Si è conclusa la cavalcata della EL, con una finale emozionante e delle F4 in generale da ricordare.
1 – (Los tres) AMIGOS. Sergio1, Sergio2 e Rudy. Per me gli altri due erano Zanna e LaBraga. Livelli diversi, stesso feeling: quando ti ritrovi, dopo percorsi e strade differenti, a giocare insieme a un paio di tizi con cui hai condiviso giovanili, scuola e adolescenza. E senti il flusso e sai che non ce n’è per nessuno. Avevo pronosticato da tempo Real, Real è stato; avrei preferito il Pireo, ma quando si attiva quella particolare connessione, profonda anni e mille esperienze, nemmeno Vezenkov o Bartzokas possono vincere. Chacho ha vinto la semifinale, Llull la finale. In mezzo tantissimo Tavares, arbitrato (come sempre, e sta diventando un problema) con grande incostanza e tanta permissività. In ogni caso il Real era talmente grosso e imbattibile prima, da esserlo rimasto nonostante fosse alle F4 senza Yabusele, Poirier, Deck; e ha messo in quintetto un 18enne che in 14 mins totali di F4 ha scritto 1/1 da 2, 1/1 da 3, 2 rebs, 1 stoppata, 1 persa.
2 – FALLO!!! Sinceramente: quanti pensavano che quell’ultimo tiro di Llull NON sarebbe entrato? Pini Gershon, per Jasikevicius (cfr. biografia) il miglior allenatore in-game d’Europa, sapeva che certe cose vanno allenate secondo esperienza, non secondo i libri. L’errore fatale del Pireo è stato non fare fallo su quello che sarebbe stato il game-winner, perché tutti sapevano che sarebbe entrato: mandare Sergio1 in lunetta avrebbe forse dato al Real il +1 (ma l’esperienza dice che sul tiro Llull ha il 95%, ai liberi 15 punti percentuali meno) lasciando però almeno 4 secs in più per riportarsi sopra.
3 – MJ. Quadro finale della stagione più positiva nell’ultimo decennio per Mike James in EL: lui che esce dal campo e il suo coach con mezza bottiglietta d’acqua in gola a far finta di bere senza dargli il cinque di consolazione. Montecarlo ha raggiunto le prime F4 della sua storia, coerentemente all’aumento del budget e a una stagione brillantissima, come sempre sia “grazie” che “nonostante” MJ. Ennesima conferma del suo essere dorato ma perdente, con grande responsabilità per il record negativo dei soli 2 pti in un quarto. Il bello è che probabilmente vedremo ricomporsi la coppia il prossimo anno: Obradovic sbagliato e MJ sbagliato di nuovo insieme
4 – JASI. La semifinale persa è il punto più basso della sua carriera da coach. Non rendersi conto (oppure rendersi conto ma non reagire) che il suo uomo-chiave era Abrines e fargli fare su e giù campo/panca privilegiando anche quintetti bassissimi con Kuric da 3. L’incredibile testardaggine di insistere sulle triple in ogni caso: nel secondo tempo 1/16. Scelte pre-stagione arrivate al nodo cruciale: Sanli? Insomma, tanto lavoro estivo in Catalogna, a cominciare da una riconferma non blindata per il coach.