Il basket, come tutto lo sport, può regalare storie incredibili e non necessariamente legate alle grandi prodezze di un campione. Capita così di scoprire vicende che forse solo il mondo dello sport può regalare, facendo trasformare i sogni più irrealizzabili in fantastiche realtà. È questa la storia di Kevin Grow, giocatore con la sindrome di Down capace di assurgere agli onori della cronaca per aver trasformato in una favola dei giorni nostri la più folle delle ambizioni, quella di approdare nella Nba che accomuna milioni di ragazzi americani e di tutto il mondo che praticano il basketball.
Kevin Grow vive a Bensalem in Pennsylvania e frequenta la Bensalem High School dove, spinto dalla passione per la palla a spicchi, ricopre il ruolo di team manager anche se vorrebbe scendere in campo al fianco dei suoi compagni. Pur non giocando mai, Kevin si allena con la squadra e va in panchina perché fa parte del roster. Poi all’improvviso, inaspettatamente, a due minuti dalla sirena finale della sfida, ormai largamente vinta, contro Neshaminy coach John Mullin chiama Kevin e… gli dice di scendere sul parquet. Kevin, incredulo e con il cuore in gola, sbaglia il primo tiro ma al secondo tentativo il pallone conclude la sua corsa in fondo alla retina, tra gli abbracci dei compagni e gli applausi del pubblico.
Da questo momento la bella storia assume contorni fiabeschi, Kevin prende coraggio e convinzione, così una dopo l’altra infila ben 4 triple, bruciando la retina dalla lunga distanza. Finisce la partita, Kevin è l’eroe del giorno e qualcuno inizia a far circolare sul web il video della straordinaria prestazione. Tra i tanti che vedono il filmato online c’è anche Sam Hinkie, il presidente dei Philadelphia 76ers che immediatamente contatta Kevin Grow, tifosissimo dei Sixers, e gli offre un contratto di due giorni con la sua franchigia.
Kevin realizza il suo sogno e per 48 ore è un giocatore della Nba: pranza con i compagni di squadra, si allena con i Sixers e per la sfida contro Cleveland indossa una divisa speciale, ammira il riscaldamento pre-partita dalla panchina e tocca il cielo con un dito quando vive la presentazione delle squadre direttamente in campo.
Per Kevin Grow la due giorni da giocatore dei Sixers, pur senza scendere sul parquet, resterà un ricordo indelebile nella sua mente mentre il suo cuore pulserà sempre a mille all’ora ogni volta che gli torneranno alla mente le emozioni e le sensazioni provate.
Ma per la favola di Kevin non c’è ancora il cartello «the end» perchè il prossimo 9 marzo giocherà con gli Harlem Globetrotters che lo hanno aggiunto al loro roster come specialista del tiro da 3 punti.
Sono proprio storie come queste che dovrebbero farci riscoprire i veri valori dello sport e la sua stessa essenza…