Riprendiamo il reportage sui vivai del basket italiano con la seconda parte della mia intervista a Federico Politi, Responsabile del Settore Giovanile Fortitudo Bologna.
Dopo aver visitato il nuovo quartier generale e il complesso del Village, abbiamo ripreso parlando con lui delle questioni tecniche. Dichiarazione preliminare, necessaria, testuale da parte del coach: “Il nostro obiettivo finale è creare giocatori per la prima squadra, per il basket della Nazionale (il più recente: Leonardo Candi, ndr) A PRESCINDERE E SE NECESSARIO A SCAPITO DEL RISULTATO”. In questa ottica si deve considerare l’approdo in biancoblu di Gregor Fucka, maniaco dei fondamentali e braccio destro in Federazione, per le selezioni Under di Azzurra, del Coordinatore Tecnico Boscia Tanjevic: in particolare sotto la guida di Fucka la U14 e la U16. Ex giocatore della F, con la quale ha vinto il Campionato 2000 quando la squadra era guidata da Carlo Recalcati, Fucka non aveva mai interrotto le relazioni con la società, ed era stato a volte presente alle gare interne, soprattutto durante la gestione Boniciolli. Più che soffermarsi sull’uso della 1-3-1 o sulla filosofia offensiva del pick and roll centrale, Politi ha insistito sullo sviluppo dei fondamentali, toccando il tema nodale del lavoro individuale delle giovani leve e dei “maestri” ad esso preposti.
La tattica non deve essere tralasciata: nelle serie maggiori essa serve ad ottenere lo scopo, ovvero il risultato; nelle giovanili non dovrebbe essere preponderante rispetto allo sviluppo tecnico dei giocatori, cui, tuttavia, si deve sempre chiedere, secondo Politi, uno sforzo extra. Il trend generale, dice il coach, è che il lavoro sui fondamentali è il pane quotidiano fino ai 14 anni, poi si perde contatto con questa esigenza lasciando prevalere la cultura “vittoria oggi”, nel modello italiano/europeo ma in misura non indifferente anche in quello USA. Secondo Politi è prioritario continuare il lavoro tecnico e tecnico/individuale in ogni momento dello sviluppo dei giocatori. “In Fortitudo seguiamo questo schema di lavoro, che ora sta tornando ad essere apprezzato, come anche testimoniato dal proliferare di scuole basket e dall’opera di allenatori che lavorano individualmente o su piccoli pacchetti di giocatori. Ogni giovane giocatore ha un ruolo ideale per il proprio fisico, ma ha anche un ruolo preferito, altrettanto evidente e a volte non del tutto adeguato al fisico. Cerchiamo di sviluppare i nostri giovani nella maniera più completa e adeguata, tecnicamente e fisicamente, ma cerchiamo anche, entro certi limiti, di garantire loro gli strumenti per non cancellare le loro propensioni naturali”. I limiti sono quelli del non lasciare che l’indole del giocatore diventi un ostacolo al raggiungimento del livello di gioco migliore possibile. Bologna è una grande fucina di allenatori, il settore giovanile della F non sfugge alla casistica, ma la completezza del lavoro coordinato da Politi comprende anche l’apporto dei giocatori (o ex) della prima squadra (recentemente: Davide Lamma) e di allenatori provenienti dagli USA, luogo in cui il concetto di allenatore individuale o a pacchetto (su un piccolo numero di giocatori, spesso specializzandosi in un ruolo) ha visto negli ultimi 5 anni un’accelerazione considerevole, ispirata anche da alcune, sempre più evidenti, carenze del basket collegiale NCAA. Ecco dunque la visita di Jason Benedetti, coach californiano titolare di una scuola-basket, con cui è già stata programmata una collaborazione da svolgersi sia in Italia che negli Stati Uniti, scambiandosi reciproche visite e pianificando periodi di camp di alcuni giocatori delle giovanili in USA. “Questo canale statunitense è già aperto. e due ragazzi questa estate sono andati da lui” precisa “e siamo intenzionati ad intensificarlo”: molte famiglie, quelle che se lo possono permettere, mandano già i rampolli all’estero per una o due settimane di individual skills, ma di certo “generalizzarlo e veicolarlo tramite la nostra Academy sarebbe un’agevolazione anche economica per i genitori dei ragazzi”.
Prima delle conclusioni ci pare il momento di nominare gli allenatori e i membri dello staff che compongono e guidano, sotto la direzione di Politi, il settore giovanile della F. La U18 Eccellenza è allenata da Gregor Fucka, suo assistente è Carlo Cavazzoni, il dirigente accompagnatore Giorgio Devetag che è anche il preparatore della U14 Silver, preparatore atletico e fisioterapista sono rispettivamente Matteo Fini e Giacomo Galassi, che svolgono questo ruolo anche per le altre formazioni. La U16 Eccellenza è allenata da Stefano Comuzzo, primo e secondo assistente sono Marco Bugana (che è anche secondo assistente della U15) e Fabrizio Fantasia, dirgente accompagnatore Gino Biasco. Federico Politi guida la U15 Eccellenza, Franco Lelli, che è capoallenatore della U14, è primo assistente, a lui si aggiunge come terzo e responsabile delle stats Fabrizio Mazzocchi, accompagnatore l’ex giocatore della Fortitudo Andrea Sciarabba; la U14 Silver infine permette di citare il primo e secondo assistente di Lelli, Alessandro Alvisi e Jacopo Morici, oltre al dirigente accompagnatore Ivano Magni. Sono 16 professionisti a cui si devono aggiungere altri collaboratori che non è possibile riportare qui, ma importanti: uno staff che per numero e qualità indica impegno e militanza da parte della società.
Alcune conclusioni. Il sistema culturale che la Fortitudo prova ad instaurare nel gestire il proprio settore giovanile è onnicomprensivo. Si parte dagli investimenti nelle strutture, si continua con la creazione di un legame continuo tra giocatori, famiglie e società; si instaura un modo di allenare che mira più allo sviluppo del giocatore e della persona che al risultato immediato, e lo si consolida con apporti di provata capacità ed esperienza oltre che dotati di un certo appeal: è il caso di Fucka, così come, un paio d’anni fa, lo fu quello di Lamma; infine si aprono le proprie porte ad contributi esterni come quello offerto da Benedetti. Sappiamo che questa intervista e quelle che seguiranno riguarderanno vivai attivi ed efficaci, perché di certo non potremo intervistare responsabili inesistenti di settori giovanili di pura facciata, ma intanto possiamo per un momento tirare il fiato e guardare all’esperienza biancoblu con fiducia e rispetto. Detto pianamente: facessero tutti così, avremmo meno da preoccuparci.