Due differenti crisi, accomunate dall’essere (abbastanza) inaspettate, avviluppano al momento Cavs e Thunder.
Quindi, prima di tutto, i risultati, poi l’analisi.
TOYOTA CENTER, HOUSTON. CLEVELAND CAVS 115 – HOUSTON ROCKETS 117
PEPSI CENTER, DENVER. OKC THUNDER 94 – DENVER NUGGETS 102
E’ il periodo denominato Hoops4Troops nella NBA, dedicato a celebrare ed onorare le forze armate. Non ci sono stati episodi di “kneeling” come nel football americano, l’inginocchiarsi di fronte alla bandiera per mostrare dissenso sul trattamento riservato alle minoranze (quella nera in particolare) dalla polizia e dall’amministrazione Trump. Ci sono molte, però, e crescenti polemiche sugli arbitraggi. E dobbiamo dire che, se i Cavs sono spesso inguardabili a cominciare da James, sono anche stati seguiti da vicino dalla sfortuna (infortuni di TTT, Rose, ancora assente Thomas), e stanotte da una certa avversione dei grigi nei loro confronti, almeno per quantità di liberi tirati (14 vs i 36 di HOU, 14 solo da Harden). Per quanto abbiamo visto, però, prima di eventuali torti arbitrali (limitati a un massimo di 4 fischi secondo noi: 2 vs James, uno ciascuno vs Green e Shumpert) bisogna sottolineare come i Cavs pare facciano apposta a giocare orrendamente. Gli inizi di partita sono sempre molli: rivedetevi le difese di James nei primi 8 mins, o il comportamento della squadra ad ogni ripresa di quarto e uscita da TO degli avversari. Che la squadra giochi peggio dopo essersi dovuta “forzatamente raggruppare” come avviene negli intervalli e nei TO è dato significativo di come vadano al momento le cose in quello spogliatoio. Dopo esser finiti in poco più di un quarto a -21, i Cavs sono tornati sotto-pari-avanti quando in campo sono rimasti 5 giocatori che chiaramente si stanno simpatici fra loro: parliamo del quintetto James-Shumpert-Smith-Crowder-Green/Wade. Line-up che prevede anche, tecnicamente, un totale intercambio di ruoli sia in attacco che in difesa. Tre situazioni tecniche sono emerse ancora più chiaramente dalla gara vs i Rockets: James 33-4-7 ma 9 perse) non può giocare da pg; Kevin Love, rendimento a parte (17-6-4), è una specie di UFO nel tessuto della formazione; anche quando impegnati i difesa, ai Cavs manca la tecnica per farlo bene fino in fondo. LBJ non deve partecipare al trasferimento del pallone: quando lo fa fioccano le palle perse, i mancati rientri in difesa, i tiracci da 3 presi a caso; se la riceve ad azione iniziata, magari in post basso o medio, allora arrivano gli adeguamenti delle difese avversarie, le spaziature ideali per i compagni, gli assists, i canestri; Kevin Love è uscito fouled out, e non ha giocato male in attacco, ma in difesa è stato un pianto, ed è stato anche rimproverato platealmente due volte da Crowder (3-5-2 con solo due tiri dal campo, occupato come è a difendere per 5): il Californiano non c’entra nulla con i compagni di squadra prima di tutto dal lato umano, per una serie di motivi è evidente che gode del “rispetto dello stipendio” da parte degli altri, ma nessuno ha davvero reale fiducia in lui, e lui, spesso, giustifica questo atteggiamento; nei momenti migliori, e stanotte non sono stati pochi i buoni frangenti dei Cavs, la difesa è andata abbastanza bene: basta però guardare non solo le tempistiche ma anche gli angoli e le direzioni dei raddoppi, per esempio, per capire che nessuno allena bene queste situazioni, perché c’è sempre un errore di concetto prima che di esecuzione. Houston ha giocato una gara buona ma molto lontana dalla consistenza desiderata da D’Antoni: una gara fatta di tempeste e calma piatta, in cui i Rockets o hanno colpito come vento o hanno subito come pupazzetti. Parlare di Harden è ovvio, ma a noi colpisce la autorità con cui Eric Gordon conduce le sue prestazioni, sia quando coabita con La Barba sia quando guida la second unit. Parlare di Houston e Cavs oggi, però, ha un senso se si inquadra anche il futuro (si spera vicino) in cui riavranno/avranno le loro progettate pg titolari CP3 e IT4, oltre a tutti gli altri che dovranno rientrare. Detta molto semplice: secondo noi i Rockets sono la seconda dell’Ovest e molto vicina a Golden State, e la crisi dei Cavs passerà. In qualche modo….certo avere un allenatore non sarebbe male.
Un po’ diversa, e da noi adombrata in prestagione anche se non con queste proporzioni, la crisi di OKC. Nel caso dei Thunder i fattori sono più endemici e non si limitano a componenti comportamentali/ambientali e a mancanze tecniche allenabili. Sono ìnsiti nella natura stessa dei giocatori e del coach. Qualche dato, per fornire il quadro complessivo. OKC è 0-6 quest’anno nelle gare decise da 8 punti o meno, compreso 0-5 in quelle decise da 5 pti o meno. Perdono in casa come in trasferta (2-2 e 2-5); nei quarti periodi delle L concedono il 60% sia da 2 che da 3 agli avversari, e di contro tirano i liberi appena sopra al 60%. Stanotte erano sopra in doppia cifra tra primo e secondo quarto ma si sono fatti agganciare al termine del terzo; iniziato 8-2 il quarto periodo si sono fatti agganciare e battere. Le pg (un terzo e un secondo anno) di Denver contro Westbrook hanno combinato per 30-10-7 con 11/16 al tiro (Mudyai 4/4 da 3), e Mudyai ha segnato 10 negli ultimi 8 mins di gara. In quel frangente OKC, gestita da RW, ha dato solo 3 volte il pallone a Paul George, ha perso 4 palloni e ha segnato quasi solo con Melo. In parte ha influito l’infortunio di Adams, uscito dal campo infortunato, ma la gestione dei momenti decisivi da parte dei Thunder è irrazionale e perdente, lasciata al confusionario ed egotico Russ (13-8-5 con 3 rec ma 6/22 al tiro), all’egotico Melo (28+5), al bravo ma timido George (13-8-2 con 4 rec e 2 stoppate ma 6/14 al tiro) e al timido e forse non così bravo coach Donovan. Non erano Big3 in grado d sconvolgere il podio della Western Conference, quelli messi insieme da OKC, ma che andassero così male non era prevedibile e secondo noi faranno molta più fatica dei Cavs a trovare le soluzioni e uscire dalla crisi.