OK, non sarà facile dimenticare l’anno solare 2016.
Kevin Garnett si ritira. L’ultima notizia in ordine di tempo è anche la più importante. Ci sarà modo per ripercorre la carriera di questo prodigioso giocatore e uomo senza sconti; per valutarne e considerarne la portata per l’evoluzione della NBA. Ora ci inchiniamo a KG, e osserviamo che anche il tempismo e la modalità del ritiro rispecchiano la sua personalità. Alla vigilia di una stagione nella quale i Lupacchiotti posso e devono diventare Lupi, una “farewell season” avrebbe tolto concentrazione ed energia alla giovane compagine del Minnesota. Un lungo tour di addio sarebbe stato certo nelle possibilità del giocatore, ma avrebbe portato più ostacoli che gioie, quindi Garnett si ritira giocando, come sempre, per la squadra. Immenso.
La cronaca nera è terreno stavolta di Mitch McGary. Pare non sia rimasto molto del ragazzone campione di basket e skateboard accompagnato dal padre la sera in cui, al draft di due anni, fa fu scelto da OKC. Molti infortuni, fin dai primi passi nella NBA, e una certa mancanza di feeling con coach Scott Brooks hanno concesso molto poco al primo anno di MMG, anche se ogni volta che era chiamato in causa il prodotto di Michigan U. rispondeva bene, con gare anche in doppia-doppia; si era arrivati al punto in cui molti si chiedevano perchè mai il passato coach dei Thunder (ora a Washington) continuasse a privilegiare nelle rotazioni i mille anni di Nick “still here, really!?” Collison. Il secondo anno, con l’avvicendamento in panchina a favore di Billy Donovan, prometteva molto bene, ma gli infortuni non hanno smesso di bersagliare il ragazzo, che ha reagito male. Solo 20 gare la passata stagione, e se all’inizio il motivo deelle sue assenze era “injured”, presto è diventato “personal reasons”, dicitura pietosamente neutra che nel 99% dei casi nasconde abuso di alcol e/o thc. Prova ne sia che MMG ha preso prima 5 giornate di sospensione (da scontare nella prossima stagione) ai primi di luglio per uso di droghe, le 5 son diventate 15 per aver saltato un controllo della NBA, e pochi giorni dopo è stato arrestato e poi rilasciato su cauzione per una rissa in un locale. Al momento la vita di McGary, prima ancora della sua carriera, non sembra ben indirizzata.
Carriera a rischio, almeno a Miami, per Chris Bosh. CB1 non è guarito: il suo sangue presenta ancora una densità troppo elevata e coaguli si formano con continuità preoccupante per la salute tout-court, figurarsi per la vita agonistica. Senonchè. Il giocatore, che da Maggio non scambia parola con il plenipotenziario degli Heat, Pat Riley, insiste di poter e voler giocare sotto propria responsabilità, garantendo la “salvezza” alla franchigia tramite ogni sorta di possibile liberatoria. Il dibattito è assai complicato, in primis perchè i contratti NBA al capitolo “diritti del lavoratore” sono complessi ma anche a volte incredibilmente lacunosi, dall’altro perchè quella tra Bosh e Heat è diventata una contrapposizione tra NBA e sindacato giocatori, e sono già apparsi nel dibattito concetti come “diritto di ogni essere umano alla felicità” “diritti di ogni lavoratore per quanto privilegiato”, per non parlare di una adombrata questione razziale. Ad oggi lo staff medico e il management di Miami sono irremovibili sul non concedere il nulla-osta al giocatore per l’attività agonistica. Ricordando la vicenda di Reggie Lewis, la star dei Celtics morto sul campo mentre giocava sotto propria responsabilità, vorremmo dire che, sommati i rischi, propendiamo per dare ragione alla Associazione e alla franchigia. Non è però detto che un’altra squadra possa avere meno remore degli Heat, anche se entrare nel campo di una trade per un giocatore dalla situazione tanto complicata non è certo pane per molti.
Vogliamo infortuni di tipologia più “normale”? Eccolo: il bicipite femorale di Kris Middleton, sg-sf dei Bucks, ha ceduto. Operato, out per sei mesi. Middleton era un pezzo fondamentale dello scacchiere dei Cerbiatti: rappresentava lo sfogo oltre l’arco dei tre punti. In estate, forse perchè i Bucks venivano da una stagione in cui la % di squadra nelle triple era stata orrenda, vuoi perchè presàgo della sventura, Jason Kidd si era assicurato i servigi di Teletovic-Terry-Novak, non campionissimi ma gente che sa fare il suo oltre l’arco. Invece, con immediata trade, il posto fisico di Middleton è stato preso nel roster da Michael Beasley, giunto da Houston in cambio della pg Ennis. Si tratta secondo noi di una trade win-win, perchè Beasley è infinitamente migliore di Ennis, ma è matto e non un gran tiratore da 3, mentre Ennis in Texas va a riempire uno spot in cui, dietro al titolare Beverley, c’era solo il millenario Pablo Prigioni.
Concludiamo con una buona notizia, restando in Wisconsin. Il Greco Giannis Antetokounmpo ha siglato un’estensione del suo contratto, in scadenza alla fine di quest’anno: si tratta di un prolungamento quadriennale per la sommetta di milioni 100. Dato che in Italia sulla firma di The Greek Freak si è letto di tutto, e di conseguenza anche sulla situazione salariale dei Bucks, precisiamo: si tratta di un’estensione, quindi per questa stagione il giocatore si tiene i suoi 3 milioni (poco meno); inoltre i milioni non sono mai stati nè 120 nè 107, perchè per poter fare quel tipo di offerta i Bucks avrebbero dovuto sfruttare delle cosiddette exceptions salariali che faran comodo in futuro. Il futuro prossimo NON vede Jabari Parker in scadenza, come scritto da molti, ma prevede l’inizio della trattativa per il suo rinnovo; il contratto prevede infatti una team option con conseguente qualifying offer per il 2018: in vista di ciò cominceranno, verosimilmente dopo la sosta per lo ASG, le trattative tra Jabari e il front office di Milwaukee.
A proposito di ASG: perso quello, a Charlotte paiono destinati a perdere alche le prossime NCAA Final4; ecco le conseguenze di una legge statale ovunque percepita come omofoba, non senza ragioni.