Negli ultimi anni è diventato evidente anche ai più volenterosi nel mantenersi ingenui che lo sport non è un mondo a parte.

Ci sono tangenti e scommesse, compravendita di partite, regole cambiate di colpo senza preavviso, diktat dittatoriali e ricatti come quello della FIBA vs la Eurolega. Ci sono persino i casi di “malagiustizia”, come quello dello sfortunato tennista dei circuiti pro minori reduce da 0 w e una trentina di sconfitte consecutive che, beccato a scommettere contro se stesso (e ci credo…) per racimolare qualche dollaro, è stato punito con la stessa pena di colleghi più vincenti e finanziariamente solidi. Pur essendo sempre stata abbastanza occhiuta (ricordo una squalifica per una partita comminata a Zach Randolph per una gomitata davvero quasi inesistente nei PO 2013-14) la NBA era un campo abbastanza libero da quelle storture che abbiamo ricordato. Si è premurata di sporcarsi le mani con la decisione di sospendere per una partita Draymond Green per una zuffa con LBJ, zuffa della quale spetta a James la colpa della prima scintilla. Questa decisione ha di certo influenzato le Serie Finale. E, nella sua opera di over-ruling, la NBA ha creato un precedente inusitato. Non si è limitata a sbagliare decisione squalificando “punto e basta” Dray-G, ma, come sempre accade in tutte le azioni dittatoriali e ingiuste, ha voluto dare alla sospensione una motivazione a norma di regolamento. Il board della NBA che si occupa della giustizia sportiva ha la facoltà di sospendere un giocatore per un’azione giudicata violenta: può farlo in modo semplice e diretto tramite esame video e conseguente giudizio; in questo caso è voluto andare oltre, e aver voluto aggiungere una motivazione segna un principio di profonda ingiusizia sportiva. Green è stato squalificato perchè il suo comportamento è stato giudicato degno di un fallo “flagrant1”, che, nella patente a punti dei falli tecnici dei giocatori, corrisponde a 2 punti: questo esauriva il carnet del giocatore e automaticamente lo squalificava per una gara. Il comportamento di James veniva sanzionato come un fallo tecnico normale. Il tutto è accaduto senza che sul campo fosse stato sanzionato nulla di “comportamentale” contro i due giocatori: solo un doppio fallo, con predicozzo degli arbitri e via che si continua a giocare. Ripeto: i grigi sul campo non avevano sanzionato tecnici. Quindi, da ora in poi, qualunque decisione sul campo può essere totalmente stravolta, ogni risultato ribaltato da un tizio a una scrivania. La differenza con il ricordato turno di sospensione a Randolph sta nel fatto che allora la NBA provvide a colmare quella che fu giudicata una “lacuna” dei grigi, che non avevano visto e quindi non avevano adottato alcun provvedimento; in questo caso una decisione c’era stata, e netta. Ma da oggi in poi si può intervenire ex post su qualsiasi cosa avvenga sul campo. Buon divertimento.

ORACLE ARENA, OAKLAND. CLEVELAND CAVALIERS 112 – GOLDEN STATE WARRIORS 97
La partita sul campo è stata segnata da tre eventi decisivi. La spettacolare produttività di Kyrie e LeBron: 82 punti equamente ripartiti frutto di 54 tiri complessivi (il resto della squadra 30 pti e 29 tiri). Il terribile infortunio al ginocchio per Andrew Bogut: il centro di Golden State ha molto probabilmente finito di giocare per quest’anno, e la sua uscita dal campo è coincisa con una sorta di contraccolpo psicologico per Golden State, che da quel momento ha preso il parziale negativo che ha poi portato alla sconfitta. La prova non brillante di Steph, fermo sotto al 40% al tiro. Senza Bogut e con Green in più, Golden State avrà da viaggiare sul 3-2 in proprio favore per tornare a Cleveland e provare il secondo dei 3 match points verso l’Anello.