Alla posizione 11 due squadre che questa estate, da costa a costa, hanno fatto affari insieme, probabilmente migliorando entrambe.
EASTERN CONFERENCE #11: BROOKLYN NETS. Brooklyn ha parzialmente cambiato assetto societario, pur rimanendo proprietario il trilionario russo Prokhorov, e ha iniziato l’anno scorso una ricostruzione difficile ma meno dolorosa del previsto. Lontani dall’essere vincenti, i Nets lo scorso anno sono andati sopra le aspettative, meritando fama di squadra debole ma coriacea, trovando rispetto e risposte positive dai fans. Complice la partenza di Melo da NY, secondo noi sono pronti per operare almeno il sorpasso cittadino: molto del nostro pronostico poggia sulla grande considerazione che abbiamo di coach Atkinson, il cui timbro abbiamo potuto vedere live anche agli Europei di Tel Aviv, poichè nel girone dell’Italia giocava la Germania allenata dall’assistant di Atkinson, Chris Fleming. Tanta difesa, control game, smallball, lunghi che non hanno timore a tirare da 3. L’edizione 2017/18 dei Nets troverà molti ostacoli ad attuare l’ultimo dei punti sopra elencati, perchè Gemello Brook (Lopez) è partito per Los Angeles sponda Lakers, e gli omoni rimasti non sono certo dei tiratori: il Timoteo Sbagliato Mozgov, Tyler Zeller, Jarrett Allen e Quindi Acy sono, oltre l’arco, sganciatori di piccioni senza nido, e il solo ad aver recentemente acquisito un po’ di sostanza perimetrale è Trevor Booker, che insieme al tiro ha trovato anche la calma di non finire in ogni rissa possibile, sulle tavole e non. A rigor di misurazioni Booker e Acy sono le due sole pf in dotazione ai Nets, che abbondano di esterni. DeMarre Carroll è un’addizione di valore in sf, così come è molto attesa nello stesso spot la riconferma dei progressi di Caris LaVert (the next Shaun Livingston?) e Rondae Hollis-Jefferson (da ora in poi solo RHJ). La ressa diventa densa nel recinto delle guardie: sono 7 giocatori, non di primo livello, ma ognuno ha pregi da offrire. Cominciando col più talentuoso anche se finora quasi del tutto inespresso: DeAngelo Russell, arrivato nella Lopez-trade; DAR dovrà migliorare per continuità e, tra i vari aspetti del gioco, saranno sorvegliatissimi la difesa e la sua capacità di non accontentarsi del tiro da fuori: il suo rating di penetrazioni lo scorso anno è stato solo il 114′ tra i giocatori con almeno 40 partite disputate, fermandosi a meno di 5 incursioni nella classifica parametrata su 36 mins. Dopo, ma probabilmente prima di lui nello starting 5, Jeremy Lin, che Atkinson si augura di poter avere a tempo pieno libero da infortuni. Ci sarà poi il bravo scolaro Isaiah Whitehead, che ha un fisico invidiabile per una pg, il funambolico Sean Kilpatrick, nero nuovaiorchese purosangue da Yonkers con nome altrettanto puramente irish, che abbiamo in molti sensi scoperto prima noi dei suoi stessi allenatori; poi Spencer Dinwiddie e Joe Harris, e infine l’attesissimo arrivo da Portland, Allen Crabbe, che ha chiuso la scorsa stagione a 11 di media dalla panchina con quasi il 45% da 3. I Nets sono chiamati a migliorare il record W/L costruendo il futuro sulla competenza pura degli scouts e del management. A causa degli sciagurati accordi degli anni passati non dispongono infatti di scelte valide per i prossimi 2000 Drafts, quindi dovranno immaginare giocatori lì dove il pensiero degli altri non arriva. Se giocheranno con l’orgoglio della scorsa stagione la loro gente li seguirà anche nel caso, assai probabile, di un altro anno (altri anni) con più sconfitte che vittorie. Dopo i disastri del recente passato, il payroll si sta riassestando, ed ora è il 23′ della Associazione con 98 MM. Pesano e peseranno altri 3 anni i dollari che come dead money i Nets devono ancora a Deron Williams, e, pur se esagerati (ma non lo hanno fatto i Nets, quel contratto) i 15 MM che spettano a Mozgov sono meno dei 21 che Brook ora prenderà dai Lakers. Definizione: long and winding road, ma arriveranno.
WESTERN CONFERENCE #11: LOS ANGELES LAKERS. I Lakers iniziano questa stagione con pochissima pressione sulle spalle: sicuramente un bene dato che la sqUAdra è giovane, ed il coach altrettanto. L’atmosfera rilassata che, almeno finora, si respira è dettata dalla grande fiducia nel futuro infusa da due fattori: il talento a disposizione, per quanto acerbo, e poi quel venticello che, invece che portar calunnia come diceva Gioacchino Rossini, porta un nome+cognome e una data: LeBron James, 2018/19. Pare proprio che la LA gialloviola si stia attrezzando per accogliere, la prossima stagione, l’arrivo di The Chosen One. Nel frattempo hanno messo a roster un giocatore totale ed immaginifico come Lonzo Ball, Seconda Assoluta all’ultimo Draft, che si unisce a Brandon Ingram, il futuro KD, che è cresciuto ancora diventando il 6.11 che tutti millantavano fosse lo scorso anno (era 6.9). Continuando il focus sul talento giovane, troviamo la sg Jordan Clarkson, steal of the Draft 2014 (anzi, doppio steal, perchè scelto dai Wizards), ma bisognoso di fare passi avanti nel decision-making e in difesa, e Julius Randle, uno che l’anno scorso era di fatto un rookie poiché aveva perso per una frattura tutto il primo anno: Randle è una pf classica, grosso e bravo in post basso sia difendendo che attaccando, se aggiunge continuità al tiro da 3 e l’uso della sinistra diventa una delle prime 10 pf della NBA. Finiamo con uno dei giocatori divenuti in breve di culto: Larry Nance jr, figlio di cotanto padre (grande pf degli anni ’80 e vincitore dello Slam Dunk Contest nel 1984). Ai giovani si sono uniti due ottimi giocatori: Brook Lopez (intimidazione e tiro da 3 esiziale per un centro) e Kentavious Caldwell-Pope, arrivato dai Pistons e giocatore valutato troppo poco rispetto al suo reale valore: difende, tira 3 dignitosamente e, occasionalmente, è anche un realizzatore tout-court. Il Salary Cap è sotto controllo, in attesa del Prescelto. Definizione: tutti in attesa del Messia, ma la squadra è più forte di quel che pare.