In quel di Tortona il “vecchio” leone Garri sta vivendo una seconda giovinezza e non ne vuol sapere di smettere di ruggire. Il capitano dei piemontesi è pronto a vivere un’altra stagione importante nella sua terra, lui che è nato quasi 35 anni fa ad Asti, distante appena una sessantina di chilometri. Alla terza stagione in maglia bianconera, Garri è l’unico punto di contatto con la formazione che l’anno scorso chiuse al secondo posto del girone Ovest la regular season, prima di arrendersi a Trieste nei quarti di finale.
La profonda rivoluzione operata dal club non sembra aver intaccato minimamente il rendimento di una squadra che ha vinto piuttosto agevolmente le prime tre partite di campionato, perdendo l’ultima gara dopo averla condotta per oltre 35 minuti: «Siamo partiti forte anche quest’anno – ha osservato Garri – ed è un peccato aver gettato al vento la partita con Agrigento dopo averla avuta in pugno. Sono scivoloni che possono capitare durante un campionato ma dobbiamo cercare di recuperare subito i punti persi anche se ci aspetta una trasferta difficile a Roma».
Roma, la “sua” Roma, viste le due parentesi che l’ala piemontese ha vissuto all’ombra del Colosseo fra il 2004 e il 2007: «Fu la mia prima esperienza importante. Venivo da Livorno ed ebbi la possibilità di giocare ad alti livelli, affacciandomi su palcoscenici importanti come quelli dell’Eurolega. Credo che non raccogliemmo quanto meritassimo ma fu un bel periodo. Il ricordo più bello? Sicuramente i tanti consigli che mi dispensava Bodiroga, mi sono utili ancora oggi dopo tanti anni. E’ stato davvero un onore poter giocare con lui».
Nei quattro precedenti fra le due squadre Tortona ha sempre battuto la Virtus, ma per Garri questi sono solo dati statistici: «Quei numeri contano poco, è solo “gossip”, poi in campo non ti fai certo condizionare dal passato. Non credo al concetto di “bestia nera”, ogni gara fa storia a sé, soprattutto in un torneo così equilibrato».
Per nulla spaventato dal ruolo di chioccia, Garri intravede una lenta ma costante ripresa del movimento, soprattutto in serie A2, dove sembra esserci una maggior pianificazione a medio termine, cosa che non si vedeva da un po’ di anni: «I giovani devono trovare spazio e bisogna dar loro il tempo di ambientarsi in questo campionato. Per vincerlo è importante che ci sia una seria programmazione ed è ovvio che servano giocatori in grado di spostare gli equilibri, ma credo che poi sia la mentalità a fare la differenza. A Tortona c’è una società seria, con un gruppo importante alle spalle che consente una crescita equilibrata, c’è molta passione e si vive bene, c’è tutto per potersi esprimere su buoni livelli».