Sono iniziate le Finals: per ripagarci di una settimana di astinenza dal basket NBA ci hanno regalato un OT.
Golden State Warriors (1) – Cleveland Cavs (1). GS conduce 1-0. Una frase da poco tornata di moda nel mondo del basket sottolinea come a rompere la pietra non sia l’ultimo colpo di maglio, ma il complesso di tutti i colpi precedenti. Gara1 delle NBA Finals è andata proprio in questo modo, solo che le pietre erano due, ed entrambe ricevevano colpi dall’altra. A scoppiare per primi sono stati i Cavs, che tra la fine dei regolamentari e il supplementare hanno sbagliato 13 tiri in fila, prima che un lay-up di James, inutile allo scadere, evitasse loro l’onta di finire scoreless l’overtime. Non sapremmo dirvi di chi, in particolare, sia sata la partita. LBJ ha scritto 44-8-6, ma è stato coadiuvato da un Irving commovente nel giocare da infortunato, e preda della cattiva sorte nel farsi male di nuovo nell’azione che ha preceduto la tripla di Harrison Barnes per il +7 GS che di fatto chiudeva i giochi; Mozgov per una volta non è stato il Timoteo sbagliato e ha schiacciato con continuità sul roll, infilando anche i due liberi del 98-98 su cui si sarebbero chiusi i regolamentari, e Tristan Thompson ha preso 15 rimbalzi di cui 6 in attacco, confermandosi l’animale N.1 per i reboff. Nel campo dei gialli gli Splash Brothers non si sono sottratti alle loro responsabilità, scrivendo un 47 combinato, frutto di enormi fatiche iniziali e chiodi chirurgici infilati nel secondo tempo; Harrison Barnes ha dato prova di una maturità ormai raggiunta anche al livello più alto, e la panchina di Golden State, Iggy su tutti (15-3-2 e tanti di quei punti nel secondo quarto), ha tenuto in piedi gli Warriors quando, nel primo tempo, l’inerzia, più che il risicato +3 Cavs all’intervallo, diceva che LBJ&Co erano sulla buona strada per portare a casa il ribaltamento del fattore campo. C’è voluto sangue freddo, in quei frangenti, da parte della squadra di Oakland e gran parte di esso veniva trasmesso dal grande coaching di Steve Kerr e del suo staff (che perderà Gentry destinato a tornare head sulla panchina dei Pelicans): oltre alla parte tecnica era mirabile l’equilibrio che il coach, anche con il suo volto mai teso, riusciva a trasmettere. Dopo l’intervallo lungo si percepiva che gli Warriors avevano ripreso la solita confidenza, ma non si notavano segni di cedimento o paura da parte dei Cavs. Una prima crepa si era aperta nella pietra-Cavs ad inizio ultimo quarto, quando, portatisi a +5, i Guerrieri non riuscivano a dilatare il vantaggio per tre boiate consecutive di Barbosa (persa-persa-zingarata che non colpiva nemmeno il ferro). Era stato, quello, uno dei rari vantaggi di GS più ampi di un solo possesso nella partita, prima del dilagare finale. L’ago della bilancia di Cleveland, però, ormai lo sapete, è JR Smith, che ha provato ad accendersi per tutta la partita, senza mai riuscirci. Il suo 3-13, così come i soli 6 tiri presi da Iman Shumpert, forse troppo sacrificato sulle piste di Steph, sono le due cose che i Cavs, mantenendo intatte le positività di gara1, dovranno migliorare per gara2, oltre ad un numero maggiore di minuti (solo 9 stanotte) per Dellavedova, anche solo per dare quantità agli inserimenti dalla panchina. Il messaggio giunto dalla partita è che l’equilibrio esiste e può essere supremo, ma è anche difficilmente replicabile su 48 minuti. Il crollo finale dei ragazzi di Blatt dice proprio che, delle due squadre, quella che deve giocare un filo oltre le proprie possibilità sono i Cavs, ma dice anche che possono battere Golden State, se riescono a dare la spallata prima che il gioco dei gialli faccia il suo corso. Stanotte gli Warriors, offensivamente, son sembrati se stessi solo a sprazzi e negli ultimi 150 secondi dell’overtime, ma tenere a 1/14 e virtualmente scoreless nel supplementare una squadra che ha LBJ nel roster è una vera impresa, che denota durezza e capacità difensive davvero eccezionali. Tornando a quello che può essere un momento-svolta, cioè all’infortunio di Irving, al momento non ci sono notizie sulle condizioni del giocatore: Blatt in conferenza post-game ha detto che dovrà essere valutata l’entità del problema, ma pare probabile si tratti di una nuova ricaduta dell’infortunio al ginocchio che già aveva tenuto Uncle Drew fuori contro Atlanta. Non c’è contatto particolare nell’episodio dell’infortunio, ma solo il suo cadere dopo un sforzo sul ginocchio: incassato il tiro da 3 di Barnes, i Cavs chiederanno TO, e al termine del minuto Irving uscirà dal campo zoppicando vistosamente verso gli spogliatoi. La gara della guardia dei Cavs era stata davvero brillante: 22-7-6 con 4 recuperi e 2 stoppate (una su Steph a circa 30 secondi dal termine dei regolamentari): i Cavs difficilmente possono fare a meno di lui se vogliono l’Anello.