A parte la Tv, dove lo si è visto nella finale scudetto con la pochette e il braccialettino, la prima visita ufficiale del presidente di Lega Marino è stata alla Fip da Petrucci e Laguardia e raccontano che sia stata costruttiva, cordiale, e che il “personaggio” abbia dimostrato di essere preparato.
Marino, che non era accompagnato da nessun’altra figura fra quelle in predicato di assumere incarichi (il consulente fiscale, il responsabile delle pubbliche relazioni e comunicazione che dicono potrebbe essere Federico Fantini che ha tirato le fila della cordata veneta per la candidatura olimpica 2020), avrebbe portato a casa quello che in fondo era il primo vero obiettivo della Convenzione che di fatto verrà gattopardescamente riproposta, come raccontano, “con la stessa cifra dello scorso anno (circa 700 mila euro, nda) sotto forma di incentivi per gli italiani, come chiede l’Associazione dei Giocatori, in particolare per i club che sceglieranno la formula del 5 +5, e cioè cinque stranieri e cinque italiani a tutti gli effetti”.
Sulle “quote giocatori” questa Lega si orienta come prossimo passo di cooperazione per il 6 + 6 che alla Fip piace. Per cui queste proposta verrà proposta al prossimo Consiglio federale del 15 luglio, ma chiaramente entrerà in vigore nel campionato 2015-2016.
La valutazione dovrebbe essere tuttavia più ragionata, magari attraverso un workshop allargato con i rappresentanti di Fip, Lega, Giba e rispettivi legali per trovare la massima unità valutando bene tutti i pro e contro ed eventuali conflittualità con le norme comunitarie e le possibili sacche protezionistiche.
Le ricadute del 6 + 6 ad occhio dovrebbero essere positive per gli italiani ma anche abbassare, teoricamente, il livello tecnico delle squadre di coppa, anche se il vero problema è che ormai la forbice dei salari e fiscale fra Italia e i paesi di una certa Europa geografica è impazzita, perché russi e turchi non hanno limiti di spesa e rovinano il mercato (alla FIBA va bene, finché il mercato dell’Est è ricco) anche se fino ad oggi, se andiamo a vedere, questi due paesi non hanno avuto risultati nelle coppe e nelle nazionali, mentre Israele garantisce invece un trattamento fiscale favorevole ai giocatori americani (il 20%) a parte le politiche religiose.
Il brindisino Marino che vuole dare di sé l’immagine di un manager moderno e decisionista si è messo in testa di offrire fin dalla prossima stagione e in tutte le partite la novità dell’Istant Replay che lui semplifica ai minimi termini, mentre è un argomento delicato, certamente per la spesa (il congegno costa 8 mila euro, poi ci sono i costi degli operatori, quello dei filmati, degli alloggiamenti, etc). Lui vende auto di lusso, chiaramente ha la stessa visione di un optional, come una sorta di navigatore, ma la tecnologia da un lato facilità e dall’altro complica, e bisogna valutare bene l’impatto sulla scorrevolezza della gara, il pericolo di troppe interruzioni, la poco comprensione del pubblico e altre cose di cui mi riprometto di parlare in un prossimo articolo
E’ chiaro che comunque si è già guadagnato con questa “fissa” il nomignolo di “Istant Replay”, anche se prima del nuovismo meglio risolvere gli annosi problemi e non perdere l’onda favorevole del successo della finale scudetto. Ad esempio, più dell’Istant Replay è importante dare l’immagine di un basket italiano forte strutturalmente, e magari creare un’azione di sensibilizzazione al problema di Roma che dopo due ottime stagioni non trova riscontri e considerazione adeguate e va aiutata, come fece a suo tempo Porelli (Virtus Bologna) con Milano, mica lasciata sola perché il suo presidente ha espresso un voto contrario alla nuova nomenclatura che ci sembra più o meno l’…Istant Replay delle precedente. L’aver rinunciato alle coppe è un brutto segnale, vogliamo farne un momento di attenzione generale, prima di parlare dei molti “mercenari” di transito che vengono ormai solo col proposito di fare un buon campionato per strappare un buon ingaggio in altri paesi. Vedi il caso dell’Armani che perde tre pezzi del quintetto, pensate se fosse successo alla Juve!
Oggi, 9 luglio, si chiudono le iscrizioni ai campionati nazionali. Gli obblighi sono quelli di essere a posto con i pagamenti dei giocatori, procedere a ricapitalizzazioni nel caso di deficit di bilancio e versare una tassa di servizio. Sì è proprio così: perché tranne il calendario e gli eventi speciali, appaltati a una società (in questo caso la Rcs) praticamente il campionato lo gestisce quasi tutto la Fip, arbitri, giustizia sportiva, antidoping, tesseramenti, rapporti FIBA Basta anche un solo giorno di ritardo per essere esclusi e partire dal livello più basso.
Si calcola che il costo del servizio è sulle 80 mila euro a club da versare in più rate, il ritardo può portare a penalizzazioni in punti di classifica durante la stagione, costo ragionevole considerato la mole di lavoro e lo spiegamento di personale. E non si uscirà da questo ibrido, da questa dipendenza “convenzionale” fino a quando la Lega penserà a una omogeneizzazione intelligente, senza plutocrazie sportive, affrontando il discorso di un salutare salary cap – che passa anche dai livelli della possibile defiscalizzazione al 100% come sponsor per l’ormai opaca legge Mammì – non farà impresa vera. Come la NBA pur con i suoi eccessi (perché con LeBron e Anthony che chiedono 250 milioni in due per i prossimi quattro anni, si prospetta già un nuovo sciopero dei proprietari) e sta provando a fare l’Euroleague e anche la Spagna con la sua Lega ACB. Lo sa Marino che invece di dare la priorità all’Istant Replay è andata sul concreto e in questi giorni ha firmato il rinnovo per due anni con Endesa, il maggior gruppo spagnolo che fornisce energia elettrica? Ma sicuramente il buon venditore, che in un’intervista racconta di aver persino convinto anche i tedeschi a dargli fiducia, avrà l’asso nella manica per la partenza del campionato.
A proposito di dead-line, è sicura in quanto decretata dalla Polisportiva l’uscita di scena sportiva di Siena pur continuando le vicende legali. Non è ancora nota la sentenza della camera di consiglio del Tribunale Fallimentare di Siena per configurare meglio il dissesto, inaccettabile rispetto alla generosità della banca e delle istituzioni locali che hanno impegnato anche denaro pubblico e proveniente dal risparmio. C’è chi però eccepisce sulla possibilità di bruciare disinvoltamente i panni sporchi e rientrare immediatamente dalla finestra, perché magari acquistando una franchigia in due anni potresti tornare subito in A.
Comunque, Montegranaro assicura di avere intenzioni serie sul ritorno, anche se è difficile pensare che dopo tutto quel che si è letto e con la stretta economica e le dimensioni della cittadina, pur con tutta la sua laboriosità, possano fare il miracolo. E c’è poi la diatriba interna fra la triade (i proprietari del diritto sportivo) e il Consorzio finanziatore. Per passare la mano si parla di una richiesta di 1, 5 milioni di euro di buona uscita. In ogni caso, le riserve sono Capo d’Orlando e Verona e non ci stupiremmo se il club veneto tornasse in A a tavolino. Il che ci fa capire che forse è meglio ristrutturare i campionati partendo dalle franchigie, con minori passaggi e ipocrisia.