Se per caso avete pensato, nelle ultime due settimane di NBA, che ci sarebbe bisogno di un po’ di serotonina per tutti: avete ragione.
Un motivo c’è: è tempo di trades e di convocazioni per lo AllStarGame, una cosa che a detta di tutti è solo un giochino per fans: da marzo a dicembre. Però poi, quando ci si avvicina alla partita e fioccano i voti di fans, giocatori e giornalisti, improvvisamente la Gara delle Stelle diventa una questione inerente alla cosa più seria che ci sia nella NBA: l’ego. Stessa cosa dicasi per l’aumentare delle voci su trades, cambi di casacca, arrivi o abbandoni improvvisi. La trade-deadline cade sempre verso la fine di febbraio e dunque si moltiplicano sia le notizie che le bufale, ma, sia che i giocatori siano coinvolti nel cambio di maglia, sia che chiedano al proprio GM l’acquisto di un certo giocatore/tipo di giocatore: è sempre questione di ego. Infatti i primi isterismi son giunti da NY, dove Melo (che ha benissimo inteso che nei Knicks non vincerà mai nulla) è sempre in tutti i rumors di mercato, ma fa in modo di lasciar pensare che sia il management a non credere in lui, e chiede confronti con questo e quello, pur sapendo che, con una 50ina di MM di contratto nei prossimi due anni (più una player option e una no trade clause che comprende comunque un 15% di buonuscita sulla player option nel caso di separazione) non se lo prende nessuno tra coloro che davvero, nel prossimo triennio, hanno reali chances di titolo. Andare ai Clippers per Melo non cambia nulla, insomma. Trasferiamoci a Chicago, dove, dopo una brutta sconfitta, Wade e Butler, le due Stelle, hanno puntato il dito contro i compagni accusandoli di non aver davvero amore per la W e voglia di impegnarsi per raggiungerla. Arriva la risposta a breve giro di Instagram di RR, messo un paio di gare fuori rosa e poi in punizione per la stagione con la retrocessione a back-up pg. Rondo dice, in sostanza, che le due Star sono due orribili fighetti, che dei veri grandi veterani come quelli che lui da ragazzo ha avuto ai Celtics (Pierce-Garnett-Allen) non avrebbero mai parlato pubblicamente, e che se davvero ci fosse stato qualche posapiano tra i giovani, i tre lo avrebbero facilmente dissuaso e “indotto” a lavorare seriamente; ma, aggiunge Rondo, nessuno dei giovani qui a Chicago si tira indietro. Se RR voleva farsi amare non ci è riuscito, ma ha ottenuto una sonora W personale poiché, nella gara dopo, le due Star son state relegate in panchna, e non han giocato benissimo una volta entrate: 1/13 di Butler, per esempio, è % di eloquenza assoluta su come sia stata presa/assorbita/interpretata/gradita la punizione. Inoltre, dal resto del locker, cioè dai giovani criticati, viene detto che: ci piacerebbe davvero tanto imparare da un grande come D-Wade, che rispettiamo tantissimo: e infatti ameremmo davvero che magari venisse più spesso ad allenarsi con noi. Ops: anche i giovani e i rincalzi hanno un ego, nella NBA, e non è piccolo. Ovviamente, anche per tutto questo macello, il motivo c’è. Wade e Butler sono Stelle senza speranza di Titolo, e D-Wade è abbastanza imprigionato a Chicago dal mix di contratto ed età. Inoltre, c’è la questione AllStarGame, che Butler giocherà e D-Wade no. MA: fino a che erano i voti dei fans a decidere era vero il contrario. Wade era secondo ad Est tra le guardie, solo Kyrie lo precedeva. Butler (finito come sf nel reparto della front-line, ma che le sf siano da catalogare come giocatori interni ormai è ridicolo, e la NBA dovrebbe cambiare la partizione dei ruoli) invece arrancava tra 4’ e 6’ posto nelle preferenze dei tifosi. Del tutto ribaltate da giornalisti e giocatori: Wade fuori, Jimmy-B dentro. Per trovare un altro ego feritissimo dalla mancata convocazione alla Partita delle Stelle ci spostiamo un attimo ad Ovest (ma torneremo nella Eastern Conference per l’isteria di chiusura): Rudy Gobert. Il Francese di Utah poteva stare nell’ASG-12 dell’Ovest (in cui troneggiano ben 4 centri, 3 e mezzo in realtà), ma poteva con la stessa facilità non rientrarvi: la sua esclusione può essere discussa ma non è scandalosa. Lui, in ogni caso, ha reso il proprio sdegno una carica motivazionale, lanciando un minaccioso “vi farò vedere che vi siete sbagliati. Oh!!! E quanto!!!”. Ad Est, dicevo, bisogna tornare, per parlare dello sfogo isterico più singolare e reiterato. LeBron James ne è l’autore. Manca solo si metta a mangiare ovetti e svitare bussolotti per vedere se dentro trova una pg. Con onestà tecnica si deve ammettere che Kyrie non è un point-man puro, e, soprattutto, che non solo in chiave Warriors, ma anche ad Est (dove le pg di valore stellare abbondano anche in squadre di bassa PO Picture: quelle che i Cavs beccherebbero al primo turno, per spiegare banalmente la questione vera) in difesa costituisce un pericolo per la propria squadra: abbiamo già ricordato che è al posto 909 su 950 giocatori NBA nell’ultimo biennio per efficacia difensiva, dietro persino a Calderòn. Chiedendo una pg, LBJ chiede, senza poterlo dire, una pg che difenda, senza dimenticare che il cambio per Irving in realtà non esiste (sarebbe Kahlil Felder, che è un rookie di 175cm, e di IT4 ce ne è uno solo). Però le 8 sconfitte di Gennaio non nascono da un problema in pg per i Cavs: nascono dall’isteria che LBJ istilla in quello spogliatoio. Tanto che il GM dei Cavs ha replicato all’ennesima richiesta DATEMI UNA PG!!!! seguita ad una sconfitta, facendo presente al Prescelto: pg o non pg, contro gli scappati di casa con cui avete perso stasera (Nola senza Anthony Monociglio) si deve vincere. Quindi vincete, poi del resto parleremo e vedremo. Non è servito tanto, tale monito: dopo allora, altri ko per i Cavs, tra cui quello di stanotte a Dallas (ad ora 27’ su 30 squadre NBA), e primo mese perdente di LBJ dal 2005. Ero partito per darvi conto dei risultati della notte ed invece l’isteria NBA mi è sembrata divertente da raccontare. Per ora accettate questa divagazione, tra poco le gare della notte.