Arrivando alla posizione 6 del nostro Power Ranking incontriamo un nostro connazionale: il Gallo.

 

EASTERN CONFERENCE #6: MIAMI HEAT. 30-11, si riparte da lì. Dalla seconda parte di stagione perfetta giocata dagli Heat. Lo sforzo non fu premiato, persero i playoffs per una questione di millimetri, anche a causa di riposini altrui di cui beneficiarono i diretti concorrenti di Miami. Certo, tante cose andarono anche per il giusto verso in quelle 41 gare. La più inaspettata di tutte? Dion Waiters che smise di essere Dion Grandine Sulle Vigne e fu Dion Manna Dal Cielo. Potrà ripetersi? Boh. Intanto ha ricevuto in premio un contrattone da 13×3, e 14.5×3 è quello dell’altro inaspettato protagonista: James Johnson. Il monte salari degli Heat è il quarto della NBA, loro ovviamente non sono la quarta miglior squadra, e i conti non tornano. Ma gravano i 26 MM cha ancora per due anni gli Heat dovranno dare a Chris Bosh, che è ancora un loro giocatore anche se i rapporti si sono inesorabilmente incrinati, perché lo staff medico non ha intenzione di concedergli il lasciapassare per poter giocare. I problemi di eccessiva densità del sangue non paiono risolvibili almeno per un’attività agonistica densa come quella di un NBA player. Sappiamo che sia Golden State che Boston hanno buttato un occhio alla cartella clinica di Bosh. Gioca nella Bay Area o a BeanTown? Purtroppo, siamo pessimisti su un suo ritorno, e allo stesso tempo saremmo molto preoccupati se tornasse. Una volta si chiamava “asse play-pivot”: è quello che hanno gli Heat in Dragic-Whiteside, e siamo certi che funzionerà. Spoelstra ha dichiarato di attendersi miglioramenti ulteriori da HW, e che un limite ai progressi del loro centro di fatto non esiste: se gioca male, in sintesi, è per via della sua testa, molto particolare e sensibile. Non è un piantagrane, ma un ragazzo inspiegabilmente tribolato, che lo scorso anno ha fatto sforzi enormi per diventare più “loudy” nel locker, con buoni risultati. Il fatto che Dragic giochi negli Heat e che Doncic possa dichiararsi al Draft fin dal prossimo anno, ovviamente, non garantisce nulla, ma ricreare la connection slovena è più di un’idea per il front-office della Florida. La squadra gode di gioventù e talento: Justise Winslow, e le guardie Josh Richardson e Tyler Johnson sono un futuro già presente, e non trascureremmo le potenzialità di “BAM” Adebayo, pf/c da Kentucky, e di AJ Hammons, scelto nel 2016 al 46 da Dallas ed ora in Florida. In modi diversi sono arrivati da Boston sia Kelly Olynyk (in carrozza), che darà agli Heat l’opposto di quel che fornisce HW ovvero tiro da 3 e perimetro, e Jordan Mickey (a piedi con zainetto sdrucito) gran stoppatore. Il cap room è quasi nullo, per i problemi suddetti, ma il futuro pare essere dalla parte degli Heat. Definizione: con coach Spoelstra, ovunque.

 

WESTERN CONFERENCE #6: LOS ANGELES CLIPPERS. Non siamo mai stati dei devoti di CP3, e quindi non ci sembra che la partenza della pg verso Houston debba far naufragare nei pronostici i Clippers. Non entriamo nel merito della bontà del lavoro di una pg che non riesce a far girare una squadra se non quando essa è come la vuole lui, ma andiamo avanti e citiamo gli arrivi principali a Clippertown in estate: Danilo Gallinari e Milos Teodosic. A livelli di dubbio differenti, l’interrogativo che pende su di loro verte su difesa e salute fisica, ma entrambi portano come principale caratteristica la capacità di “vedere” il gioco e passare la palla. A questo proposito, DeAndre Jordan, il monumentale centro dei Velieri, ha detto del Serbo: la metà delle volte non capisco un tubo quando mi parla, ma se continua a passarmi la palla in quel modo può dire quel che vuole. L’impatto dei due Europei è stato positivo ed ha galvanizzato un ambiente un po’ depresso dalla partenza di Paul. La salute sembra essere uno dei nodi della prossima stagione per la squadra di Doc Rivers (che forse dovrebbe cambiare un nickname che riporta troppo ad ospedali ed infermerie..): negli ultimi 3 anni Gallinari e Blake Griffin (uomo-chiave, of course) hanno giocato di media 54 e 58 partite rispettivamente. Forse per emulare il nuovo compagno di squadra, che si ruppe polso+mano in una rissa con un magazziniere dei Clippers (uno dei suoi migliori amici, of course..) il Gallo ha mollato il cazzotto incapace con cui si è rotto la mano e grazie al quale ha perso gli Europei. Nella Paul-trade, i Clippers hanno ricevuto diversi giocatori, tra i quali spiccano la pg Pat Beverley (difesa e provocazione al limite della violenza), la sg Lou Williams, e Montzrell Harrell, che negli anni 70/80 sarebbe stato definito un “mezzo lungo”, ovvero uno col fisico da 4 ma non abbastanza tecnica e quindi obbligato a giocare centro. Oggi questo tipo di giocatore, se dotato del dovuto atletismo, è assai ricercato, ed Harrell in effetti aiuta molto in difesa, potendo cambiare su qualunque avversario da 1 a 5. Terremmo d’occhio due giocatori nel roster di LAC. Il primo è Brice Johnson, pf da North Carolina che ha perso tutto lo scorso anno, suo rookie year, per problemi alla schiena; il secondo è il rookie (scelto dai Bucks poi scambiato) Sindarius Thornwell. Idolo fin dal nome, è una sg di 198 cm e 100 kg, una bestia in penetrazione e con tiro da fuori non inguardabile, da South Carolina, ma, soprattutto, ha fatto il liceo alla Oak Hill Academy. Per dire cosa sia quella scuola vi lasciamo uno starting-5 degli ultimi 25 anni: Rajon Rondo-Jerry Stackhouse-Carmelo Anthony-Kevin Durant-AJ Hammons (sì, debolini in fatto di centri, ma abbiamo lasciato indietro per esempio Rod Strickland e Stephen Jackson…). Il monte salari è inguardabilmente alto, oltre i 120 MM, ma contano molto i 34 annui per 5 anni di Blake. Alla fine della stagione 2019/20, con gli attuali contratti, si sarà più che dimezzato e di certo, secondo noi, sarà finita l’era di Doc sulla panchina; forse molto prima del 2020. Definizione: dire Clippertown è un po’ come dire Paperopoli, Paperino-side, ma chissà..