Dopo i quintetti sono stati resi noti i nomi delle riserve dell’ASG di New Orleans, week-end 17-19 Febbraio.
Per la prima volta da parecchio tempo a questa parte, almeno per quel che riguarda la umile opinione di chi scrive queste note, non ci sono scandali nelle convocazioni. Il discorso sui quintetti è molto diverso, ma ne abbiamo già scritto. Gli starters sono decisi dalla volontà popolare per la metà dei voti, e dai tempi di Crizia l’Ateniese una democrazia come quella dei “televoti”, totale, casuale, spesso di convenienza o partigiana (la Georgia tutta che vota Pachulia) e non sempre erudita nella materia in questione, è seriamente indiziata di essere un sistema assai fallace. Il restante 50% in mano a giocatori e giornalisti ha solo parzialmente riequilibrato i giochi, creando due squadre, East e West, dai connotati “curiosamente” contrapposti. Le virgolette sono indice che non c’è nulla di curioso, ma tutto di preparato nei 12+12 che si affonderanno East vs West, e su tutto prevale l’immensa abilità dei dirigenti NBA di ogni area e livello, che sanno creare interesse e donare spunti ad una gara che, di suo, corre sempre il rischio di essere un vociante carrozzone e poco più. “Esattamente” (altre virgolette, avrete notato) come i dirigenti di FIP e LegaA, che, dopo un ASG 2016 letteralmente di guano, privato della Nazionale (che doveva aver la testa libera per il fondamentale Preolimpico e le ottime Olimpiadi giocate….ah, no, non si è qualificata….), e giocato da stranieri a cui non fregava assolutamente nulla, invece che lavorare e migliorare il prodotto, lo hanno cancellato dal calendario. Brillanti, davvero.
Ma torniamo velocemente oltroceano per presentare le squadre al completo ed esaminare i pochi casi, tutti razionalmente spiegabili, di controverse esclusioni.
EAST: Irving-DeRozan-Butler-James-Antetokounmpo + Isaiah Thomas, Wall, Kemba Walker, Kyle Lowry, Paul George, Paul Millsap, Kevin Love.
Antetokpunmpo e Kemba sono gli assoluti esordienti. E’ una squadra imbottita di pg (5 sui 12) e senza centri, in cui quello che più somiglia ad un 5 è Paul Millsap, che da pivot-bonsai iniziò ormai più di una decade fa la sua carriera a Utah. Si potrebbe discutere tecnicamente l’opportunità della presenza di un centro (Whiteside più che Bimbone Drummond), ma nessuno dei due citati sta avendo una stagione spettacolare, cosa che invece stanno producendo i nanerottoli Thomas-Walker-Lowry-Wall: quindi, nello spirito del riconoscimento del valore, ci sembra giusta l’overdose di guardie. Si potrebbe dissentire sulla presenza di Love: rimanendo in ambiente Cavs, potrei rispondere che mi sarebbe piaciuto un riconoscimento per Tristan Trevor Thompson, il centimane rimbalzista che fornisce palloni di ricambio a LeBron e Kyrie; in ogni caso, rimandendo nel ruolo di pf, non ho visto in stagione tanti altri giocatori più brillanti del Californiano, che è anche bianco, e non va dimenticato, e ci siamo capiti perché. Infine la questione Embiid: peccato non ci sia, vero. Il principale volto nuovo del prossimo quindicennio di NBA, a scanso di infortuni. E’ forte, è spettacolare ed è una persona divertente, quindi sì: ci stava da Re nell’AllStar Weekend. Mi paiono però ragionevoli anche i motivi per i quali non è stato chiamato. In primis perché, con un minimo allargamento della regola in virtù della storia medica di Embiid, potrebbe partecipare alla gara delle Rising Stars (le Rising Stars sono il motivo per cui trovo accettabile, ad Ovest, la rinuncia a KAT). Poi ci sono gli infortuni, e il regime di minutaggio contingentato cui è sottoposto il centro dal Camerun. Trovo spiacevole ma ragionevole la sua esclusione (e di certo il management di Phila sta facendo salti di gioia in una stanza insonorizzata per non offendere il giocatore). La squadra Eastern Conference, alla fine, è del tutto priva di centri, e, a parte James, un solo giocatore, Millsap, ha veri efficaci movimenti post basso spalle a canestro: aspettiamoci una grandinata di triple e un’orgia di penetra e scarica.
WEST: Curry-Harden-Leonard-Durant-Davis + Westbrook-Thompson-Hayward-Green-Gasol-Cousins-Jordan
Questa, invece, è una squadra con due pg e mezzo (Harden), e imbottita di centri veri (ben 3 e mezzo, dove il “mezzo” è lo starter Anthony Davis): in sé è un roster molto meno squilibrato di quello Orientale. Anche qui sono due i debuttanti assoluti: Gordon Hayward e DeAndre Jordan. Il “caso”, ma non troppo scottante, riguarda proprio il centro dei Clippers. Diciamoci la verità: è stato premiato con la convocazione per il fatto di star superando, in questa stagione, per la prima volta nella sua vita, la soglia del 50% ai liberi. E per me sarebbe già abbastanza così: se lo merita. Oltre a questo, i Clippers vanno molto bene anche con tanti infortuni (e delle 3 Stelle di ClipperTown, DAJ è la sola a non essere infortunata o a non aver sofferto infortuni: chiamare lui e non Paul, per esempio, è anche un atto di rispetto verso la dirigenza dei Velieri), e DAJ sta avendo cifre grandiose, oltre a promettere tante schiacciate al volo in partita. Quindi, quest’anno, nessun problema, dal mio punto di vista, nemmeno con la sua convocazione. Non quest’anno, perché, a differenza degli ultimi, non è scandalosa l’esclusione di Lillard e nemmeno quella del suo compagno McCollum; non lo è, se messo accanto agli altri centri, lasciare a casa Rudy Gobert: se lo meriterebbe? Sì, ma non in maniera più netta dei convocati. Stessa cosa per Mike figlio di Mike Conley (altro atleta dal fisico delicatissimo), mentre di KAT ho già detto.
La vera bomba degli ultimi due giorni è però la probabile defezione di Zach LaVine dalla gara delle schiacciate. Peccato, se fosse vero: lui pare aver detto che non ha più niente da dare come contributo allo SlamDunk Contest, ma impazza da tempo un video (watch!) in cui il caro Zach rivisita la schiacciata di Jordan con stacco alla linea del tiro libero….sì, però il prodotto di UCLA la condisce, a seconda delle volte, con un 360’ o con un windmill. A me pare un bel contributo da poter ancora dare: soprattutto la versione con il 360’ è volo puro.