Non muoio neanche se mi ammazzano… (da “Diario Clandestino” di Giovannino Guareschi)
Si può applicare a Siena già funeralizzata dai più, così come si può applicare a tante delle situazioni, purtroppo non sempre belle, che vive il nostro basket. L’abitudine, per esempio, tipica di molti tifosi, di osannare ieri e maledire oggi al primo chiaro di luna della propria squadra del cuore. A dirla tutta capita soprattutto con quelli dell’ultima ora, di estrazione tipicamente calciaiola, ma anche qualcuno tra i “vecchi” casca in questo malvezzo
A rimorchio di questa abitudine vanno, seguendo e precedendo il vento molti media, anzi molti multimedia. Su FB e Twitter si sono moltiplicati i nuovi opinionisti che spesso vanno giù pesante con giudizi tranchant, che fanno eco prima ancora di sapere se sono vere notizie o autentiche bufale. Da qui, l’amplificazione è esponenziale e in quattro e quattr’otto il gioco del telefono senza fili diventa pettegolezzo assoluto. D’altronde è ormai noto che, se il grande pregio del web è l’universalità e l’immediatezza dell’informazione, il suo difetto mortale è che se viene diffusa una notizia falsa, è difficile frenarla e smentirla prima che questa faccia dei danni veri.
In questa specialità si distinguono certi osservatori che pompano, novelli Biscardi, degli scoop (anzi Sgup…) non solo non verificati, ma addirittura inventati di sana pianta. Altri malabitudinari sono alcuni colleghi in tv che si ostinano a trattare la pallacanestro come se fosse qualsiasi altro sport, stacchi senza motivo, replay sul gioco, poco rispetto del racconto della partita.
Altra abitudine invulnerabile è quella di chi stabilisce chi debba occuparsi di uno sport anziché altri, sia a livello realizzativo che narrativo: per conoscenza diretta posso affermare che in tutte le televisioni e relative redazioni, nella grande massa di chi mastica soltanto calcio ci sono diverse persone che hanno conoscenze più che discrete di basket ed alcuni sono dei veri ammalati della palla a spicchi.
Basterebbe che i criteri di scelta (se di questo si tratta visto che sembrano spesso casuali le selezioni) fossero orientati su chi conosce/ama questo sport e già il prodotto pallacanestro ne verrebbe fuori decisamente meglio. A meno che le scelte siano mirate così e allora…