Finesettimana impegnativo e signidicativo nella NBA, che ha iniziato, finita la stagione NFL, a riempire gli spazi del football con molte partite tra le 19 e le 22 italiane.

CELTICS. La fiera rivalità che oppone BOS e PHI ha vissuto un altro bel capitolo sabato notte, con la W in rimonta da -15 dei biancoverdi. Gara fisica, di molte botte e cadute e più o meno lievi provocazioni, ma ha quasi ragione il meme presto apparso di Embiid che si chiede come possa chiamarsi rivalità, tra le due formazioni, dal momento che i 76ers le prendono sempre. Era anche un tie-breaker, la serie stagionale dice ora 3-0 Celtics, 1 sola da giocare. Conferma 1: Doc Rivers non si può guardare. Ha preso in meno di metà terzo quarto un parziale di 20-3 senza fiatare, da +15 a -2, sembra continui ad allenare per Boston anche su diversa panchina. Conferma 2: se Embiid non vince(rà) lo MVP ci sono ragioni sensate, essenzialmente riguardo la difesa. Grande giocatore, mobilità insensata per quella struttura, ma 5/5 nelle triple da Horford lo ha preso lui, e ne prenderà altri in futuro; uno slavo come Jokic alla seconda avrebbe mandato messaggi precisi sia al giocatore di BOS che ai propri compagni: Lo prendi tu anche se io me lo dimentico, altrimenti vai a casa a piedi, se ti lascio i piedi. Forte, e anche supersportivo (ha detto lui al pubblico che il suo AveMaria da metà campo era fuori tempo, è andato nel locker mentre gli arbitri ancora misuravano il replay), ma vincente, temo, no. La gara ha detto cose importanti sulla solidità dei Celtics: aiutati, certo, dalle pecche dei Sixers, ma pur sempre capaci di vincere da 15 sotto in una serata pessima di Tatum. Proprio lui merita un surplus di dati: 18 punti con 7/17 al tiro e 5 perse (orrido)… MA anche: 13 rebs, 6 ass, 1 stoppata, dei 18 ne ha fatti 14 nei 14 mins finali compresa la tripla della W. Tripla segnata dopo TO di coach Mazzulla che ha ridisegnato per sicurezza quello che i suoi stavano già eseguendo sull’ultima rimessa: altro che il lasciare fare di Doc. Lui ha ucciso più carriere della strega dei legamenti crociati: KG e PP non hanno vinto 2 Anelli ma solo 1; CP3-Blake-DAJ nessuno; Embiid e Harden sono avviati sulla medesima strada. Mazzulla, Tatum, Brogdon, Smart, Grant Williams: Boston ha un legittimo candidato per ogni award: coach, MVP, 6th man, DP, MIP; ecco perché è palese che ogni cosa diversa dall’Anello sarà un fallimento.

KINGS at CLIPPERS. Parliamo della gara tra venerdì e sabato conclusasi 176 – 175 per SAC. Ok, doppio overtime, ma anche senza si era a 153 (ovvio, each). L’ho guardata chirurgicamente, perché è una di quelle partite che, forse, in futuro considereremo fondamentali per un certo tipo di svolta nel Gioco. Spero di no, ma era quasi un dovere esaminarla. Non si possono chiamare a esempio le difese, ma nemmeno tacciarle di essere state inesistenti. I Kings hanno preso 111 tiri (totale 128 possessi contando le lunette), i Clippers 98 (116): nulla di assurdo in realtà, nella stessa notte un banale Hawks vs Cavs aveva visto i possessi totali finire 115 a 100 senza OTs. La differenza sta nelle palle perse, 15 SAC e 25 (!!!) LAC. Per il resto, la messe folle di punti è frutto di precisione al tiro davvero notevole, coi Kings 58% dal campo e i Clippers 60, e soprattutto di una miriade di possessi conclusi prima del decimo secondo. La filosofia appartiene molto più ai Kings che ai ragazzi di Ty Lue, e infatti hanno avuto la meglio. Non lascerei passare sotto silenzio che il numero deplorevole di palle perse è piombato sul collo dei losangelini in coincidenza del debutto di Westbrook: non solo ha perso 7 palloni (dammi il solito, Russ, grazie), ma fa sempre tanto caos da mettere fuori giri anche i compagni.

LAKERS. Ora che il Lebrone ha smesso di fare il mercato, sono arrivate un paio di mosse sensate. La prima, dal valore quasi sacrale, è stata sbarazzarsi di Westbrook. La seconda è stata ricreare con poco un vero roster, con un titolare e un cambio per ogni ruolo. L’ironia, sempre presente nelle umane cose, è il ritorno del primo ripudiato in nome di LBJ, D’Angelo Russell: qualche che sia la stima che ne avete, nessuno può negare sia una vera pg da quintetto NBA. Non banale l’arrivo di Jarred Vanderbilt, ala con mobilità da guardia e braccia infinite, solido difensore e rimbalzista, uomo-collante che non ha bisogno di avere la palla in mano per essere efficace: più rebs (6.6) che pti (6.1) nella ancor giovane carriera di questo giocatore che avrà modo di farsi amare dal pubblico gialloviola. Con Russell e Beasley a LAL in teoria è anche ritornata la pericolosità perimetrale. Insomma, i Lakers non sono tagliati fuori dalla post-season, e addirittura da quella dei veri PO: la distanza dal posto 6 è di appena 2.5 gare, e importantissima è stata la W di stanotte vs i sesti del West, i Mavs. Il trittico di gare importanti del finesett si chiude proprio con l’inusitata sconfitta di Dallas, capace di perdere da un vantaggio di 27 pti. Buon per LAL aver vinto nonostante l’assenza di D-Lo e il 17% da 3, grazie soprattutto  a un +8 a rimbalzo e un saldo di +11 rispetto a DAL tra perse e rec; a proposito: Vanderbilt 15+17 (sempre più rebs che punti) e 4 rec. Çattiveria impossibile da non dire: con Luka da solo non sarebbe mai successo.