Continua il nostro Power Ranking, con la posizione 14.    Ricordate sempre che la Western Conference è mediamente molto migliore della Eastern, e che quindi un 14′ posto ad Ovest corrisponde al 10 ad Est, e al 26 0 27 All-NBA.

EASTERN CONFERENCE #14 ATLANTA HAWKS. Se D-Wade fosse rimasto ai Bulls invece di raggiungere LeBron James a Cleveland, gli Hawks sarebbero stati gli ultimi della classe. Dopo la partenza del #3 da Marquette U., Atlanta ha salito un gradino, ma resta debolissima. Del quintetto che due anni orsono contese la Finale di Conference ai Cavs non è rimasto nessuno, e di quella squadra son restati solo Dennis Schroeder e Kent Bazemore, proprio i due giocatori attorno ai quali al momento si impernia la franchigia. Gli Hawks sono ricchi di ali: The Baze, appunto, ma anche il Turco Pellegrino, Ersan Ilyasova, che ha girato 6 squadre negli ultimi 3 anni, ma garantisce rendimento sia da pf che da sf; aggiungete Taurean Prince e DeAndre Bembry, scelti nel 2016 ed entrambi in miglioramento, più sf il primo, più pf il secondo; ci sono anche il tiratore Babbitt e l’Argentino Nicolas Brussino, indecifrabile lo scorso anno. Il centrocampo è meno affollato e mostra gerarchie più precise: pg titolare DennisDeutscheland, sg Jamal Crawford; a far loro da cambi rispettivamente Delaney e Belinelli. Grossa occasione di avere tanti minuti per il Beli. I lunghi non sono molti e non sono dei fenomeni: Mike Muscala è il classico finto-5, mentre Dedmon (reduce dagli Spurs), Miles Plumlee e John Collins si spartiranno minuti portando in campo ognuno un modo diverso di interpretare il ruolo: nessuno però fornirà punti a camionate. I contratti di Bazemore, Schreoder e Crawford sono tutti sui 15MM/anno, e per questo il payroll da 99MM è più alto (22) in classifica della squadra (29, secondo noi), ma è in ogni caso gestibile, e dal prossimo anno calerà del 25%, quindi il processo di rebuilding che Atlanta inizia quest’anno non corre rischio di infrangersi contro una eccessiva rigidità salariale. Vorremmo dire che l’uomo-chiave sarà il Beli, ma non è così. Schroeder ha per la prima volta le chiavi della squadra fin dalla prima palla a due, e sarà la sua stagione a segnare i destini anche futuri della franchigia. Definizione: domani è un altro giorno, e ci sta benissimo visto che siamo ad Atlanta.

PostScriptum da cronaca nera: è di poche ora fa la notizia che Schroeder sarebbe stato fermato dalla polizia di Brookhaven, il satellite di Atlanta dove vive, per aggressione. Inziamo bene.

 

WESTERN CONFERENCE #14: MEMPHIS GRIZZLIES. Lo sappiamo: starete tutti gridando allo scandalo. La squadra che ha a roster Mike figlio di Mike (Conley) e Marc fratello di Pau (Gasol) merita come minimo di stare alle porte dei Playoffs. Quindi: scandalo! Scandalo!! La nostra previsione si fonda su una domanda: che succede se uno dei due si fa male? La cosa non è per nulla improbabile. Conley inizia il suo anno 11 a Memphis, condividendo totale fedeltà e lunga permanenza proprio con lo Spagnolo, che affronterà la sua decima stagione in maglia Grizzlies. Il punto, oltre all’età non verdissima, è che nelle ultime 4 stagioni i due hanno perso complessive 123 partite, circa 20 di media ognuno. Nello stesso periodo, il solo ad aver giocato almeno una volta più di 75 gare è stato Gasol: 81 nel 2014-15. Il roster non consente infortuni: lo scambio che ha mandato il blocco dei veterani del Tennesse a Sacramento in cambio del blocco dei giovani californiani non ha certo rinforzato la franchigia, anzi il solo vero asset avuto è stato Ben McLemore. Tyreke Evans giunto da Nola è un ottimo giocatore, ma terribilmente injury prone, così come Mario Chalmers che sarebbe il primo cambio di Conley. Il terzo vertice del quintetto sarebbe Chandler Parsons, sf, l’uomo più infortunato del globo, e speranza ormai tradìta, persosi nel gorgo degli infortuni a catena. Dubitiamo sia che possa tornare ai livelli dei primi due anni di carriera a Houston, sia che riesca a non farsi male. Bel giocatore è l’elicotterone JaMychal Green, che è stato cercato anche recentemente dai Celtics, e un qualche contributo possono fornire nel back-court il migliore dei gemelli Harrison (Andrew), in ala Ivan Rabb appena uscito da Cal U., e sotto le plance lo stoppatore veterano Brendan Wright insieme al giovane Jarell Martin. Nutriamo dubbi sulla possibilità di esplosione di Deyonta Davis, ma il talento fisico c’è. Quindi, senza gridare allo scandalo, e dato che non crediamo alla possibiltà di non infortunarsi di Conley e Gasol (per non parlare di Parsons ed Evans..), mettiamo Memphis al posto 14, perchè il resto del roster è debolissimo. Payroll medio-alto: 20′ della NBA a quasi 115MM, in cui però incidono i 28 di Conley (a diventare 34 nel 2020), i 23 di Parsons (davvero buttati e sulla schiena fino al 2019, quando saranno 25) e i 22 di Marc (a diventar 25 nel 2019). Lo spazio salariale c’è, ma riguarda i contratti minori, perchè Gasol e Conley verosimilmente finiranno la carriera a Memphis, e Parsons non se lo prenderà nessuno: questa situazione rende poco flessibile il cap-space dei Grizzlies. Definizione: andrà peggio.