Con 14 voti su 16, cioè senza i due voti degli aventiniani Virtus Roma e Virtus Bologna (che ha dato la delega a Claudio Toti), gli stessi che si erano rifiutati di votare Minucci l’8 febbraio presidente di Lega, il brindisino Marino è stato votato presidente di Legabasket per volontà di Milano. Difatti, dopo una preriunione col suo cipiglio Proli (Armani) ha preso la parola e smontato la velleitaria candidatura di Reggio Emilia che proponeva il ticket Landi-Dalla Salda, proprietario e general manager della squadra emiliana che partiva con 6 voti sulla carta che si sono trasferiti ipso facto al presidente brindisino. Per coerenza le due Virtus hanno rinunciato al voto avendo nel loro programma una nuova lega che partisse da un progetto condiviso e organico, la riforma dello statuto e il rifiuto, come principio, del conflitto di interessi e una sana neutralità per portare alla presidenza un candidato esterno in grado di portare linfa e rappresentatività.

Alla fine è stata una spartizione di poltrone benedetta dall’Armani, il potente di turno – vecchia storia che si riproduce ineffabilmente – che decide di controllare la Lega con figli e figliastri. Il brindisino Marino è senz’altro una persona di qualità, ha dato la disponibilità a occuparsi per due giorni alla settimana in prima persona degli affari di Lega che significa risparmiare uno stipendio che per il presidente era arrivato a 350 mila euro annui (con Renzi Valentino che se ne va il 30 giugno) e sceso a 250 mila per Minucci (più di un manager di Stato!) ma chiaramente a qualcuno non è piaciuta la liason Milano-Brindisi, dove il figlio di Marino lavora nella biglietteria e comunicazione. La sorpresa è anche che si tratta dell’ultimo arrivato, ma questo per noi può essere anche positivo, per portare umiltà, entusiasmo, le qualità che porta nel suo bagaglio il facondo presidente brindisino che piaceva naturalmente anche a Petrucci, il quale, con i suoi soliti ammiccamenti e sorrisini, potrebbe aver fatto pendere la bilancia perché aveva bisogno di una “figura” in grado di avere la delega dell’assemblea per trattare i diritti televisivi di Telefip. Vedremo se questa Lega indebolirà o rafforzerà tutto il movimento, anche la stessa Fip, certo il peso di Armani è forte, ma anche un’arma a doppio taglio, nella conferenza stampa di giovedì Claudio Toti che fino a poco tempo fa era il primo alleato quando volevano le carte bollate stanche del potere senese, non gli ha mandato dire quel che pensa: “Così non si va da nessuna parte”.

Per quanto riguarda le altre poltrone, Aloi passato da Biella ad Avellino diventa responsabile Comunicazione e Marketing, Stefano Sardara di Sassari, altro newcomer dei canestri, entra nel Consiglio federale al posto di Anna Cremascoli, e come anticipato entrato da diacono nell’assemblea come liquidatore di Siena Egidio Bianchi, tesserato per la Virtus Siena come General Manager, avrà l’incarico di rappresentante legale e commerciale. E questo vuol dire molte cose, vuol dire una solidarietà a Minucci? La conferma della linea-Minucci per la quale si erano spesi Proli e Sardara e la Cremascoli nel volerlo presidente e la volontà magari di dare una mano a Siena a risollevarsi velocemente e tornare in A tentando di cambiare le norme e passare alle franchigie con parametri e garanzie… A meno che, sperando che non sia così, non sia altro che utilizzare il buon liquidatore per un organismo che nasce fra i punti interrogativi, più che altro delle procedure, non delle persone. E’ la classica vittoria di Pirro, se la ride sotto i baffi Richelieu Petrucci vincitore senza colpo ferire, sicuramente è più forte di prima, gli sono bastate tre lettere e il ballon d’essai di Domenicali della Ferrari, senza affrontare di petto i presidenti. Certamente con qualche telefonata giusta in quel di Milano ha ottenuto quel che voleva.

Vedremo se il basket otterrà subito il balzo sperato, perché l’organismo malato e sfiancato da anni di conduzione debole e sottomessa a un solo disegno ha riprodotto in fondo se stessa nei vertici, con altri uomini. Sperando che non sia così, ovviamente le riserve non riguardano le persone e le loro carriere, ma le modalità: certe scalate improvvise ci fanno ricordare altre scalate e cadute precipitose a sasso. C’è un’indagine della Magistratura che ancora non è finita, e non è una burla come si è voluta trasformare Baskettopoli. Col caso Siena si è toccato il livello più alto. Poi c’è la grana della Comunità Europea, la scelta inevitabile di eliminare la distinzione fra comunitari e italiani che farà solo del bene se i club faranno un patto di sindacato che però non conviene a Milano e Sassari. C’è anche da puntellare la scarsa credibilità a livello internazionale del nostro management autarchico e – vero presidente Petrucci? – ci vedremo i mondiali in Tv sperando di non fallire l’anno prossimo il torneo di qualificazione europeo, altrimenti avremmo perso un secondo quadriennio. E il casus belli è che una delle due finaliste della finale scudetto fallisce dopo otto scudetti per una gestione sulla quale la Magistratura sta tentando di far luce, con ipotesi di reato pesanti, che speriamo non siano veri e più si rileggono le ipotesi accusatorie e più pare impossibile che nessuno sapesse, eppure, salvo qualche eccezione, tutti facevano affari di mercato con Siena che il buon cuore della Fip ha riammesso alla serie B invece che nel campionato regionale come avrebbe fatto il calcio. E questo all’ombra dell’istituzione che riuscì a portare l’educazione fisica nelle scuole, la gloriosa Mens Sana, una storia che rimarrà negli annali dello sport. Magari cancellando gli scudetti sul campo, che comunque non vanno levati perché il verdetto sportivo è sacro, i tifosi non devono essere defraudati, sono invece gli uomini della mala gestione che vanno perseguiti.

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