Black Lives Matters…corre il rischio di diventare uno slogan vuoto.
A furia di vederlo ripetuto da ogni tg, scritto su t-shirts e sideline sui campi della NBA Bubble si può essere portati a dimenticare da cosa è originato, cioè l’immondo omicidio di George Floyd. Makur Maker, fratello e cugino di Thon e Matur, ha contribuito con i fatti dando seguito alle marce e alle parole con una scelta che potrà avere esiti sul futuro della NCAA “classica”, già impietosamente messo in discussione dal ProPath Program della NBA.
Makur, uno dei primi 15 prospetti dell’anno, ha infatti scelto di rifiutare il corteggiamento di UCLA, Kansas e Kentucky eleggendo a sua scuola la Howard University. Scelta esplosiva: pur rimanendo un college di Division1, HU è un ateneo decisamente “school first, sports second” e, soprattutto, è un’università black. Fa parte anzi di una lista di 107 università riunite sotto la sigla HBCU: Historical Black Colleges and Universities. Questi atenei rivestono un valore profondo nella storia dei neri d’America, portando avanti da sempre il concetto di non validare la storia e la cultura del paese solo nel modo in cui l’America bianca vuole e vorrebbe. Un paio di nomi di ex alunni: Kamala Harris, prima donna Procuratore Generale della California, prima donna afroamericana ad essere eletta al Senato USA dallo stato della California, recente runner-up democratica per le elezioni che si terranno fra 98 gg (ha abdicato alla candidatura appoggiando Biden, non è escluso possa essere VIcepresidente); Thurgood Marshall, primo nero Giudice della Corte Suprema degli USA: in carica dal 1967 al 1991, quindi presente e al fianco di Alì durante la battaglia del pugile per i propri diritti. Il fatto che lo sport non sia il primo scopo di simili atenei rende più eclatante la scelta di Maker, senza parlare del fatto che lo scorso anno (primo di coach Blake al timone) i Bisons sono andati 4-29. Molti hanno avvertito il giocatore che una simile scelta potrebbe togliere propellente alla sua futura carriera pro: dimenticano che sarà vero il contrario, e che in questo periodo storico la scelta di Makur potrebbe addirittura invertire un trend che origina almeno dagli anni ’50. Storicamente i giocatori neri migliori delle grandi città dell’Est (NY, Chicago, Detroit, Philadelphia, Atlanta…Boston meriterebbe un discorso a parte) erano costretti dalle rette e dall’assenza di vere offerte a cercare un college lontano da casa, spesso nel midwest, un college che fosse abbastanza piccolo da non “guardare al colore della pelle” (triste, orribile verità…) pur di offrire una borsa di studio e di garantirsi un insieme di buone stagioni. Walt Frazier ed Earl Monroe, addirittura e per esempio, furono costretti a due atenei di Division 2 (Eastern Illinois e Winston-Salem State rispettivamente). La tendenza, negli ultimi 3 decenni, ha visto affievoliti i motivi sociali di simili scelte (anche per l’enorme panorama di università che si è aperto) ma non è mai davvero tramontata: la decisione di Maker potrebbe invertire le cose, e riportare “a casa” i ragazzi di colore. Non più solo Kentucky o Kansas, o Stanford e UCLA, ma università più piccole, meno orientate verso lo sport, ma molto più significative socialmente e culturalmente per la popolazione di colore. Ovviamente il gesto di MM avrebbe molta più incisività se il giocatore restasse al college più di un anno, ma un’altra porta è stata aperta, ed il merito è di BLM e della coerenza di questo giovane uomo.