Era troppo strana la notizia degli Hawks capaci di vincere la quarta partita alla decima giocata.
Per metterla in secondo piano, infatti, si è dovuto scomodare il controllo antidoping della NBA, che ha sospeso per 25 gare John Collins per uso di ormone della crescita e quindi di peptide 2. Non mi sono molto addentrato nella questione (mi scuso + non lo sapevo + è colpa del fatto che aiutavo mia nonna a fare i tortellini + ah no già usato da Sara Errani), ma JC tornerà e gli Hawks non sono una barzelletta. Hanno un roster giovanissimo: a parte Evan Turner (31) e Vince Carter (43) il più vecchio degli altri dodici ha 26 anni e sette di loro hanno tra 20 e 22 anni. Tra essi Trae Young, la piccola pg che sta giocando da vero padrone della squadra e da predestinato. Trae era molto pubblicizzato prima del Draft 2018, talmente pubblicizzato da destare sospetti, soprattutto per il fisico mingherlino. Una Summer League non eccelsa e un inizio di stagione assai difficile parevano confermare i dubbi. Invece ha sconfitto i dubbiosi, e sta seguendo il percorso di un altro mingherlino di ruolo pg con un gran tiro. Ovviamente non ha la capacità di rimodellare il gioco del basket che ha avuto Steph Curry, ma tra tanti futuri eredi lui è uno dei più promettenti. Ha semaforo verde totale: tira 20 volte/gara, quasi perfettamente divise tra triple e penetrazioni, segna 28 con il 46 globale dal campo. Sono solo 10 gare, ma ha del miracoloso il suo 51.5% da 2, considerato che, nonostante il non-telaio che si ritrova, i suoi tiri da 2 sono quasi tutti a sfidare il pitturato. La notte scorsa ha demolito da solo uno dei back-court (riserve comprese) più forti della NBA, quello dei Nuggets. Lui ha scritto 42-4-11 con 13/21 al tiro di cui 8/13 da 3; 42-9-16 con 17 panieri dal campo e 3/17 da 3 è stato il bilancio, assai simile, del trio di guardie più impiegato da Denver: Murray-Harris-Morris. Il ragazzo uscito da Oklahoma, scelto da Dallas ma finito agli Hawks perché i Texani avevano concordato uno scambio con Atlanta per avere Doncic, non sarà mai come l’impareggiabile sloveno, ma sta mandando messaggi di concreta serietà a tutta la NBA. Certo, non sta viaggiando solo. Per pareggiare la brutta notizia di Collins, ne arrivano un paio buone. Jabari Parker sta giocando, e bene: quando si parla di lui si pensa sempre all’infortunio che lo ha privato del vero sé stesso, ma la versione ritornata ora in piena efficienza non è male: è il secondo braccio di ATL, tira col 68% da 2 e scrive 18+6. La seconda buona news viene da Kevin Huerter, la cosa più simile a Belinelli finora approdata nella NBA; tiratore bianco con più fisico del Beli, ma movenze assai simili: gioca 22/gara, segna poco sotto la doppia cifra, tira col 39% da 3 ma contribuisce bene anche a rimbalzo e nei servizi (3.5 e 2.8). Gioventù, coach silenzioso ma sapiente (Lloyd Pierce), talento, orgoglio: contrariamente alle (anche mie) previsioni ci sono squadre messe molto peggio ad Est, e solo gli Hawks hanno il nuovo Steph.