La Mens Sana, gloriosa Polisportiva, vanta l’aver spinto il Governo a introdurre l’educazione fisica nelle scuole nel tardo Ottocento e presentato nel 1907 a un saggio ginnico a Venezia con le allieve della professoressa Nomi Pesciolini il gioco della palla al balzello, come i senesi avevano battezzatola pallacanestro. Siena è stata la prima a importare da Londra i canestri in ferro, le tre squadre più importanti hanno tutte un impianto di proprietà, anzi la Mens Sana addirittura due. Eppure, pur con tutta questa storia, tutti questi primati è precipitata in un dissesto economico e in una serie di guai giudiziari mai visti nella storia dello sport italiano e domani, 4 luglio, la Camera di Consiglio del Tribunale di Siena deciderà la messa in liquidazione.
La Mens Sana SpA è stata registrata come società in liquidazione il 21 febbraio, lo stesso giorno della turbolenta assemblea dei soci che bocciano il bilancio e presentano due denunce nei confronti degli amministratori per “bancarotta fraudolenta aggravata e false informazioni societarie” nell’evidenziarsi di un passivo di 5,4 milioni e danno all’erario per evasione fiscale – riguardante il rapporto contrattuale anomalo con molti atleti e i loro agenti – accertato nel verbale di constatazione della Guardia di Finanza per un totale di 16 milioni per il periodo 2007/2013 preso in considerazione dall’indagine TIME OUT disposto dal Procuratore dottor Antonino Nastasi.
In seguito alle spiacevolissime “sorprese” venute alla luce il 21 febbraio per l’organo vigilante e socio di maggioranza con l’87% la Polisportiva Mens Sana 1871, nella persona del presidente Piero Ricci, propone nel corso della drammatica assemblea che boccia il bilancio il nome del liquidatore Egidio Bianchi. Si astiene l’altro maggior socio, la Fises (Finanziaria Senese di Sviluppo) che vanta un credito di oltre 600 mila euro, una sofferenza che ricade sulle partecipate (Comune, Provincia, Camera di Commercio e Fondazione). La Fises è la prima a dare credito al basket come attività di sviluppo del territorio proprio ai tempi in cui curiosamente il direttore era Piero Ricci lo stesso diventato presidente della Polisportiva all’uscita di scena di Giorgio Lucchesini nei primi anni del Novanta. Un passaggio, raccontano, contestato però energicamente uno dei revisori dei conti (Demo Pennatini), che permise a Minucci di fare salto di qualità passando da direttore sportivo a general manager e azionista vantando un credito, raccontano, come responsabile per la cartellonistica e pubblicità, attività seguita a un incarico all’Ufficio Titoli del Monte dei Paschi, che gli consentì di mettere un piedino nella società ai tempi della doppia promozione in A con coach Dado Lombardi.
Col ruolo diretto di Minucci nel management si interruppe anche il buon rapporto fra i due presidenti Rossi e Ciupi. Quest’ultimo, imprenditore edile, incoraggiato da Minucci e dal sostegno delle istituzioni senesi al progetto, andò avanti in prima persona ancora per alcune stagioni per poi ritirarsi, proprio quando il Monte dei Paschi decide di intervenire massicciamente: per la GdF sono ben 100 milioni di euro nei soli sette anni presi in considerazione, ma potrebbero essere altrettanti nel periodo precedenti, perché il bilancio annuale era arrivato a superare i 20 milioni. C’è anche il sostegno diretto della Fondazione, che avrebbe elargito bonus per l’attività giovanile, altre iniziative riguardanti il basket e la società personale di Minucci “Basketball Generation”, come emerso negli stralci dei verbali della Procura di Siena pubblicati dai giornali nell’ambito dell’inchiesta riguardante le attività della banca negli anni dell’acquisto di Antonveneta a un prezzo esagerato.
Il presidente, dopo Ciupi, diventa Roberto Morrocchi, dirigente ben visto ai vertici della banca che ha collaborato con le squadre locali di basket in vari ruoli. E’ da questo momento, di fatto, che la Mens Sana Basket si distacca dalle logiche della Polisportiva, e via via viene fatta apparire quasi una costola o un’attività della banca prediletta dal presidente e altri vari livelli, essendo il Monte dei Paschi direttamente coinvolto a tutto campo, oltre a Basketball Generation, la pubblicità per l’Euroleague, le società della famiglia Minucci, la realizzazione di “Casa Siena” con degustazioni dei prodotti locali per le Final Four e il giorno della decisione della candidatura italiana per i mondiali 2014. Anche in questo caso, i Mondiali che poi verranno assegnati alla Spagna, sembrerebbero oggetto di un altro intervento robusto sempre della banca. Aiuto giustificato dalla scelta di Siena di candidarsi ufficialmente per uno dei quattro gironi dei quarti di finale della rassegna iridata impegnando il sindaco Cenni a realizzare il nuovo palasport da 11.500 posti nella zona dell’Arbia. Impegno che anche il nuovo sindaco Ceccuzzi è disposto a portare avanti, tanto che nel suo programma, scrive della realizzazione di un’Arena sportiva per la musica e lo sport e della trasformazione dell’area di Viale Sclavo, dove sorgono i due impianti della Polisportiva, per farne una zona residenziale con appartamenti. Cosa che non è mai stata smentita o contestata dalla Polisportiva.
Giuseppe Mussari, presidente della banca, ormai una delle maggiori figure del mondo bancario col quale Minucci instaura un’amicizia salda, si vede frequentemente al palazzo (via via sponsorizzato dalle partecipate) e va anche in trasferta a volta con la sciarpa al collo, polemizza con Gilberto Benetton quando l’imprenditore accenna alla politica economica del basket senese e ricorda al banchiere che i soldi a Treviso vengono dalla famiglia e non sono quegli degli azionisti del Montedeipaschi. Mussari è addirittura attentissimo anche a quello che scrive un quotidiano locale, come mi racconta il suo caposervizio che riceve spesso le sue telefonate per parlare di basket.
Il primo segnale che un simile livello di spesa, bilanciato con incassi che sono poco di più di mezzo milione di euro per stagione, non può essere più portato avanti, e arriva – primo segnale – il ridimensionamento del budget del settore giovanile circa due anni e mezzo fa. E poi nella primavera del 2012 ecco in silenzio l’operazione della cessione per 8 milioni di euro del marchio alla Brand Management di Sammarini, uno dei due soci della Essedue Promotion messo agli arresti domiciliari l’8 maggio. Sull’operazione indaga la magistratura, fosse ritenuta illegittima o non rispondente alle norme sulla dovuta cautela bancaria, potrebbe essere richiesta alla Federazione la revoca dei titoli per la non corretta ricapitalizzazione del bilancio d’esercizio, una delle garanzie richieste per l’iscrizione al campionato.
Minucci non lascia però la scena dopo l’assemblea, si incontra con i vertici della Polisportiva e liquidatore che lo ringraziano anche per i risultati e l’essere a disposizione della società, un comunicato che crea qualche perplessità per il tono conciliante. Le voci dicono anche che nel testo del Minucci voleva maggior rilievo al suo operato, oltre una buona uscita. Nemmeno sette giorni dopo, l’8 febbraio ecco arrivare la nomina-lampo a presidente di Legabasket con 14 voti e i contrari di Roma e Bologna.
Nel frattempo inizia la procedura per il fallimento col l’atto notarile redatto dal dottor Alfredo Mandarini per lo scioglimento e liquidazione della Mens Sana Basket registrato dopo 21 anni e due giorni (e 8 scudetti di A) dal giorno della costituzione della S.p.A. con l’iscrizione al registro delle imprese di Siena il 19 febbraio 1993 con un capitale di 827.421 euro e 1.591.195 azioni. La durata della società, prevista per il 31 dicembre 2100, si chiude 84 anni prima del previsto, manca solo la decisione ufficiale che uscirà dalla camera di consiglio del tribunale Fallimentare di Siena il 4 luglio. La Polisportiva, anche in presenza di situazioni conclamate, ha provato ugualmente a iscrivere la squadra al campionato di A, ma senza accompagnarla con le dovute garanzie (un deposito cauzionale triplo rispetto alla cifra della ricapitalizzazione). Il liquidatore fallimentare ha dichiarato anche a una radio senese che le norme della Fip hanno impedito il salvataggio nonostante uno sponsor, senza però mettere nome, cognome, cifre, a meno che sia lo stesso sponsor tecnologico senese che il 9 giugno, di prima mattina, mentre il giudice del Tribunale Fallimentare esaminata la richiesta di rinvio della Camera di Consiglio, ha lanciato un comunicato affermando che era lo sponsor della Mens Sana, precisando anche che la squadra stava già facendo operazioni di mercato per la prossima stagione. Peccato che poi, con grande disinvoltura, alle 12 abbia fatto retromarcia riconoscendo che in effetti la sponsorizzazione era solo per i playoff.
Rileggendo l’atto costitutivo, l’”Oggetto sociale” prevede “l’esercizio di attività sportive, attività ad essere connesse o strumentali, ed in particolare la formazione, la preparazione e la gestione di squadre di pallacanestro nonché la promozione e la gestione di squadre di pallacanestro nonché la promozione de l’organizzazione di gare, tornei ed ogni altro tipo di attività cestistica in genere con le finalità e l’osservanza delle norme e delle direttive della Federazione Italiana Pallacanestro e dei suoi organi”.
“Per l’attuazione dell’oggetto sociale – viene anche specificato – potrà anche compiere attività di carattere mobiliare, immobiliare e finanziario che fosse ritenuta necessaria e utile e “pubblicizzare la sua attività e la sua immagine utilizzando modelli, disegni o emblemi, direttamente o a mezzo terzi”.
Quindi la cessione del marchio era legittima, rimangono però da controllare – come sta facendo la Procura – le modalità e la natura della partita di giro con la srl acquirente il cui titolare Stefano Sammarini per Time Out è in concorso uno dei principali responsabili del progressivo depauperamento del capitale sociale. Secondo gli inquirenti incassava un 7 per cento di provvigione per creare il contante per il club, chi procurava i contanti il 17% e l’ex presidente in 5% oltre naturalmente uno stipendio (sembra 450 mila euro).
Ferdinando Minucci è stato presidente del Consiglio di Amministrazione, per un certo periodo Luca Anselmi consigliere amministratore delegato e la dottoressa Paola Serpi vicepresidente svolgendo anche il ruolo di responsabile dei Revisori dei Conti della Banca Monte dei Paschi. Nel 2009 il notaio dottor Cesare Lazzeroni era consigliere, in seguito divenne presidente della squadra anche per l’Euroleague quando nel 2013 la situazione di Minucci precipitò e l’ex presidente tornò al ruolo di general manager.
Il principale azionista è sempre stata la Polisportiva con la lunga presidenza di Piero Ricci. Tre anni fa si registra anche un aumento di capitale e passa dal 54,3 % del 2012 all’87% con una riduzione invece dal 40% all’11% della Fises che intanto si muove e sollecita il rientro dei crediti (oltre 600 mila euro). Al momento di varcare la soglia del Tribunale per il fallimento – che per inciso è stato chiesto dalla Procura di Siena l’8 aprile e non dal liquidatore in carica dal 21 febbraio – la Polisportiva possiede 1.381.557 azioni per 718.409.409 euro e la Fises 181.011 azioni per 94.125,72. Oltre ad altri azionisti individuali fra cui uno degli ex presidente Roberto Morrocchi (99 azioni) e la segretaria Olga Finetti (296 azioni), anche lei arrestata e messa ai domiciliari l’8 maggio, personaggi senesi, fra cui anche uomini di cultura delle istituzioni locali massimi livelli (e fra loro anche un prefetto ex tesserato Mens Sana), la Società di Cooperativa di Promozione Turistica (1476), la Confesercenti (296) e due società in liquidazione, la Marzucchi srl (394) e la Confederazione Nazionale Artigianato (99).