La Baltur Cento ha perso nell’ultimo minuto la prima delle “sette finali per non retrocedere”.
Forlì, l’antagonista di sabato scorso, ha messo il naso avanti a 48 secs dal termine. Cento non ha dominato, perché i distacchi non sono stati mai corposi, ma ha guidato tatticamente e tecnicamente la gara, eppure ha perso. Le disamine tecniche, le stats, sono di solito il mio pane perché non amo privilegiare l’aspetto del “cuore” o “onorare la maglia” mettendoli prima del gesto sportivo in sé. A volte, tuttavia, è necessario passare prima dalle cose umane, da quelle scintille o da quei black-out. Non è casuale, infatti, che la rimonta definitiva della Unieuro FO sia scaturita da 5 punti in fila, e poi da 7 punti su 11 segnati dai forlivesi, di Giachetti. La pg di FO ha giocato la SerieA di vertice, ha esperienza europea e sa come e quando aggredire i polpacci altrui. Di contro, la meticolosa precisione nell’eseguire i giochi d’attacco e la buona difesa sono svaniti, da parte centese, nel non riuscire nelle ultime 5 azioni a dar palla a James White (per pedigree equivalente anzi superiore a Giachetti). Si chiama esperienza, abitudine al clima di certi confronti. Alla loro durata. Sì, perché a fine terzo quarto la gara era già in atto da 96 minuti, e già erano stati tirati dalle due squadre insieme 48 tiri liberi (27 FO, 21 Cento), motivo principale di una così lunga estensione. Alla fine: oltre le due ore di durata e 60 liberi. A metà degli anni ’80 David Stern, allora Commissioner della NBA e uomo che ha in sostanza creato la NBA e il modello gestionale ideale del basket moderno, dava un premio ai suoi arbitri per ogni gara che riuscivano a tenere sotto le due ore. C’erano di mezzo motivi di spettacolo e di soldi (tv, gente che si annoiava se la gara era brutta e lunga e non tornava più), ma anche motivi legati al gioco ed ai giocatori: più la gara era lunga più poteva diventar variabile la concentrazione, causando non solo gesti tecnici rivedibili, ma anche infortuni. Bene: immaginate ora, pur essendo uscito da Kansas U. ed avendo avuto esperienza NBA, quante volte possa esser capitato a Tayshawn Taylor di giocare una gara con questi 3 fattori combinati: importanza capitale (non retrocedere, interrompere la serie di sconfitte in fila) + durata oltre le due ore + pressione non indifferente dell’ambiente inteso come pubblico, suo calore, clima non serenissimo tra le tifoserie. La mia risposta è: mai. Quel che vale per lui può valere anche per altri, e non è casuale se, USA a parte, i più positivi siano stati Taflaj, che è giovane ma viene dalla scuola-Vertemati, insieme a Chiumenti e Benfatto che hanno esperienza da vendere. Venendo all’episodio più eclatante, quello che in certa misura può davvero far cadere le braccia: la linea della metà campo non superata negli 8 secs, è ovvio dire che è stata una sciocchezza, ma in questo caso non mi dispiace tirare fuori il “fattore umano”, perché, pur nella mia ignobile esperienza di giocatore, so che fa molta differenza se il minuto 39 cade dopo un’ora e venti che si gioca o dopo un’ora e cinquanta.
Purtroppo questo incrocio di situazioni ha giocato contro la Baltur, ma la gestione della gara era stata quella migliore, tecnicamente e tatticamente, preparata ottimamente da coach Bechi ed il suo staff. Ad ogni gara persa la salvezza è meno raggiungibile, ma, considerato che era la prima dell’anno con tutto il roster disponibile e più o meno integro fisicamente, le speranze e la mira verso quello scopo non sono calati.
Forse potrebbe essere utile, nel mezzo della stanchezza e del marasma delle partite, ricordare come Alberto Bucci tirò una solenne cazziata (palese durante la gara e resa nota nelle parole proprio dal giocatore al termine) a Morandotti colpevole di aver giocato troppo allegramente uno schema durante una gara già vinta quando entrambi erano a Verona. “Ricordati, tu che ridi ora, che ti pare che questo sbaglio non significhi nulla e la partita è vinta…ricordati che nulla tornerà, di tutto questo nulla tornerà: ormai lo hai giocato così, e male, e non potrai farci nulla, perché tutto questo se ne è già andato”.