Ecco l’ultima puntata del mio Mock 2018, con cui andremo a scoprire le prime 6 chiamate del Draft 2018.
Ricordandovi che alla DraftNight mancano 2 giorni e 12 ore, vi invitiamo a guardare da domani anche i listoni di tutte le 60 chiamate e la puntata su alcuni giocatori, probabili undrafted, che potrebbero risultare utili in Europa o in Italia.
6 MAGIC – Michael Porter Jr., 6.11 x 210, sf, Fr, Missouri. Può essere il nuovo KD o il nuovo Antetokounmpo. Per altri potrebbe essere addirittura la prima “legittima” guardia di 210 cm a entrare in un quintetto NBA. Sia come sia, le preoccupazioni dei potenziali clienti sono rivolte al suo stato fisico. Problemi alle caviglie e alle ginocchia (minoritari) e problemi alla schiena (operata al disco) ne hanno segnato il primo ed unico anno di college: quando un giocatore comincia ad infortunarsi o ad avere bisogno di operazioni così presto l’allarme suona inevitabile. Assumendo un atteggiamento positivo si potrebbero imputare i problemi alla crescita di un fisico così particolare: stessa standing reach di Anthony Davis, stessa velocità di piedi di una guardia, magro ma non scheletrico, agilità e fluidità commoventi. Il repertorio offensivo non ha reali punti deboli se non quello di non essere mai stato sottoposto a veri esami, essendo la superiorità fisica e tecnica sempre stata troppo marcata. Idem la difesa, parte del Gioco in cui, però, la golosità dei tecnici non può essere contenuta: Porter, adeguatamente istruito, è il primo giocatore che davvero può marcare con reale efficacia da 1 a 5. Senza i dubbi sul suo medical report sarebbe stata lui la Prima Scelta Assoluta: potrebbero beneficiarne i Magic. Suo fratello, sicura prima scelta attorno al 15-20, ha deciso di ritirarsi dal Draft e fare un altro anno di NCAA: forse avrebbe fatto bene anche a Michael.
5 MAVS – Jaren Jackson Jr., 6.11 x 235, pf, Fr, Michigan St. Prima di tutto: DNA. Suo padre Jaren Sr, sg di 194 cm, ha giocato nella NBA, prima come journeyman pazzerello, poi per 4 anni agli Spurs con un Anello (1999) e testa a posto: dopo ha fatto il coach. Il figlio è 16 cm più alto, e a differenza del padre di certo non andrà undrafted. JJ Minore è uno dei giocatori che, da settembre, ha scalato più posizioni: è in effetti il prototipo della pf NBA attuale. Difende l’anello e ha la mobilità per cambiare su più tipologie di avversari, ha raggio di tiro e impressionante tecnica di ball-handling. Non geniale nel prendere le giuste decisioni sul campo, turnover prone perché si fida un po’ troppo del palleggio anche in mezzo al traffico, in generale è considerato “a kid”, ovvero uno che deve maturare prima di tutto fuori dal campo: come suo padre insomma, che ha aspettato quasi 10 anni prima di resettare la testa a San Antonio. Se Junior fosse scelto dai Mavs troverebbe un ambiente davvero confortevole dove maturare: la presenza di coach Carlisle e Dirkone lo aiuterà, unitamente al fatto che i Mavs abbondano di guardie e ali da perimetro, ma sono quasi senza rete nel pitturato.
4 GRIZZLIES – Mo Bamba, 7.0 x 225, c, Fr, Texas. Miracolo della natura, che ha apertura alare di metri 2.41 e alzando le braccia mette la punta del medio a 293 cm da terra. Di recente ha cominciato a vedersi (e lo vedete più sotto) un suo video/paragone con gli allenamenti di Embiid e il risultato è che 1-Mo non è così grezzo come ritenuto da tanti, e 2-se anche grezzo, impara maledettamente in fretta. Ecco quindi perché gli ho fatto guadagnare due posti rispetto la media dei Mock USA, e ho anche riflettuto a lungo se posizionarlo davanti a Bagley. Ne sentiremo parlare a lungo, e , dal mio personale punto di vista, è il giocatore di questo Draft che ha il punto di massimo potenziale più elevato.
3 SIXERS – Marvin Bagley Jr., 6.11 x 235, pf/c, Fr, Duke. Miglior Blue Devil al Draft 2018: anche quest’anno sono 3 da Duke a finire nel primo giro. Tra i suoi potenziali difetti quello di avere “scarsa estensione delle braccia”: ricordate che dovete leggere queste statistiche in doppia prospettiva. Prima di tutto è scarsa nel senso che è umana e non si tratta di uno pterodattilo come altri giocatori, e poi soprattutto: se la mette sempre dentro può avere qualsiasi cosa scarsa e va bene ugualmente. E’ da molti paragonato a Chris Bosh, e penso sia paragone potabile: ne ha lo strenuo impegno, la versatilità offensiva, la durezza per giocare anche da 5, la capacità di mettersi in “domain mode” e raccogliere in mano propria tutto quello che passa sul campo. E’ mancino e non ha una mano destra forte come altri mancini hanno, lo danno come scarso portatore di blocchi.
2 KINGS – Luka Doncic, 6.8 x 225, pg, Intl (Slo). Mr Basketball dei prossimi 10 anni, solo che non tutti in USA lo hanno capito. Per il fatto di poter giocare anche off the ball alcuni lo considerano una sg, per la stazza altri lo classificano sf: in realtà sappiamo benissimo trattarsi di una pg di efficacia incredibile, un talento immaginifico in un corpo roccioso sormontato da una mente creata per giocare a Basket. Non sarà la Prima Scelta Assoluta per fattori anche ambientali, e perché, nonostante sia stato eletto MVP, a voler essere precisi ed onesti non ha giocato una gran Final4 di Eurolega. Il clima un po’ protezionista che regna nella NBA farà il resto, tanto che molti lo mettono alla scelta 4 o 5. In ogni caso nella Vecchia Europa lo conosciamo bene, e gli auguriamo, a prescindere dal numero di scelta, di finire in una squadra e con un allenatore capaci di valorizzarlo da subito. A Sacramento coach Joerger dovrebbe essere capace di farlo, inoltre l’ambiente è ampiamente “sverginato” rispetto ai talenti slavi: Divac, Stojakovic e ora Bogdanovic il Serbo sono testimonial perfetti. Inoltre in pg agisce il secondo anno De’Aaron Fox, che è ottimo ma ha caratteristiche opposte e dunque complementari a quelle di Doncic.
1 SUNS – DeAndre Ayton, 7 x 260, c, Fr, Ariziona. Nonostante il nuovo coach dei Suns sia il vecchio coach di Doncic nella Nazionale Slovena vittoriosa agli Europei 2017, la Prima Scelta sarà questo centro bahamegno enorme, mobilissimo, talentuosissimo. Non sarà una prima chiamata usurpata, ma di certo a vantaggio di Ayton giocano la stazza, la rarità di determinate caratteristiche in un corpo così grosso e il fatto di aver frequentato sia la Prep School che l’anno di college a Phoenix e dintorni. Negli USA il concetto di “homeboy” domina rispetto al “nemo propheta in patria”. Centro tipico con raggio di tiro ottimo ma non infinito, ha tanti piccoli pregi che molti suoi colleghi non hanno: tira bene i liberi, raramente deconcentrato, buon passatore non solo da post-basso. Il suo difetto principale, secondo noi, è insito in uno dei suoi pregi: è del tutto NBA-ready, ma pare già al suo massimo, quello che in USA viene definito “upside” non è molto superiore a quello che Ayton già è.