Il 12/1/2020 i Toronto Raptors perdevano in casa di uno vs i SA Spurs.
Era una domenica, e terminava una settimana non bella e di certo faticosa per i Canadesi: 2 L e 1 W, la vittoria al supplementare e le sconfitte per un totale di 3 punti. In quel momento TOR aveva 14 sconfitte al passivo: il 12/2/2020, ovvero 30 gg dopo, nel momento della palla a due al Barclays Center vs i Nets, i dinosauri avevano…14 sconfitte. Perderanno quella partita, ma nel frattempo avevano imbroccato un mese senza perdere, vincendone 15 in fila; 4 più delle precedenti winning streaks (sempre tra Gennaio e Febbraio, curiosamente) nel 2016 e 2018.
Per metà della striscia vincente (le ultime 7 W) non hanno potuto schierare Marc Gasol; Paskal Siakam (virtualmente il loro miglior giocatore) ha totalizzato 21.6 + 6.8, ovvero 2 pti e 0.7 rimbalzi IN MENO rispetto le sue medie stagionali; Kyle Lowry, l’altro AllStar della squadra e comandante in campo, oltre a saltare la W numero 4 ha avuto di media 6 assists, 1.5 sotto media. Occorre segnalare che il calendario è stato gentile: solo 6 W sono giunte vs formazioni dal record vincente, in zona PO o in qualche modo pericolose (OKC, Spurs, BKN, IND x 2 e Sixers), ma resta una notevole impresa. Per capire come abbiano fatto a stabilire quella serie di vittorie senza Gasol per metà e con i due AllStar sotto media bisogna per forza rivolgersi alla panchina.
Nelle 6 gare più difficili la panchina dei Raptors ha segnato un globale +104, mentre quelle degli avversari un globale – 18. Dal pino canadese sono usciti spesso per grandi prestazioni uomini come Ibaka, ma soprattutto Norman Powell e Terence Davis. Mi fermo in particolare su di loro in quanto teoricamente meno pronti dell’Ispano-Congolese, che sarebbe in quintetto quasi ovunque nella NBA. Powell, che peraltro è stato assente per infortunio nelle ultime 5 vittorie del ciclo, è andato 8 volte su 10 in doppia cifra, con 4 gare a 20+ e un complessivo 41% nel tiro da 3; il rookie Davis, sg dal fisico non indifferente (192 cm x 93 kg), ha avuto il suo apice in corrispondenza delle assenze di Powell, fornendo 4 gare in fila in doppia cifra con un max di 31 e media di 20.25 con 17/28 (quasi il 61%) da 3. In questa insondata profondità sta molto del segreto con cui TOR si sta mantenendo al secondo posto ad Est nonostante abbia perso Kawhi Leonard: ovviamente molto merito sta anche in chi allena, sceglie e offre opportunità ai giocatori. I Raptors infatti hanno uno dei roster più profondi: sono almeno 12 giocatori, dai due AllStar per finire a Cameron Payne, che hanno già dato prova di poter essere non indifferenti al livello NBA. Una caratteristica che tornerà utilissima nei PO, in cui The North dovrà fare i conti con il roster più lungo della NBA (Bucks), il quartetto con maggior potenza di fuoco (Boston con Kemba-Tatum-Brown-Hayward) e l’oggetto misterioso più infido della NBA (Sixers).