A New York è una domenica soleggiata con temperatura meno rigida del solido, ci sono infatti 5 gradi nella grande mela.
Si parte con famiglia al seguito in direzione Brooklyn per assistere con accredito stampa alla partita tra i Brooklyn Nets e i Minnesota Timberwolves in programma alle 13. Tale orario di inizio e’ sempre più comune in America e serve anche per permettere al numeroso pubblico europeo di assistere a un incontro NBA in diretta tv in prima serata.
Sveglia di buon ora e dopo un’abbondante colazione all’americana partiamo dal nostro hotel nel Queens con la metropolitana linea 6 in direzione Brooklyn. Tale linea è diventata molto famosa grazie al cd d’esordio “On the 6” di Jennifer Lopez, portoricana ma residente nel Bronx il quartiere newyorkese più settentrionale e sede dello stadio dei New York Yankees squadra di baseball tra le più famose d’America.I due capolinea del train come viene chiamata la metro dai newyorkesi sono appunto Brooklyn in direzione sud e il Bronx in direzione opposta.Scendiamo all’ultima fermata e uscendo si presenta in tutto il suo splendore il ponte più famoso di New York che collega l’isola di Manhattan all’omonimo quartiere di Brooklyn.
Il ponte venne inaugurato nel 1883 e rimase per molto tempo il ponte sospeso più grande del mondo con le sue sei corsie di marcia, 3 per ogni direzioni più due centrali dedicate ai ciclisti e ai pedoni. Offre una bellissima vista dei grattacieli di Manhattan e della statua della libertà.
Arrivati a Brooklyn prendiamo un altro train, linea R e scendiamo alla fermata Atlantic Avenue ribattezzata con il nome dell’arena Barclays. Appena usciti ci troviamo davanti al palazzo dei Nets che fa parte di un progetto che comprende un complesso sportivo, un’arena, abitazioni residenziali e un centro commerciale.
Il Barclays Center è stato inaugurato nel 2012 e lo stesso anno ha visto il trasferimento della squadra dei Nets dal New Jersey a Brooklyn quartiere che non vedeva sport professionistico dal 1957 ovvero l’anno in cui la squadra di baseball dei Dodgers lasciò la zona. L’edificio si sviluppa su tre piani con vari ascensori, ristoranti, vip lounge e postazioni per i media.Come da tradizione americana il clima è sempre quello di festa e il personale che lavora all’impianto è molto cordiale fornendomi immediatamente tutte le informazioni per godere al meglio della partita. Dopo pochi minuti vedo passarmi davanti campioni del calibro di Kevin Garnett,
Ricky Rubio, Joe Johnson e le nuove stelle degli ospiti Anthony Towns, Andrew Wiggins e Zach LaVine campione in carica della gara delle schiacciate.E’ della partita anche il nostro Andrea Bargnani ormai recuperato appieno dal recente infortunio.
Si parte con l’inno americano e dopo l’annuncio degli starting five si comincia.
I Timberwolves dominano fin dall’inizio con Ricky Rubio in giornata di grazia a confezionare assist impressionanti del suo repertorio, no look e dietro la schiena. Alla fine saranno 15 di grandissima caratura.
Zach LaVine dal vivo sembra ancor più rapido e atletico che in televisione e copre tutto il campo in frazioni di secondo.
I Nets provano a rientrare in partita nel 3 quarto ma alla fine Minnesota e ‘più squadra e appena accelera un po’ scappa definitivamente nel quarto quarto.
MVP dell’incontro Anthony Towns che chiude con 20 punti e 10 rimbalzi.
Il prodotto di New Jersey era stato protagonista del draft NBA del passato giugno che lo aveva visto selezionato con il numero 1 assoluto dai Timberwolves.
La presenza della nonna nel pubblico ha motivato il ragazzo che ha sfornato una prestazione molto solida.
Appena finito l’incontro mi reco nei locker room; in America le interviste, 10 minuti dopo la fine della partita, vengono condotte direttamente negli spogliatoi dove i giocatori sono disponibili per la stampa. Si può scegliere di recarsi dagli ospiti o dai locali e probabilmente scegliendo di visitare Bargnani perdo la possibilità di avvicinare i campionissimi di Minnesota squadra dotata di star importanti e due prime scelte NBA.
Prima di arrivare negli spogliatoi si attraversa una parete sulla quale sono affissi i poster dei campioni più prestigiosi che hanno indossato la casacca dei Nets e riconosco immediatamente uno di fronte all’altro Drazen Petrovic e Jason Kidd capace di portare la squadra neworkina alle finali.
Una volta ottenuto l’ok dei PR di Brooklyn tutti i rappresentanti dei media hanno accesso ai Locker-room. Il più preso d’assalto è Joe Johnson mentre il nostro mago e il play titolare Jarret jack sono un po’ in ritardo nella vestizione.
Provo ad avvicinare Andrea ma mi rendo subito conto che dopo una partita alcuni giocatori non sono di grandi parole e commentano solo situazioni tecniche inerenti all’incontro appena concluso.
L’emozione iniziale mi ha un po’ tradito ma risulta più facile e spontaneo intervistare campioni americani più abituati a gestire simili situazioni ed a sdrammatizzare anche in caso di sconfitta. Mi rifarò successivamente.
Terminato il mio incarico riparto pieno di entusiasmo in cerca della mia famiglia che ha assistito alla gara da un’altra postazione e mi sorprendo nel trovarli nel luogo indicato con i volti sorridenti; i bimbi si sono divertiti ed hanno apprezzato l’intrattenimento americano che prevede durante ogni time out giochi, musica, balli e altri spettacoli.
Facciamo una breve visita al moderno centro commerciale e decidiamo di fermarci per un ultimo saluto al Ponte di Brooklyn che anche di notte ha un enorme fascino. Ormai giunti sulla sponda di Manatthan rientriamo nell’hotel del Queens.
In questa domenica dicembrina abbiamo attraversato 3 dei cinque quartieri in cui si divide the Big Apple, vale a dire Queens, Brooklyn e Manatthan. Gli altri due mancanti sono Staten Island e il Bronx.
L’America è sempre l’America e per quanto riguarda il basket New York è una delle capitali.