Altro doppio passo falso per le squadre italiane di EL.
1 – BELGRADO / BOLOGNA / ATENE / ISTANBUL. Lo sport di vertice sta evolvendo verso le leghe private. Conta anche il fatto che le Federazioni non fanno nulla di quello che dovrebbero: non sviluppano la pratica di base, non migliorano le strutture, non evitano le porcate (FIGC insegna). Diventeranno quindi importantissimi i bacini di utenza e le risorse/strutture territoriali. Oggi, nonostante il momento difficile della F e (ormai il peggio è passato) del Pana, esistono solo 4 realtà in grado di supportare due squadre di vertice nello stesso territorio. I problemi della F non sono strutturali ma legati alle ultime dirigenze (penosa la gestione Pavani: presidente-fossaiolo, ma fammi il favore…). Bologna e Belgrado, poi, sono unite anche da tradizionali flussi di giocatori, allenatori, camp estivi e non. Nessuna delle 4 deve essere presa a esempio: troppo particolari. Un territorio avrà una squadra principale che fagociterà le altre, nello sport d’élite del futuro. In Italia già accade: Milano, con tutto il rispetto per le 10 società “di zona” tra LBA e LNP, ha già iniziato a divorarsi il resto; ci sono esempi ancora maggiori, come il Maccabi: ogni tanto si distrae e perde un campionato, ma È il basket israeliano. O lo Zalgiris.
2 – SAPIENZA. Da un altro lato, il basket italiano continua a sfoggiare alcune competenze: sono da rimarcare e contemporaneamente sono un rimpianto rispetto alla carenza di denaro (spesso male gestito). Da un rapido excursus (senza contare i roster di Olimpia e Virtus e gli Italiani in giro) sono 27 i giocatori che stanno giocando la EL avendo alle spalle nell’ultimo decennio un passato nella nostra lega. Alcuni sono arrivati già come stelle o giocatori di livello (Nedovic, Kalnietis solo alcuni esempi), altri hanno avuto il trampolino di lancio in LBA e con altre gestioni sarebbero potuti rimanere: Hommes, Kevarrius Hayes, Punter, LeDay… La competenza dei G.M. nostrani è elevata, così come efficace la relativa rete di scouting: a parte qualche caso sfortunato.
3 – GIEMME. La squadra italiana con i peggiori G.M. e la rete-scout più scalcagnata d’Italia negli ultimi 5 anni è stata la Fortitudo Bologna…credetemi sulla parola. Però anche Messina non ha scherzato. Tecnicamente il G.M. è El Greco, ma il responsabile acquisti è Messina. 2019/20: arrivo di Aaron White, bianchetto virginale con 1 sola buona stagione in ambiente molto friendly, lo Zalgiris dei Miracoli di Jasi&Micic + scelta di Shelvin Mack come pg: mai stato altro che un grande incursore con solo la mano destra, incredibile Messina lo abbia voluto pur avendolo conosciuto bene in NBA + primo dei 3 anni persi a insistere su Tarczewsky. 2020/21: la migliore squadra mai avuta, complimenti necessari, unici errori aver voluto insistere su un Chacho ormai vagante e la pedata nel culo a Moraschini (validissimo in RS) proprio alla vigilia delle F4, una Messinata imbarazzante. 2021/22: Chacho non più presentabile ma tenuto + Mitoglu / Daniels invece di Punter / LeDay per un differenziale negativo dell’orrore + precoce croce addosso (con le solite scenate pubbliche) a Jerian Grant. Il 22/23 non si può nemmeno commentare: Pangos? Baron? Thomas fuori ruolo? Nessun ricambio per Shields?
4 – EFES. La squadra di Ataman, in casa ma sempre senza Larkin, ha dato dimostrazione di potenza non solo di talento. Con Polonara in quintetto pro M’Baye, ha maciullato metodicamente l’Olympiacos, nel rematch delle Semis ‘22. Secondo half da 49-30 per i Turchi, che hanno trovato il terzo polo offensivo nella migliore dell’anno di Rodrigue Beaubois. La guardia francese è giocatore poco appariscente, difensore velenoso ma per nulla fermo offensivamente. Solo che la maggior parte del tempo ha davanti altri migliori e più selfish di lui. Alla fine 19-6-1 con 5/6 da 3. Conclusione: al ritorno di Larkin l’Efes non peggiorerà, quindi…
5 – 50. I punti beccati dalla V-Bo nei quarti centrali vs la Stella Rossa. Seguono i 51 del Pana nello stesso arco di gara. Entrambe, prima di incrociare Bologna, avevano un attacco tra i 5 peggiori di EL. Si arriva alle scarse qualità in-game di Scariolo (cfr settimana scorsa), ma anche a un concetto da non dimenticare: pur avendo il sesto budget più alto del torneo, la squadra è una rookie, e sta perdendo gare come fanno i rookie. Senza 2 o 3 improvvidi KO sarebbe dentro la playoff-picture (record 6-5 possibilissimo).
6 – CALDO / FREDDO. Le 3 formazioni più fredde del momento sono Milano (ultima), Alba (8 KO in fila) e Maccabi (perse 5 delle ultime 6). Le più calde sono Montecarlo (per me vera sorpresa del torneo finora, ma sempre con la mina-James innescata), Efes (4 W in fila) e Bayern (4 W nelle ultime 6).
7 – ISAAC BONGA. L’uomo chiave per Trinchieri: da quando è tornato i bavaresi hanno iniziato a vincere. Il suo problema maggiore sono tiro da 3 (28%) e falli. In più della metà delle gare ne ha commessi 3 o più, limitando il minutaggio. Le sue cifre dicono poco: 7-6-1 con poco meno di 8 di valutazione, ma è il collante e il tuttofare, un 2.04 che porta palla o stoppa.
8 –TRINCHIERI. Non lo conosco di persona, apprezzo più altri allenatori e individuo il suo principale difetto nell’essere un coach che spreme i giocatori: dopo 3 anni con lui sei da pensione o anno sabbatico. Lo confermarono, pur rimasti a Cantù meno, Tyus e Micov, e Basile dopo il Trinca disse, a Repubblica: Voglio diventare grasso. Però sa fare progredire quelli semplicemente discreti: il lavoro su Jaramaz, Obst e Rubit (che da incapace di muoversi ora va via in palleggio 1 vs 1 fronte a canestro) è impressionante.
9 – CASSIUS WINSTON. Al Draft NBA 2020 furono scelti due Cassius. Uno è il ragazzo che, per problemi non sormontabili alle caviglie, sta vivendo in G-League ma ha l’obiettivo dichiarato di diventare NBA Commissioner, C. Stanley. L’altro è la miniguardia truccata da pg che gioca al Bayern: da rookie in EL 11-2-3 con 1 rec in meno di 20 mins di impiego sono roba buona; peccato il 42% da 2, ma è infallibile o quasi dalla carità, 29/32.
10 – NUOVO HINES. Stabilito che è / è stato unico, bisogna(va) pensare a come sostituirlo. Con caratteristiche differenti, ma con lo stesso motore che non si ferma mai, l’uomo per raccogliere l’eredità di Hines è John Brown (Brindisi-Kazan-Montecarlo). Problema? Eh, sorride. No no no: peccato mortale.