Finisce malissimo quella che doveva essere per la Virtus la partita del riscatto dopo la figuraccia di Brindisi. La Virtus affonda al Palatiziano 68-75 contro Trento, vittima delle sue paure, di evidenti limiti tecnici e di un Tony Mitchell capace di scavare praticamente da solo la fossa alla squadra di Dalmonte. Stiamo parlando di un giocatore che in questo momento probabilmente farebbe parte del roster di Milwaukee in Nba, se la scorsa estate non avesse avuto un diverbio al camp con l’assistant coach della franchigia Nba, virando poi per l’esperienza europea. Tripla doppia sfiorata per il vincitore della gara delle schiacciate 2013 della D-League, con 32 punti (11/19 dal campo), 10 rimbalzi e 8 falli subiti per un 35 di valutazione complessivo in 29 minuti, che la dice lunga sulla partita giocata dal miglior marcatore del nostro campionato.
Roma ha lottato fino a quando ha potuto ed è stata in partita punto a punto fino a tre minuti dalla fine, tenuta a galla dal solito immenso Bobby Jones (17 punti, 9 rimbalzi e 9 falli subiti), aiutata da un Morgan in leggera ripresa (11-12), ma sospinta giù nel precipizio dall’ennesima serata nera di Ejim, ridicolizzato da Mitchell e non solo, e da un Brandon Triche raccapricciante nelle scelte offensive finali, specchio di un giocatore in confusione più totale e probabilmente non ancora in grado tecnicamente di reggere a certi livelli e con certe pressioni sulle spalle. Male anche Gibson, incaponitosi come al solito in scelte discutibili dalla distanza (al punto da far sbottare anche il serafico Dalmonte in panchina), e protagonista di un 4/16 dal campo che la dice lunga sul momento di rottura prolungata dell’ex Pistoia.
Concedendo tre e leggasi tre americani agli avversari, difficile pensare di scamparla contro la ben amalgamata Trento. Francamente risulta difficile pensare come questo gruppo, o meglio come con alcuni di questi giocatori, Roma possa uscire fuori da un buio abisso come il terz’ultimo posto in classifica.
Dalmonte le ha provate tutte per invertire la tendenza, partendo con Stipcevic in quintetto al posto di Triche, ed ottenendo comunque impegno e abnegazione da parecchi giocatori, e volontariamente non usiamo il termine tutti ma parecchi. Equilibrio dunque per i primi venti minuti, dove si è passati dal +5 Trento (19-24 con la tripla di Flaccadori), al +4 Roma (34-30 con gioco da tre punti di Morgan a 2’30 dall’intervallo lungo), con tabellone al riposo fissato sul 38-37, Virtus grazie a sette punti di fila proprio di Jordan Morgan, che lo sottolineiamo, non va indicato assolutamente come il problema principale della squadra in questo momento.
L’occasione più ghiotta di mettere le mani sul manubrio di una partita incerta e tesa, la Virtus se la ritrova a 2’30 dalla terza sirena, quando una tripla di Gibson (alleluja), ed un due su due in lunetta di Jones, tutto nella medesima azione per un fallo di Pascolo su Bobby lontano dalla palla, regalano il +5 sul 54-49, vanificato dall’ennesimo calcio dato al secchio di latte in stagione dai capitolini. Paradossalmente infatti della situazione approfitta infatti Trento, che con la solita tripla del solito Mitchell ed un 4/4 dalla lunetta di Grant chiude il terzo quarto avanti 54-56. Roma affronta gli ultimi dieci minuti senza Ejim, mandato prima in manicomio dallo zigzagare di Mitchell, e poi in panchina per un quinto fallo speso in circostanze che evidenziano la sua ingenuità e tecnica approssimativa. Resta in partita grazie ad un paio di triple di Gibson fino al 64-65, poi Mitchell decide di fare bim-bum-bam e nessuno di Roma riesce nè può impedirglielo. Finisce con la troppo scontata e prevedibile contestazione a giocatori prima, ed allenatore poi. Inizia invece un momento davvero difficile per una squadra che incomincia ad evidenziare lacune tecniche, non solo mentali.