Problema arbitrale di dimensioni infinite per la EL.
1 – ARBITRI. Il fallo di Shengelia era evidente, sfondamento lampante. Così come uno sfondamento risibile è stato fischiato a Lauvergne prima di quello che ha fatto arrabbiare Pozzecco (che era fallo). Ma non è questione di ASVEL o Bologna, Lituania o Grecia ciò che importa fare ora. Ora bisogna porre regole su cosa devono o non devono fare gli arbitri a livello di comportamento personale, per esempio smettere di seguire con gli occhi un giocatore già furioso; bisogna porre dei limiti al numero di viaggi allo schermo che possono fare, come limitati sono i challenge a disposizione degli allenatori o i falli dei giocatori: se non si è capaci di guardare e vedere ciò che accade live, non si può arbitrare; bisogna fare severe classifiche delle cazzate che fischiano (o non fischiano) e penalizzarli a livello di carriera almeno in EL; bisogna definire un rigido limite di età (40, più o meno come la carriera di un giocatore). Perché su una cosa posso dare ragione (è la prima volta nella vita, compreso il periodo da giocatore a Bologna) a Pozzecco: è ora di finirla con ‘sti arbitraggi.
2 – FRANCESI. Gara tirata ASVEL vs Bayern, divertente per via dell’equilibrio e dei supplementari, ma di rara bruttezza e farcita di corbellerie. Arbitraggio a parte, Pozzecco è stato tradito dai suoi francesi più esperti. Il fallo assurdo di Kahudi su Bolmaro, le difese in sedazione di Lauvergne + il suo 0/4 ai liberi, l’ostinazione di TLC a volersi prendere gli ultimi tiri dei periodi, infilandola mai. Alla squadra avversaria, invece, ha girato bene (se così si può dire) anche con gli infortuni: KO Obst, entra a miracoleggiare Weiler-Babb; KO Bolmaro, dopo un po’ rientra (tenuto fermo per 4’ periodo e 1’ supplementare) Francisco. Due giocatori, 4 tiri, 12 punti.
3 – VIRTUS. Non tante squadre sarebbero sopravvissute a un primo tempo da 19 pti con 8/9 al tiro da parte del centro titolare avversario. La V-Bo invece ha addirittura finito lo half in testa. La gara era già vinta a quel punto. Continua il momento magico di Shengelia (15-8-5) e di Banchi, che imbrocca anche le parole giuste. Parla di grande salto di mentalità, dove altri (ogni riferimento ecceccecc) parlerebbero (parlano) di Intensità, concentrazione, grinta. Il meccanismo di Bologna è tanto accuratamente calibrato anche a dispetto di difetti e assenze che non pare giusto toccarlo in alcun modo, anche se… Anche se Smith non serve, ora che Lundberg è recuperato, mentre servirà qualcuno che dia le scintille quando Belinelli scadrà un po’ di forma e, ancora più importante, quando arriveranno le Elite8. Momento lontano, estremamente in prospettiva, ma ipotizzare una guardia anche meno completa ma che sappia fregarsene delle difese di post-season non è sacrilegio.
4 – PANA. Ataman sta arrivando. Cinque in doppia cifra per il Pana, un sesto a 9. Insieme al coach stanno arrivando i giocatori, in una formazione che aveva praticamente tutti nuovi. Si nota da alcuni dati minori dello score, come Lessort 11 falli subiti. Da come vengono date le responsabilità: Jerian Grant gioca solo 2 mins meno di Sloukas ma 4 più di Vildoza e 10 più di Nunn, nella rotazione di 4 pg del Pana che porta tanti benefici alla sf molto spuria (perché molto più piccola della media) Grigonis. Il Lituano vs Valencia ha messo 11 con 5 tiri, come avesse tirato con il 110%.
5 – PAR CONDICIO. Quindi punto dedicato al Pireo. Squadra rivoluzionata, senza i due pilastri Sloukas e Vezenkov sta faticando a trovare un’identità. Potrebbe essere questa: Walkup e Canaan insieme (non alternandosi più) a Peters, un centro (variabile a seconda delle condizioni di Milutinov), e poi la staffetta delle sf: il Papa fornisce alcune cose, Iggy altre (molte: non eccelle in nulla ma fa tutto, anche vs ZAL a 9-6-4), i Greci e Sikma danno il contorno, McKissic sta perdendo terreno e minuti.
6 – PETERS. In silenzio sta disputando una stagione che non ha molto da invidiare a campioni più celebrati e più cantati. Le sue cifre non sono da pura catapulta di triple, anzi: sta rimodellando il suo gioco portandolo a livelli di elevata completezza. Tira più da 2 che da 3: 56 e 43; nel primo caso con il 64%, nel secondo col 53. Le medie dicono 16.2 + 5.6 + 2.1, con 1 rec/gara. Paragonato a Shengelia, per esempio, gli è dietro solo di 0.6 pti e 0.4 rebs, con % globalmente migliori dal campo: il Georgiano è primo per valutazione, Peters nono ma i 4 pti di differenza sono costruiti per più di metà dagli assist (Toko doppia Peters, 4.2). Continuando coi paragoni: segna e cattura rimbalzi più di Clyburn, fornisce più ass di Mirotic e Moneke.
7 – BROWN. Sapete che un mio soft spot è riservato a John Brown. In una serata che ha visto James più vicino a LeBron che a sé medesimo Mike (top scorer, top assist-man, top rimbalzista pari a Brown) e ha eletto Blossomgame a match-winner in tap-in con schiacciata, il tessuto connettivo dello ASM corsaro è stato lui. 8+8 con 2 rubate, difesa perfetta su Moneke (tenuto a 4 pti con 2/7 dal campo) in cui spicca una palla proprio fondamentale carpita dalle mani del Nigeriano. Lui era anche uno dei due ex-Brindisi della gara, entrambi nella nobiltà EL: l’altro è Darius Thompson. Sono stati compagni sotto Frank Vitucci. Tornando a Montecarlo e alla serata di James: quando ha queste prestazioni, bisogna lasciarlo fare e così è stato; lui 20 tiri e 10 panieri, Okobo-Kemba-Diallo (perdurando l’assenza di Loyd) insieme 22 tiri e 7.
8 – YABUSELE. L’Alba non era test probante per un Real privato, forse per la stagione, del Dancing Bear, una delle creature sparse da Danny Ainge nel mondo del basket. Serviranno avversari meno squacquerati per sentire la mancanza di 10 + 5 col 65% da 2 e il 57% da 3. Certo che farsi segnare 99 senza almeno due supplementari in EL vuol dire essere sotto al livello della decenza. Oltretutto il Real li ha realizzati con solo 62 tiri e solo 13 viaggi in lunetta. Sempre meno giustificabile, al di là di denaro e struttura, la presenza di Berlino in EL. Io non sono fan delle piccole realtà, di quelle cose tutta retorica di passione più che fondi, calore umano più che infrastrutture o invenzione più che programmazione, però, mannaggia, date una squadra a quella società…
9 – 1 SU 1. Un punto a minuto per Maodo Lo, che non aveva mai giocato così in vita sua. Una career-night che non è capitata spesso alle guardie di Milano nell’ultimo triennio. Dopo tanto analizzare e spulciare, a proposito di Milano, ora è giusto aspettare e vedere gara per gara, sperando di trovare una sorta di continuità proprio grazie al non cercarne ossessivamente una. Cavalcare il migliore di serata anche in relazione agli avversari senza gioire troppo né troppo abbattersi. Ricordare per esempio che Lo è stato splendido, ma Hall ha detto 0 in 23 mins, quindi i 32 del tedesco sono in realtà 16 x 2 compensando quel buco. D’altro canto la classifica dice ancora posto 12, ma in ascesa mentre altre sono in discesa (Valencia ha 4 KO in fila) e finalmente è arrivata 1 W in trasferta.
10 – BELI. Shengelia e Banchi, certo. Ma intanto, e nonostante in due delle ultime tre gare sia rimasto in single digit, l’Italiano con Anello è 19’ tra i realizzatori del torneo. Immortale.