Anche uno che fa il mio mestiere, il raccontare con le immagini eventi sportivi e non, si deve fermare a riflettere quando succedono certe cose. Stai facendo vedere una partita di basket dove squadre e tifosi si comportano, vincenti e sconfitti, nel modo più corretto possibile. Una regione, la Sardegna che fa dell’ospitalità una sua bandiera oltre ai suoi quattro mori e mentre stai inviando a partita terminata interviste e immagini per consentire alle redazione di comporre i servizi dedicati, cominciano ad arrivare i primi titoli drammatici da Parigi.
Immediatamente appare, con le prime immagini, la gravità della situazione e il contrasto con le immagini che propongo io esplode letteralmente. Tutti i problemi che emergono normalmente durante una diretta e che sembrano gravi e insormontabili, prendono immediatamente la vera dimensione: quella di problemi che una volta affrontati hanno una soluzione? Di fronte al terrore, la morte, la violenza tutto si ridimensiona e se un tecnico non capisce un’indicazione e fa una cosa sbagliata o io interpreto male una cosa capitata in campo e lo seguo a ruota diventano peccati veramente veniali di fronte alla crudeltà espressa al suo massimo livello.
E adesso, tornando a casa, aereo su aereo, con un’ombra di paura che comunque ti sfiora perché aeroporti e aerei sono tra posti preferiti da queste iene, non si riesce a staccare il pensiero dalle notizie che continuano ad arrivare tramite colleghi francesi e non, più vicini a corrispondenti di guerra che tecnici e giornalisti. E l’avvicinarsi a casa, sposta la preoccupazione anche sulla propria famiglia, i propri cari, sulle prospettive, sul futuro.
Oggi parlare del basket televisivo si può, ma non è importante; non sono importanti i palasport spesso inadeguati, le nostre squadre che faticano a proporre un’identità in cui i tifosi si riconoscano, un’Europa che per ora è fuori scala rispetto alle nostre squadre più importanti (figuriamoci le altre…). È importante mantenere la nostra umanità, rifiutare la crudeltà ed opporvisi, per tornare a tifare sugli spalti, lavorare perché da casa vedano serenamente tutto e potersi preoccupare delle nostre piccole grandi cose…