4 sconfitte su 7 partite, per quanto arrivate punto a punto e contro grandi squadre, costringono la Virtus a riflettere quantomeno sulla modalità di queste debacle. Perché le V nere soffrono di ampi black out e nei finali concitati?
Peccati di gioventù, regia e mercato.
Le risposte sembrano andare nella direzione della ormai cronica mancanza di un sistema tattico preciso e di un gioco di squadra efficace. Situazione fisiologica data la gioventù (di costituzione e non anagrafica) della squadra, ma bisogna porre rimedi velocemente se si vogliono perseguire le ambiziose idee della dirigenza e valorizzare il ricco mercato estivo. Ci si affida ancora troppo alle giocate dei singoli, spesso fuori ritmo o, come Alessandro Gentile, in 1 contro 4 complessi e molto dispendiosi a livello fisico. Tutto questo, unito ad un roster ancora volutamente corto, fanno sì che la Virtus si ritrovi senza grandi idee e “svuotata” dal punto di vista fisico nei finali concitati.
Anche in regia compaiono alcune battute a vuoto, dai playmaker ma anche dalla panchina.
Troppo spesso è sembrato che coach Ramagli in primis abbia tardato a trovare delle contromosse tattiche per bloccare un momento di difficoltà o arginare i giochi avversari. Contro Brescia, ad esempio, nell’ultimo quarto è sembrato evidente che se la Virtus avesse giocato, anche solo pochi minuti, con Lawson e Slaughter insieme alzando il quintetto, avrebbe reso molto più difficile la vita a Brescia e probabilmente questa non sarebbe riuscita a rientrare a contatto, in modo da potersi giocare l’ultimo tiro con relativo ampio spazio.
Il mercato potrà dare sicuramente una mano ma, oggi più che mai, la strada per il 4 mancante sembra in salita. Accordo con Burns, beneplacito del patron Zanetti ma Cantù non cede. All’orizzonte, anche se molto difficilmente si batterà questa strada, si riaffaccia Doelmann che verrà presto svincolato dall’Efes. Urge comunque inserire un uomo, virando all’occorrenza la mira su di un 3/4 con qualche punto nelle mani.
Futuro comunque roseo.
Chi mi iniziato alla nobile arte della Palla-al-Cesto mi ha però sempre ricordato che “i conti si fanno alla fine”.
Questa Virtus ha una grande proprietà, un palazzo tutto esaurito e giocatori di primissima fascia: anche se c’è tanto da lavorare, i presupposti per un grande futuro ci sono quindi tutti. Trovare poi qualche punto che rimpingui la classifica e dia morale nelle prossime, più abbordabili, gare sarebbe una grande boccata di ossigeno.