Siamo agli ultimi due Oscar di stagione che vanno, e non poteva essere diversamente, alle due squadre finaliste. Siena e Milano. Due storie completamente diverse ma legate.
Siena. Il profilo e gli obiettivi stagionali si abbassano ancor di più. La crisi del Montepaschi è la causa scatenante che porta il team allenato da coach Crespi a navigare a vista, con un occhio sul parquet ed un occhio alle vicende economiche del club. La messa in liquidazione e, infine, la mazzata finale, rappresentata dall’arresto del ‘monarca’ Minucci. Siena chiuderà la sua storia al termine di questa stagione. Lo sanno i tifosi, lo sanno i giocatori, lo sa tutto il mondo della pallacanestro italica. Come si fa a giocare in queste condizioni e con questo ‘peso’ sulle spalle? Chiedetelo a Crespi.
Milano. Ancora una volta il patron Armani, a inizio stagione, si è ritrovato a fare ulteriori importanti investimenti economici per cercare di conquistare uno scudetto che sembra irraggiungibile. Questa volta il coach è quello campione in carica, Luca Banchi da Siena. Il team, però, non sembra decollare. Arriva anche Daniel Hackett, anche lui da Siena, come David Moss, leader difensivo dell’Emporio Armani. La storia sta per cambiare. La striscia vincente di vittorie si allunga terribilmente. Milano è inarrestabile.
Siena è una squadra in missione. Coach Crespi, energico e trascinante, un folletto che non riesce a stare fermo e che ha trasmesso ai proprio giocatori la sua carica e la sua voglia di raggiungere il miglior risultato possibile; qualunque esso sia, non si potrà rimproverare nulla al Montepaschi ed ai suoi protagonisti. I biancoverdi battagliano e non abbassano la testa di fronte a nessuno. Arrivano i play-off.
Sono 21 le vittorie consecutive di Milano nel campionato. La prima sconfitta arriva a Pistoia, senza dubbio tra i campi più caldi dello ‘stivale’. Le certezze dei milanesi iniziano a scalfirsi. Le sconfitte passano a due. E’ soltanto il primo turno ma per superarlo, l’EA7 deve tornare al Forum per gara 5. Qualche buontempone toscano espone il seguente striscione “Sbaglio o siete più Tesi di noi?”. Alla fine i biancorossi vincono e lasciano alla Giorgio Tesi Group solo la soddisfazione di aver disputato un gran bel campionato.
Anche Siena ci mette cinque partite per superare Reggio Emilia ma in semifinale passeggia su Roma con una tranquillità e superiorità che stupisce. Altro che Roma caput mundi: 4-1 e tutti a casa.
A Sassari, o meglio contro Sassari, invece, non può essere una passeggiata di salute. La Dinamo ha il vizio di violare il palazzetto di Assago ma Milano, che vuole vendicare la sconfitta casalinga della Coppa Italia, ha pure lei un certo feeling con il Pala Serradimigni. Finisce 4-2 con Gentile superstar che si carica i suoi sulle spalle che soffrono oltremodo per la quantità di talento che circola tra le mani di Banchi.
E’ il 15 giugno. La testa degli italiani è tutta rivolta ai Mondiali in Brasile ma per Milano e Siena è tempo di alzare la prima palla a due della serie finale. Le prime due al Forum hanno una sola protagonista, Milano. Il fattore campo è rispettato anche nella città del Palio. Gara 5 è conquistata dai biancoverdi che espugnano il parquet meneghino e mettono spalle al muro l’Olimpia. Matt Janning ha il pallone dello scudetto ma il ferro dice di no a lui e ad una città intera. Jerrells mette dentro il buzzer beater del 3-3. Gara 7 è in diretta televisiva nazionale. Sembra un monologo milanese ma l’orgoglio del Montepaschi è senza limiti. Da -10 a +8. Mancano 3 minuti al termine e Alessandro Gentile decide che può bastare così, che 18 anni sono troppi.
“Red shoes are back”, il claim di stagione lanciato dal Milano, si trasforma in realtà. Le scarpette rosse sono tornate ed a guidarle, c’è un casertano, proprio come 18 anni fa. Lo scudetto mancava dal 1996, da quando il capitano dei meneghini indossava la maglia numero 5 e rispondeva al nome di Nando Gentile. Scherzi del destino. Alessandro Gentile, maglia numero 5, capitano, alza al cielo di Milano la coppa Scudetto.
L’abbraccio tra Tomas Ress ed Alessandro Magro, vice di Banchi, è qualcosa che difficilmente gli appassionati di questo sport potranno dimenticare. Le lacrime dei tifosi senesi, la verbena cantata a squarciagola, il discorso coach Crespi da far accapponare la pelle. Siena finisce così.
Oscar a Milano e Gentile per il trionfo tricolore.
Oscar a Siena e coach Crespi per aver onorato gli dei del basket fino alla fine, per aver scritto tra le pagine più belle di questo sport.