.d.A. venerdì 13 marzo) c’è l’Eurolega a Milano ed io dirigo le riprese per l’occasione. Ma non c’è solo questo: c’è molto di più. Per i Milanesi ma anche per tutti gli appassionati di basket. Torna Mike D’Antoni e la sua maglia, la numero 8, viene ritirata e appesa insieme a tutti i trofei che campeggiano sul soffitto del Forum.
Ho 59 anni, di cui 26 a “fare il regista” televisivo e altri 10 sempre in tv, eppure in più di un momento ho avuto bisogno di fazzoletto e dell’aiuto dei miei collaboratori perché la vista era decisamente appannata. Non mi vergogno di essere una persona che si emoziona: nel mio lavoro può essere un aiuto per capire cosa può toccare o non toccare certe corde degli spettatori. Ti può collegare meglio con chi vede le tue immagini e questo in televisione e maggiormente quando racconti certi momenti, è fondamentale.
Ieri ho visto ragazzi di 60 anni e più e adulti di 18, tutti a spellarsi le mani e con gli occhi lucidi. Come il grande Mike. Era all’imboccatura del tunnel d’ingresso a guardare sui maxi schermi la sintesi della sua carriera: una selezione delle migliaia di ore passate sui campi di basket a far magie… e anche lui aveva gli occhi umidi di commozione. Non ho potuto far a meno di farlo vedere: uno dei giocatori più freddi e calcolatori in campo ed una delle persone più gentili e disponibili fuori. La partita? Ah si, Milano l’ha vinta… forse con il contributo di un po’ di magia dell’Arsenio Lupin di Mullens!