Squadre non di prima fascia, ma che lotteranno per gli ultimi posti nei Playoffs o per il Play-In.

VIRTUS. Durante tutta l’estate, la peggiore comunicazione societaria del mondo ha fatto passare una realtà dopotutto abbastanza solida come la V-BO per una combriccola di scappati, alcolizzati, impasticcati, poveretti con le suole bucate. Invece, alla fine, la squadra per il 2024/25 è migliore di quella dell’anno scorso… centri a parte. Finalmente è arrivato il fisico vero: Rayjon Tucker. Via Iffe, dentro Matt Morgan: più fisico, più pg, più punti… probabilmente meno tiri della vittoria. La somma di Grazulis, Akele, Clyburn non è nemmeno accostabile a quella che fornivano Lomasz, Dobric, Abass. Anche Visconti è migliore di Mascolo, diverso ruolo ma simile consapevolezza di non-minutaggio in EL. Resta il vuoto aperto dalla partenza di Dunston, che rende l’inadatto (alla EL in particolare) Zizic il probabile centro titolare della formazione: significa tanto campo e tanti minuti per Diouf e Cacok e tanti dolori di testa e di fegato per coach Banchi. Però la squadra è globalmente progredita, e quando, come sempre accaduto, i minuti del centro croato in Europa crolleranno, vedremo una Virtus pronta a battersi per la post-season. Altro miglioramento: la fine dello scorso anno ha mostrato come è la squadra senza la versione-Cocoon di Beli e Hackett: i nuovi garantiscono una migliore resa in quelle condizioni.

EFES. Mercato brillante con due possibili punti deboli o inevasi: una percentuale di scommessa esiste per quasi ogni acquisto, e il mercato non ha toccato il reparto guardie che si trova a essere corto / anziano. Ci sono anche molti più Turchi a roster, nessuno dei quali sarà di aiuto: regalare in EL 6 giocatori su 17 significa che si è badato molto al risparmio e che, per ripartire e costruire fiducia dopo la prima complicatissima stagione post-Ataman, si punterà anche al campionato. Una percentuale di scommessa dicevo: è sia in Stanley Johnson che Jordan Nwora. Entrambi talenti notevoli per l’Europa, il primo (a parte il primo anno in NBA) ha sempre giocato al di sotto delle enormi potenzialità e non è il più mansueto che abbiate mai visto; il nazionale nigeriano è più composto, ha esperienza FIBA, è tiratore più continuo. Anche se possono giocare insieme, paiono l’uno l’assicurazione sull’altro: basta che non falliscano entrambi, insomma. Il reparto lunghi non è profondo ma affidabile: Poirier e Smits sono polizze reali, basta non chiedere loro ciò che mai hanno dato, e Oturu, uno dei giocatori col peggiore rapporto minuti/falli commessi, è rimasto per continuare la maturazione che lo scorso anno, in più di 2 ma meno di 10 gare, lo ha fatto rendere da protagonista. 147 sono invece gli anni delle 5 guardie, tutte confermate: età media gestibile ma sorgono dubbi sulla tenuta di Beaubois che ne ha 36, sul fiato di Larkin che già lo scorso anno è stato in campo praticamente sempre (35 gare / 1108 mins per 38+ di media), sulla reale capacità di incidere sia del deludente Darius Thompson che del giovane tedesco Hollatz.

PARTIZAN. Sono andati via tutti, a parte Koprivica (infortunato) e Caboclo. 13 nuovi sono difficili anche per Obradovic. Una carica di esterni per cominciare: il gran talento del secondo migliore Sud-Sudanese Carlik Jones (se entra in sintonia con Obradovic, sarà una grande stagione); Duane Washington è un giocatore alla Payton Jr e un eroe delle leghe minori USA; Ntilikina porterà con sé il solito equivoco sul suo essere / non essere una vera pg, ma anche la grande difesa che è il motivo per cui Zeke lo ha voluto; Sterling Brown finalmente ha una situazione non perdente dove dimostrare il proprio valore; Lundberg (5 game winners 23/24) potrebbe mettere una pezza al grande peccato/difetto della scorsa edizione del Partizan: non vincere mai le gare allo sprint. Qualità arrivata anche in ala con uno degli unsung più decisivi del torneo: Vanja Marinkovic; ottima presa anche l’esperto Isaiah Mike: 12-3-1.5 a Bourg en Bresse con 60% dal campo e 37% da 3 dicono di un giocatore solido e abituato ai vertici. L’ultima accelerazione di mercato ha portato una stellina (Mitar Bosnjakovic, sf/sg del 2006) e soprattutto lunghi: Tyrique Jones e Brandon Davies (sono curioso di vederlo alle dipendenze di Obradovic dopo che a Valencia si era abituato a giocare dove gli pareva, loose&free…..). Talento molto elevato e diffuso, ma assemblaggio? Dando tempo al tempo, li metto nel gruppo di mezzo: per ora sono più decimi che sesti/settimi.

ZALGIRIS. Il Trinca ci sarà. Lotterà per la post-season. La dirigenza lituana ha fatto il possibile per regalare al coach un roster migliore dell’anno passato, e, nonostante l’addio a Evans e Hayes, il lavoro finale è egregio. Gli arrivi dicono di una guardia che segna in ogni maniera (Francisco); di un giocatore che è il prototipo fisico dell’ala che sposta in EL (Matt Mitchell, già segnalato a più riprese da queste righe, arrivato per i problemi societari di Londra); di uno dei migliori centri difensivi della storia EL, ovvero Bryant Dunston; di un professional scorer come Ty Wallace; del ritorno di Iggy, che fuor di Lituania se la è passata male, ma è pronto a tornare determinante; del colpaccio Smailagic, strappato al Partizan; di una guardia lituana di 204 cm, draft&stash dei Mavs 2022, primo realizzatore di EC lo scorso anno col 43% da 3: Davidino Sirvydis. Oltre la pattuglia lituana già residente, importante la conferma di Brady Manek: al suo secondo anno (e primo intero con Trinchieri) farà ancora meglio.

STELLA ROSSA. Un altro mercato molto aggressivo almeno per numero di arrivi/partenze, ma differente per tipologia di scelte da quello dell’anno scorso. Su 7 nuovi, 4 sono Serbi; su 17 totali al momento, 11 sono Serbi. Visto che CMM e Bolomboy hanno acquisito naturalizzazione bulgara e russa, sono solo due gli USA “puri”. Chiara l’impronta identitaria che la dirigenza ha voluto dare alla squadra: passa anche attraverso il voler confermare la capacità di sfornare talento. Dopo Topic, un altro ragazzino in guardia: quadriennale per il 17enne (Next-Gen con 24+8 e 2 rec) Andrej Kostic. Sorprende un po’ la conferma di Sfairopoulos: possibile, se le cose non andranno bene da subito, sia il primo coach a saltare. Il ritorno di Kalinic e l’arrivo di Miller-McIntyre chiariscono che rispetto allo scorso anno sarà più difficile fare canestro vs i biancorossi e, altro lato della medaglia, non scommetterei su valanghe di punti segnati. Il reparto guardie, contando il ragazzino e Dobric, è profondissimo: sono in 8, ma 4 di loro hanno età media 34 e mezzo. Avere Bolomboy come centro titolare coperto dai due indigeni Mitrovic e Plavsic è punto debole evidente, ma non costituisce un grande arretramento: Gillespie e soprattutto Tobey, lo scorso anno, sono stati davvero orrendi.

MACCABI. Difficile in questo momento dissociare i gialloblu dalle vicende politiche, difficile in questo momento vivere a TelAviv (città splendida, per altro: penso che se l’Oceano di Long Beach potesse desiderare, desidererebbe di essere il Mediterraneo ruvidissimo di TelAviv) in senso assoluto: la fuga dei quattro principali giocatori non ha colto di sorpresa. Infatti sono stati rimpiazzati bene: Jordan Loyd al posto di Zo Brown e Jaylen Hoard al posto di Colson sono cambi quasi alla pari; Wenyen Gabriel è il più talentuoso Sud-Sudanese e il suo pregio maggiore, lo ha capito anche Pesic, è che la apparente mancanza di coscienza è in realtà il modo futuro del basket e nasconde tanto pensiero; Jokubaitis è alla svolta della sua carriera: non giurerei sarà verso l’alto, ma il talento non gli manca; Levi Randolph è il classico furto che i Maccabei ogni anno mettono in opera vs uno degli Hapoel: Gerusalemme avrà 16-4-3 (stats BCL) in meno. A parte Rivero, quelli che sono rimasti sono tutti Israeliani o USA naturalizzati: solidi. Questa combinazione di talento e cemento, però, sconterà probabilmente il campo neutro (di nuovo) e un’atmosfera sempre meno gradevole e favorevole. Per il Maccabi la post-season è difficile per motivi poco cestistici, ma il materiale umano c’è.

BASKONIA. Ultimo posto perché il roster per la EL è ancora incompleto: 9 giocatori. Però sono quasi tutti di grande livello, motivo per cui i Baschi finiscono nel gruppo di chi lotterà per andare alla post-season. I ritorni di Howard, Moneke, Sedekerskis sono un’ottima base; gli arrivi di Hall tra i centri, Luwawu-Cabarrot tra le ali e dell’ex italiano Kamar Baldwin in guardia sono solidi. Le seconde linee hanno dimostrato (due gare di Rogkavopoulos vs la Virtus nel Play-In, per esempio) di sapere stare buoni al loro posto per poi colpire quando serve. Il nuovo coach Pablo Laso porta genio e titoli già vinti, e, infine, resta da attendere che dia frutti (in termini di arrivi) la sapienza del miglior scouting d’Europa.