Gara3 delle NBA Finals ha visto la W dei Miami Heat e la sconfitta dell’onda di racconto dominante nei media.
Per il fatto di giocare nella Bubble, i media contano ancora più del solito nel creare l’ambiente delle gare, e in molte situazioni, fermo restando la copertura totale dell’avvenimento, stanno in gran parte scegliendo la strada sbagliata nella narrazione dell’evento. Eccessiva esaltazione delle prestazioni dei Lakers, eccessiva sottovalutazione degli infortuni degli Heat, eccesso di apprezzamento (e decisa sopravalutazione) dell’apporto di Anthony Davis (e del suo status in generale). Le Finals sono un patrimonio non esclusivo dei Lakers: l’eccessiva focalizzazione su LAL e i suoi giocatori potrebbe essere uno dei fattori che hanno portato, per Gara 2, al record negativo di meno di 6 milioni di spettatori sulla TV nazionale. Ci sono anche gli Heat, ci sono i fans della NBA senza altri indirizzi: vanno rispettati.
La gara di stanotte era stata ben capita per primo da LeBron James: conosce i suoi polli (alcuni in senso letterale) e aveva interpretato fin da subito la carenza di fuoco nei compagni, a cominciare da AD. Scena emblematica: Davis in post medio marcato da Iguodala (meno 19 kg e meno 11 cm), il Monociglio non fa nulla per 4 secs con la palla in mano e poi la passa a un marcato Danny Green, costretto all’Ave Maria. Altro esempio: il quarto fallo di Davis, una sberla al bloccante Meyers Leonard, del tutto inutile e figlia di pigrizia nel passare il blocco. Con Davis e Kuzma gravati di falli, e KCP + Green negativi (-41 di +/-), coach Vogel aveva bisogno di alternative: ne ha trovata una in gemello Markieff (19-6-2 con 5/11 da 3), ma non altri aiuti. I Lakers si sono infilati in questa contro-prestazione prima di tutto da soli, ma il merito degli Heat è stato nell’approccio duro, deciso, convinto: il contrario di quello degli avversari. Miami è stata davanti per quasi tutta la gara, e la visione live della partita lasciava l’impressione che avesse ben sorpassato i Lakers anche per quantità di gioco: invece alla fine solo 1 tiro e 2 ass in più, il che significa che i ragazzi di Spoelstra hanno davvero giocato con energia differente. Altro esempio: LBJ drive centrale in transizione con la palla del -4 in mano, se la fa recuperare da dietro dal giocatore più lento dei due roster, Kelly Olynik. Nonostante tutto ciò, gli Heat sono squadra cui mancano due pezzi del quintetto: Bam Adebayo e Goran Dragic, i giocatori più importanti tatticamente; hanno avuto bisogno di una prestazione mostruosa da parte di Jimmy Butler per portarsi 2-1. Jimmy-B ha avuto 45:34 di gioco, per la tripla doppia a 40-11-13 con 2 stoppate e 2 rec: 8 punti negli ultimi 4:26 di gioco. Caricando i compagni dopo aver segnato su Morris, urlava: they’re in trouble! Non so se davvero i Lakers siano nei guai, ma una seconda prova del genere li condannerebbe ad una serie lunga contro una formazione che potrebbe recuperare almeno uno dei suoi infortunati (forse Bam più di Dragic). Meno atteggiamenti e più sostanza, insomma.